Ancora tagli alla sanità, sei mesi per una radioterapia in Sardegna

Lunghe liste d'attesa mettono a rischio la salute dei pazienti in Sardegna. Un'indagine sulle sfide della sanità regionale e le richieste dei sindacati medici.

Pubblicato: 6 Settembre 2023 22:00

Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

A un paziente sardo di 51 anni è stato recentemente diagnosticato con un cancro che richiede la radioterapia. Fin qui, purtroppo, nulla di insolito. Il 28 agosto, però, un ospedale locale avrebbe consegnato al paziente una lettera che gli annunciava una notizia angosciante: “A causa delle lunghe liste d’attesa, non è possibile rispettare i tempi oncologici raccomandati.” Questo significava che avrebbe dovuto aspettare ben sei mesi prima di iniziare la radioterapia e che sarebbe stato quindi costretto a cercare cure di curarsi fuori dalla regione.

Liste di attesa lunghissime per accedere alle cure

Un’assistente sociale locale ha scritto una lettera all’assessore per segnalare questa preoccupante situazione, affermando che continua a ricevere segnalazioni di pazienti costretti a cercare cure altrove a causa delle lunghe liste d’attesa, mettendo in discussione la possibilità per i pazienti più vulnerabili di ricevere cure vicino ai loro cari.

Un altro paziente di 62 anni è tra coloro che affrontano questa dura realtà. Nonostante una diagnosi grave ricevuta a giugno, non è nemmeno stato inserito nell’elenco per iniziare la radioterapia. Spostarsi in un’altra provincia o addirittura nella penisola richiederebbe un accompagnamento, rendendo l’accesso alle cure ancora più difficile.

La risposta dell’assessore regionale della Sanità

L’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, ha respinto questa lettera, affermando che era un falso o, al massimo, datato di anni fa. Tuttavia, il paziente ha ribattuto, confermando che la lettera proveniva dall’Azienda Sanitaria Locale (Asl) ed evidenziando che i tempi di attesa sono critici persino per pazienti più gravi di lui.

L’assessore Doria riconosce le sfide che la Sardegna sta affrontando la sanità sarda, ma sostiene che il rapporto del direttore generale dell’Asl nuorese, dipinga una situazione meno critica. Anche se conferma attese fino a sei mesi per alcune patologie, Doria afferma che il centro riesce a rispettare tempi corretti dal punto di vista oncologico e a soddisfare parzialmente le esigenze della regione.

I sindacati: alla sanità mancano almeno 4 miliardi

Quello sardo è solo uno degli esempi dei problemi legati alla sanità italiana. Il settore si prepara a un autunno caldo, con sindacati medici che si dichiarano “sul piede di guerra” e pronti alla mobilitazione. Le trattative per il rinnovo del contratto dei medici, le nomine dei vertici degli enti pubblici vigilati, le controversie sui dispositivi medici e la discussione sulle Case di Comunità previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono solo alcune delle sfide in arrivo.
Le trattative per il contratto della dirigenza medica 2019-2021 riprendono, ma rimangono irrisolti i problemi legati all’orario di lavoro e ai fondi contrattuali. Tuttavia, i sindacati sottolineano che la sanità ha bisogno di ulteriori 4 miliardi di finanziamenti, di cui 2,7 miliardi destinati al rinnovo del contratto dei medici e veterinari per il triennio 2022-2024.

Questa richiesta, condivisa anche dalle Regioni e dal ministro della Salute Schillaci, potrebbe non essere sufficiente. I sindacati sostengono che è necessario aumentare la spesa sanitaria pubblica rispetto al PIL dell’1,5% per garantire la sopravvivenza del Servizio Sanitario Nazionale. Nel frattempo, il costo della vita e le spese sanitarie a carico dei cittadini continuano a crescere, portando alcune persone a rinunciare alle cure necessarie. Il tutto mentre il Governo cerca di portare la spesa pubblica rispetto al PIL al 6,2% entro il 2025, un obiettivo inferiore ai livelli pre-pandemia.

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