Mentre sembra momentaneamente scongiurato un contagio per i mercati e gli istituti di credito europei in seguito alla nuova crisi bancaria che colpisce gli Usa, crescono i motivi di pressione sull’Italia – unico paese Ue a non aver ancora dato il via libera al meccanismo di salvataggio detto MES – ad aderire finalmente allo strumento. Per evitare che una situazione come quella legata al fallimento della Silicon Valley Bank possa ripetersi in Europa e creare pesanti conseguenze economiche.
Il crac di SVB
La Silicon Valley Bank (SVB), specializzata in capitale di rischio, è stata chiusa la mattina di venerdì 10 marzo dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) della California dopo massicci prelievi da parte dei clienti il 9 e 10 marzo, innescati dal bisogno di liquidità e dai rumors di un possibile crack. Con sede a Santa Clara, SVB è stato il 16° istituto bancario statunitense, con un patrimonio di circa 210 miliardi di dollari, pari a oltre 197 miliardi di euro, e il più grande fallimento bancario dalla crisi finanziaria del 2008 innescata dalla Lehman Brothers che tutti ricordiamo.
La banca, ora sottoposta a fallimento e controllata dalla FDIC, ha riaperto lunedì 13 marzo con depositi fino a 250mila dollari garantiti dalla legge federale americana. Adesso, tutto dipende da quanto denaro verrà recuperato quando la banca verrà liquidata o venduta. Alla fine di dicembre 2022 – per aver un numero – SVB deteneva depositi per 175 miliardi di dollari. Il problema è che l’89% di questa ingente somma non era assicurato.
Un crollo improvviso che ha sconvolto i mercati globali, lasciando miliardi di dollari appartenenti a società e investitori bloccati. Secondo gli esperti, a giocare un ruolo centrale sono stati senza dubbio gli aumenti aggressivi dei tassi di interesse da parte della Fed nell’ultimo anno, che hanno reso più complicate le operazioni finanziarie per le start-up, cuore pulsante della Silicon Valley californiana.
I problemi delle banche americane e il MES in Europa
Come accennato, la vicenda ha fatto immediatamente scattare in Europa un rinnovato pressing sull’Italia perché ratifiche il meccanismo del MES. Come ha lasciato intendere il direttore esecutivo Pierre Gramegna, il nuovo strumento servirebbe infatti proprio ad affrontare gli effetti di una potenziale crisi degli istituti di credito dell’Eurozona. “Le turbolenze degli ultimi giorni – ha detto – mostrano l’importanza della ratifica della riforma del MES perché permetterebbe di avere il backstop per il Fondo di risoluzione unico»che servirebbe proprio da paracadute nel caso in cui le banche europee dovessero far fronte a una crisi”.
Pressing sull’Italia
Anche per questo Gramegna ha annunciato che “nelle prossime settimane” ci sarà una nuova missione del MES a Roma, la seconda nel giro di due mesi. “Riconosciamo la sensibilità della questione nel parlamento italiano” ha ammesso Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo, spiegando che “la ratifica sarebbe vantaggiosa per tutti”.