Una vera e propria tassa occulta del 20% circa: questo rappresentano i buoni pasto, o ticket restaurant, per diverse imprese della ristorazione e della distribuzione commerciale, sul piede di guerra pronte “a dire addio al ticket”. Un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto.
La denuncia
Sei associazioni dei settori interessati, le più rappresentative, chiedono con forza una riforma radicale del sistema di erogazione dei buoni pasto e lanciano l’allarme prima di avviare azioni più drastiche in una conferenza stampa a Roma per bocca dei loro rappresentanti: Alessandro Beretta segretario generale Ancd Conad, Marco Pedroni presidente Coop Italia e Ancc Coop, Giancarlo Banchieri presidente Fiepet Confesercenti, Alberto Frausin presidente Federdistribuzione, Donatella Prampolini presidente Fida e Lino Enrico Stoppani presidente Fipe-Confcommercio.
Le associazioni sono desiderose di accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto, alla vigilia della pubblicazione della gara Bp10, indetta dalla centrale unica di acquisto Consip, in quanto nel corso delle ultime due gare, 2018 e 2020, gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9).
“Tassa occulta del 20%”
Si tratta di “una situazione insostenibile” spiegano i rappresentanti, “non si può chiedere a un’azienda di lavorare in perdita con uno sconto del 20%”. Questo meccanismo finisce per scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale. Per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare o il supermercato ne incassa poco più di 6. Due le priorità esposte dalle imprese del settore: la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo, richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma complessiva del sistema, seguendo l’impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati.
E a questa presa di posizione delle imprese è arrivata immediata la reazione delle associazioni dei consumatori, a cominciare dal Codacons che nel caso i ticket venissero rifiutati presenterà “una valanga di denunce in tutta Italia e avvierà una formale class action a tutela dei lavoratori danneggiati, volta a far ottenere loro il risarcimento dei danni patrimoniali subiti”. Anche Assoutenti si prepara con “una campagna di boicottaggio contro le catene commerciali invitando gli italiani a non fare la spesa presso i punti vendita delle società coinvolte”. E per Unione Nazionale Consumatori “è chiaro che se un esercizio rifiuterà i buoni pasto sarà nostra cura segnalarlo per la revoca della convenzione per il grave inadempimento delle obbligazioni contrattuali”.
In collaborazione con Adnkronos