Temu è finita sotto indagine, sulla piattaforma venduti prodotti illegali

La Commissione Europea ha avviato un’indagine su Temu: è accusata di non rispettare le norme del Digital Services Act in materia di sicurezza e trasparenza

Pubblicato: 1 Novembre 2024 16:11

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

La Commissione Europea ha annunciato l’apertura di un’indagine sulla piattaforma cinese di e-commerce Temu, in base al sospetto di violazioni del Digital Services Act (DSA). La normativa, introdotta per contenere la diffusione di contenuti illegali e dannosi online, prevede regole stringenti soprattutto per le piattaforme di grandi dimensioni come Temu, che vanta oltre 92 milioni di utenti mensili nell’Unione Europea. La Commissione sospetta che la piattaforma non sia sufficientemente rigorosa nel rimuovere prodotti illegali e non rispetti pienamente gli obblighi di trasparenza imposti dal DSA.

Perché l’Europa ha aperto un’indagine su Temu

L’inchiesta della Commissione Europea contro Temu si basa su un’analisi preliminare che avrebbe evidenziato diverse problematiche di conformità alle normative europee. Prima tra tutte è la presenza di prodotti potenzialmente pericolosi o non conformi alle norme di sicurezza dell’Ue, che secondo la Commissione Temu non rimuoverebbe con la dovuta attenzione. “C’è il sospetto che non siano stati fatti abbastanza sforzi in modo efficace per prevenire la diffusione di prodotti illegali”, ha dichiarato un funzionario della Commissione in un incontro con la stampa.

Al centro dell’indagine vi è anche l’accusa di aver implementato un design di piattaforma ritenuto “addictive”, con funzioni che spingerebbero i consumatori ad acquisti compulsivi grazie a sistemi di ricompensa e incentivi. “Abbiamo ragione di credere che Temu non abbia analizzato correttamente la natura compulsiva di alcune delle sue funzionalità”, ha proseguito il funzionario, sottolineando come la struttura stessa della piattaforma potrebbe violare il principio di tutela dei consumatori.

Infine, Temu è stata criticata per la sua presunta mancanza di trasparenza, non avendo rispettato del tutto gli obblighi di chiarezza sui contenuti sponsorizzati e sugli algoritmi utilizzati per personalizzare i suggerimenti di acquisto. Come piattaforma di grandi dimensioni (“very large online platform” o VLOP), Temu dovrebbe garantire una trasparenza completa su questi aspetti, ma secondo la Commissione questo impegno non sarebbe sufficiente.

L’inchiesta rientra in un quadro più ampio che coinvolge altre piattaforme cinesi come Shein e AliExpress, già oggetto di preoccupazioni da parte dell’Ue per pratiche di dumping, sfruttamento del lavoro e impatto ambientale. Come dichiarato dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, l’Ue punta a creare un “campo di gioco equo” che favorisca sicurezza, trasparenza e rispetto delle normative per i consumatori europei.

Le possibili conseguenze per Temu: tra multe e revisione delle politiche aziendali

L’indagine, che potrebbe durare diversi mesi, non ha un limite temporale definito e rischia di avere conseguenze significative per Temu, che di recente ha già perso 55 miliardi di dollari. Il Digital Services Act prevede infatti per le grandi piattaforme digitali la possibilità di comminare multe fino al 6% del fatturato globale in caso di violazioni gravi. Se i sospetti della Commissione venissero confermati, una sanzione di questa portata avrebbe un forte impatto economico su Temu, influendo potenzialmente sul suo stesso modello di business.

“Temu prende molto seriamente i suoi obblighi sotto il DSA, investendo continuamente per rafforzare il nostro sistema di conformità e tutelare gli interessi dei consumatori”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda, aggiungendo che Temu collaborerà pienamente con le autorità di regolamentazione per affrontare le preoccupazioni dell’Ue. Buone le intenzione, ma per alcuni osservatori queste potrebbero non bastare a placare le critiche, dato che l’indagine potrebbe portare a richieste di modifiche radicali per l’azienda, rendendo il modello di affari insostenibile nel continente.

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