La madre della showgirl Valeria Marini sarebbe stata truffata da un conoscente per una cifra vicina ai 350mila euro, portando la donna sul lastrico. In molte ricostruzioni della vicenda vengono citati i Bitcoin, ma, a quanto risulta dal processo ancora in corso, la criptovaluta non sarebbe stata altro che una scusa da parte del truffatore stesso.
Non ci sarebbe quindi nessun investimento reale in criptovalute. Si tratterebbe, se il processo confermasse le accuse della madre della showgirl, di una semplice truffa in cui il responsabile millantava finti investimenti per poi sostenere a sua volta di essere stato truffato da un intermediario finanziario fittizio.
La “Truffa Bitcoin” alla madre di Valeria Marini
È in corso un processo che vede accusato di truffa il produttore cinematografico Giuseppe Milazzo Andreani. La parte lesa è Gianna Orrù, la madre della showgirl Valeria Marini, che tra il 2018 e il 2019 avrebbe versato all’uomo una cifra vicina ai 350mila euro. Alcune ricostruzioni hanno definito questo presunto raggiro come una “Truffa tramite Bitcoin“.
Secondo quanto riportato da Valeria Marini stessa, durante una testimonianza resa in tribunale, Milazzo tra il 2015 e il 2016 avrebbe avvicinato sua madre, Gianna Orrù, con la scusa di voler girare un cortometraggio. “Con lei, Milazzo ha sempre avuto un atteggiamento ossequioso e la contattava spesso per cercare di stringere un rapporto di lavoro, ma non si è mai presentato come intermediario finanziario”, ha dichiarato Marini.
Dopo aver effettivamente girato il corto, Marini si è disinteressata della vicenda lasciandone la gestione alla madre. Qui, secondo le due donne, sarebbe avvenuta la truffa. Milazzo Andreani avrebbe proposto a Orrù un investimento in Bitcoin per cifre molto onerose, fino a 350mila euro. L’anziana donna avrebbe accettato fino a che la figlia, venuta a sapere di quanto accaduto, non è intervenuta chiedendo indietro i risparmi della madre. In quel momento Milazzo Andreani avrebbe confessato di essere stato truffato dall’intermediario finanziario a cui si era affidato per l’investimento, Andrea Inturri.
Cosa c’entrano i Bitcoin
Valeria Marini avrebbe quindi ingaggiato un investigatore privato e avrebbe scoperto che non esiste nessun Andrea Inturri. Da qui le accuse di truffa a Milazzo Andreani. In principio, Marini e Orrù hanno querelato il produttore per la mancata distribuzione del cortometraggio. Il gip però ha archiviato il procedimento, ritenendo che non ci siano prove che i fondi versati per la produzione del film non siano stati effettivamente utilizzati per il girato.
Si sviluppa invece in parallelo il processo, ancora in corso, sull’investimento in Bitcoin. Le criptovalute però potrebbero non c’entrare nulla, sia se fossero vere le tesi dell’accusa, sia se invece venissero confermate quelle della difesa. Se le cose fossero andate come sostiene Marini, Milazzo avrebbe semplicemente ingannato Orrù, facendosi consegnare soldi che non ha mai investito in nulla, né perso. Se, al contrario, la vittima della truffa fosse lo stesso Milazzo, non è possibile confermare che chi l’ha perpetrata abbia effettivamente investito in Bitcoin.
Le truffe che riguardano le criptovalute sono diverse, e seguono più spesso il modello del Rug Pull. Questo inganno si basa su progetti crypto poco conosciuti che il creatore pubblicizza, spesso tramite partnership con personaggi famosi. Mentre il coin acquista popolarità e valore, il truffatore ne mantiene una parte consistente in proprio possesso. Raggiunta una cifra adeguata, vende in blocco i coin in proprio possesso, scappando di fatto con i soldi degli investitori e azzerando il valore del progetto.