La guardia di finanza ha smantellato con un’operazione complessa una undergroud bank cinese, una banca informale che gestiva le rimesse degli immigrati provenienti dalla Cina. L’accusa è quella di frode fiscale; sono state emesse nove misure cautelari e sono stati sequestrati oltre 116 milioni di euro. L’organizzazione operava come un vero e proprio istituto di credito e si era dotata di sportelli clandestini.
Quello delle underground bank è un fenomeno legato all’emigrazione cinese fin dagli anni ’80, ma di recente ha assunto dimensioni molto significative. È inoltre sempre più legato ad altre attività illegali e fornisce servizi di evasione fiscale anche ad aziende e professionisti italiani.
Smantellata una banca cinese illegale: 116 milioni di euro sequestrati
Un’operazione della guardia di finanza condotta tra Milano e Bologna ha smantellato una delle underground bank cinesi in Italia. Sono state previste misure cautelari per nove persone e gli agenti hanno sequestrato 116 milioni di euro all’organizzazione criminale. L’accusa è quella di frode fiscale secondo quanto affermato dalla procura europea, che ha coordinato le indagini.
La banca illegale forniva servizi soprattutto a cittadini cinesi emigrati in Italia che dovevano mandare le cosiddette rimesse, denaro risparmiato dagli emigrati e rispedito in patria, in Cina. La underground bank permetteva loro di nascondere questo denaro al fisco e quindi di evadere centinaia di migliaia di euro in tasse.
L’operazione ha richiesto l’intervento di oltre 250 agenti della guardia di finanza. La banca illegale si erra dotata di veri e propri sportelli clandestini dai quali forniva i propri servizi. Venivano utilizzati per raccogliere, stoccare e riconsegnare il denaro che era riciclato e rimesso in circolazione.
Come funzionano le underground bank cinesi
Le banche illegali cinesi non sono un fenomeno nuovo. Comparvero per la prima volta negli Usa durante gli anni ’80, quando un gran numero di cittadini cinesi si trasferì negli Stati Uniti, spesso anche illegalmente. Se inizialmente il principale ruolo di questi istituti di credito clandestini era quello di mandare le rimesse degli emigrati in Cina nascondendole al fisco, con il passare del tempo si sono trasformati in veri e propri centri per il riciclo di denaro proveniente da varie attività illegali.
La rete di underground bank si è così espansa e ha iniziato a fornire i propri servizi anche al di fuori della comunità cinese. I primi acquirenti a interessarsi a questo circuito sotterraneo di banche sono stati i narcotrafficanti, che avevano necessità di muovere e riciclare enormi quantità di denaro per nascondere agli Stati i traffici di droga.
Di recente però, anche imprenditori e professionisti italiani sono stati scoperti mentre fruivano dei servizi delle banche cinesi illegali per evadere le tasse. Una delle reti di underground bank cinesi più grandi mai trovate in Italia era stata smantellata a febbraio del 2024. Il suo giro d’affari ammontava a 1,7 miliardi di euro all’anno e includeva 140 società distribuite su tutto il territorio nazionale.
Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo aveva definito le underground bank come “Un sistema gigantesco in grado di far saltare letteralmente tutti i controlli immaginati dalla comunità internazionali e dagli Stati attorno all’idea che il denaro si sposti attraverso il sistema finanziario.”