L’aumento vertiginoso e costante del prezzo del gas pesano sempre più sulle tasche dei cittadini, con l’autunno alle porte e il prossimo inverno che si preannunciano drammatici sul versante delle bollette e dei consumi.
Al di là degli interventi statali (con Draghi che pensa a un “lockdown energetico” per salvare l’Italia), per tagliare la spesa per il riscaldamento domestico esistono alternative al gas che vanno dalle caldaie “speciali” alle stufe a pellet.
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Pellet e legna convengono davvero? Quanto costano e quanto si risparmia
Il repentino e imprevedibile andamento dei costi dell’energia hanno cancellato l’aggettivo “prematuro” quando si pensa a come affrontare la stagione fredda. Le prime alternative che balzano alla mente per riscaldare le nostre case restano le legna, per chi possiede un camino, e il pellet. Ma conviene davvero puntare su queste fonti di calore?
A fine agosto il prezzo del gas ha toccato la quota record di 300 euro a Megawattora sulla Piazza di Amsterdam, non facendo presagire nulla di buono per i prossimi mesi. L’inflazione galoppante e gli effetti a cascata determinati dalla guerra in Ucraina hanno provocato aumenti anche per quanto riguarda altre materie prime come legna e pellet. La spesa al quintale per la prima, nel 2021, era compresa tra i 10 e i 12 euro, mentre oggi è salita a 18-20 euro. Va peggio per il pellet: se lo scorso anno per un sacco da 15 chili costava dai 3 ai 5 euro, già prima dell’estate il prezzo ha toccato anche i 14 euro, per una media quasi di 1 euro al chilo.
C’è tuttavia chi, come l’Associazione Italiana Energie Agroforestali, che incita i consumatori a utilizzare la legna da ardere per scaldarsi in casa. Utilizzandola, afferma, si risparmierebbero fino a 900 euro all’anno, per scaldare una casa da 100 metri quadri. Il 55% in meno rispetto al metano, la cui spesa si aggira intorno ai 1.650 euro. Allo stesso modo, il pellet potrebbe garantire un risparmio annuo di 700 euro (-44%).
Le alternative domestiche al gas
Esistono però altre metodi alternativi al classico utilizzo del gas, anche per chi ha scelto il teleriscaldamento e ha visto purtroppo triplicare l’importo delle bollette. Il prezzo è schizzato alle stelle anche dove il 70% del calore proviene dalla termovalorizzazione dei rifiuti. Vediamo nel dettaglio le alternative per il riscaldamento domestico.
Caldaia elettrica
Come suggerisce il nome, utilizza le resistenze elettriche per scaldare l’acqua. Bisogna però precisare che nella maggior parte dei casi non è una scelta consigliata, sia per il costo alto che riguarda anche l’elettricità sia perché il consumo è circa 3 volte quello di una caldaia a metano e 4 volte superiore a quello generato da una pompa di calore.
Caldaia a biomassa
Questo è l’unico sistema a combustibile considerato a fonte rinnovabile, con un risparmio garantito rispetto al riscaldamento a metano. Il termine “biomassa” indica un insieme di materiali che vanno dai già citati legna e pellet agli scarti agricoli e ai gusci di frutta secca. In ogni caso sostanze organiche solide, che non siano di provenienza fossile. Il limite principale è rappresentato dalle operazioni di acquisto, stoccaggio e caricamento del materiale.
Caldaia ionica
Una menzione a parte la merita una tecnologia relativamente recente come la caldaia elettrica a dissociazione ionica. Si tratta di un sistema che scalda un liquido tecnico grazie al movimento di ioni e che scambia il calore generato con il circuito di riscaldamento di casa. Si parla però sempre di consumi mediamente elevati: per ogni kWh elettrico utilizzato vengono prodotti circa 2kWh termici. I costi si pongono dunque a metà strada tra quelli di una caldaia a metano e quelli relativi a una pompa di calore. Dall’altro lato, uno dei vantaggi della caldaia ionica riguardano l’assenza di unità esterna e di canna fumaria e la possibilità di raggiungere temperature alte, anche di 90°, senza conseguenze spiacevoli per struttura e impianto.
Riscaldamento elettrico a pavimento
L’utilizzo dell’elettricità può dipanarsi anche attraverso una serpentina a pavimento. I problemi pratici sono però gli stessi che si incontrano con caldaia elettrica o con boiler elettrico. Nonostante in commercio esistano sistemi più efficienti della classica resistenza scaldante (a infrarossi, ad esempio), i consumi sono comunque decisamente più alti rispetto a metano, pellet e pompa di calore. Inoltre, come con la maggior parte delle caldaie elettriche, non si ha la possibilità di produrre acqua calda sanitaria.
Pompa di calore
Si tratta di un sistema che preleva energia termica dall’ambiente esterno per riutilizzarla nel circuito di riscaldamento domestico. Esistono tre tipologie di pompa di calore, tutte reversibili:
- aria-acqua: scalda l’acqua di casa scambiando calore con l’aria esterna. D’estate può produrre acqua fredda per mitigare la temperatura dei locali;
- aria-aria: come per il classico climatizzatore, il funzionamento prevede l’immissione di aria calda o fredda in casa sempre scambiando energia termica con l’ambiente esterno;
- geotermica: è un sistema che scalda o raffredda l’acqua che circola all’interno di un pavimento, soffitto o parete radiante scambiando energia termica con l’acqua di falda (acqua-acqua) o con il terreno (terra-acqua).
In parole povere, nella pompa di calore l’energia elettrica viene usata unicamente “spostare” calore già esistente. I consumi sono inferiori nella misura del 25% o 35% rispetto a una caldaia a condensazione. Se però si installa in maniera non corretta l’impianto o lo si fa lavorare a temperature troppo elevate, si rischia non solo di dover mettere mano al portafogli per riparare i danni, ma anche di consumare come se si utilizzasse una classica caldaia a metano. Non basta dunque sostituire la caldaia con una pompa di calore, ma dare il via a una serie di lavori affidandosi a professionisti del settore.
Pannelli radianti elettrici ad infrarossi
In questo caso, il riscaldamento avviene con tecnologia radiante, con consumi leggermente inferiori rispetto alla classica serpentina a resistenza elettrica. I pannelli possono essere posizionati a parete o a soffitto e non scaldano direttamente l’aria, ma le superfici opposte. Mettendo un pannello a parete viene cioè “inviato” calore sulla parete opposta, mentre a soffitto il calore viene irraggiato verso il basso. Anche in questo caso sussiste il problema dei costi, mediamente più alti rispetto a metano, biomassa e pompa di calore.