Cina (in crisi) promette nuovi stimoli per rilanciare i consumi ma delude

I mercati asiatici hanno ceduto circa il 2% dopo la consueta Conferenza annuale sulla politica economica del partito comunista che non ha dato alcun dettaglio sui nuovi stimoli promessi

Pubblicato: 13 Dicembre 2024 08:51

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Redazione

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Pechino ha definito il corso della politica economica per il prossimo anno, deludendo gli investitori per l’assenza di indicazioni chiare circa il lancio di nuovi stimoli, solo “promessi”. Le autorità, riunite per la consueta conferenza annuale del partito comunista hanno definito le linee guida del nuovo piano di stimoli, in gran parte già annunciati dalle autorità cinesi. Un nulla di nuovo all’orizzonte cui i mercati hanno reagito piuttosto male, accumulando perdite nell’ordine del 2%.

L’impegno a promuovere “vigorosamente” i consumi

I leader del partito comunista, riuniti per la annuale Conferenza sulla politica economica – Central Economic Work Conference – hanno ribadito che gli sforzi “vigorosi” per aumentare i consumi interni restano la massima priorità del Paese.

Il presidente Xi Jinping e gli alti dirigenti del partito comunista si sono inoltre impegnati ad aumentare il deficit fiscale cinese e anche ad emettere bond di lunghissimo termine per finanziare la ripresa dei consumi. Quanto alla politica monetaria, i leader cinesi confermano che resterà fortemente espansiva, per combattere la piaga della deflazione, ma non sono state date indicazioni precise circa un nuovo taglio dei tassi e la riduzione delle riserve delle banche che – si afferma – avverrà “al momento opportuno”.

Le autorità cinesi hanno promesso di stimolare la domanda interna “in tutte le direzioni” e di mettere a punto altre “azioni speciali”, senza però dare precise indicazioni al riguardo.

Secondo gli analisti di Jp Morgan, il prossimo anno saranno annunciati un deficit record e l’emissione di titoli di stato ultra lunghi sino a 2 trilioni di renminbi (circa 275 miliardi di dollari), ma per ora nessuna certezza ha potuto sostenere le borse cinesi.

I leader del partito comunista, in questa Conferenza, hanno formulato anche le nuove stime di crescita del PIL e sul deficit per il 2025, ma i numeri si conosceranno solo a marzo, in occasione della tradizionale relazione al Parlamento.

La strategia anti-Trump

Il focus sui consumi interni ha una chiara matrice strategica, poiché la carenza di domanda interna da parte dei consumatori e delle imprese ha lasciato la Cina particolarmente esposta all’andamento delle esportazioni. Una dipendenza che oggi viene considerata un elemento di fragilità, alla luce dei nuovi dazi minacciati dal Presidente eletto Donald Trump.

Il rapporto conclusivo della Conferenza annuale confermala che la Cina “si trova ad affrontare un impatto negativo sempre più grave a causa del cambiamento dell’ambiente esterno” e che “l’economia deve ancora affrontare molte difficoltà e sfide”.

Borse cinesi giù per la delusione

I mercati azionari speravano  certamente in qualcosa di più convincente da parte delle autorità cinesi, che invece hanno nuovamente deluso le borse, a causa della mancanza di dettagli sui futuri piani di stimolo.

La piazza di Shanghai ha quindi lasciato sul parterre l’1,8%, mentre la borsa di Shenzhen è scesa del 2% e l’indice Hang Seng di Hong Kong è crollato dell’1,9%, a causa dell’esito giudicato “deludente” della due giorni di politica economica.  Agli investitori è parso che le autorità cinesi abbiano fatto più un riassunto degli stimoli promessi nell’ultimo periodo, più che un vero programma sui nuovi aiuti di cui non si conosce ancora l’entità.

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