Boeing tenta di scongiurare il maxi sciopero di venerdì prossimo, con una proposta di accordo last-minute, che prevede un aumento salariale e la garanzia occupazionale. Sarebbe il primo accordo degli ultimi 16 anni per il produttore di aerei americano e punta ad evitare l’astensione dal lavoro di 32.000 dipendenti, annunciata dall’International Association of Machinists and Aerospace Workers (IAM) per il 13 settembre. Sarebbe un bel colpo per il nuovo CEO di Boeing, Kelly Ortberg, che ha assunto l’incarico il mese scorso con l’obiettivo di migliorare la qualità dei velivoli prodotti dalla casa americana.
Le condizioni proposte
Boeing ha messo sul piatto un contratto quadriennale, che include un aumento salariale del 25% ed una garanzia occupazionale, che prevede l’impegno di costruire il prossimo modello di aereo presso gli attuali stabilimenti di Seattle e Portland, in Oregon.
L’accordo proposto include anche migliori condizioni pensionistiche ed un maggiore contributo alla sicurezza e alla qualità del sistema produttivo.
La vertenza è stata aperta dal sindacato IAM che chiedeva aumenti salariali di almeno il 40% nell’arco dei prossimi 3-4 anni, il ripristino dei piani pensionistici che Boeing aveva eliminato nel 2014, minori costi sanitari, miglioramenti della sicurezza, riduzione degli straordinari obbligatori e la garanzia occupazionale.
La ricerca della qualità
Da qualche anno, Boeing è alle prese con una crisi di qualità dei suoi velivoli. A parte lo sfortunatissimo modello 737 MAX 8, che provocò gravissimi incidenti, come quello della Ethiopian Airlines ed, ancor prima, l’incidente in Indonesia, va menzionato anche il più recente incidente del portellone della Alaska Airlines accaduto ad un Boeing 737 MAX 9 ad inizio anno.
Per questo motivo, il nuovo Ceo del Gruppo sta puntando tutto sulla qualità dei nuovi velivoli, che arriveranno negli anni ’30, per sostituire gli attuali modelli in fase di commercializzazione.
Cosa aspettarsi ora
Il tentativo di accordo, che il sindacato ha qualificato come il migliore degli ultimi anni sul profilo della qualità, dovrà essere approvato giovedì prossimo dalla maggioranza degli operai della Boeing nei due stabilimenti americani, altrimenti scatterà lo sciopero.
Se ratificato dai membri del sindacato, l’accordo impegnerebbe Boeing a costruire il prossimo velivolo in Nord America, mentre in precedenza si parlava di spostare la produzione altrove per efficientare i costi.
I conti in rosso e la concorrenza
La perdita di appeal di Boeing si sta riflettendo anche sui conti: il produttore americano ha annunciato a luglio di aver chiuso il secondo trimestre con una perdita netta di 1,44 miliardi di dollari, pari ad una perdita per azione di 2,33 dollari. Il fatturato è sceso a 16,9 miliardi di dollari rispetto ai 19,8 miliardi di un anno fa a causa dei continui ritardi delle consegne.
La principale concorrente Airbus ha un portafoglio ordini esaurito per tutto il decennio e non può compensare i ritardi della Boeing, che stanno rappresentando un collo di bottiglia per il settore aereo. Di recente, Bank of America e Wells Fargo hanno tagliato e previsioni sulle consegne, ritenendo che il produttore americano non riuscirà a centrare il suo target per la fine dell’anno.