Lo scorso dicembre uno studio coordinato dal Genk Institute for Fertility Technology, in Belgio, e pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility, ha indagato sulla presenza del Covid negli spermatozoi degli uomini risultati positivi e poi guariti. Ecco cosa è stato scoperto.
Il Covid può avere effetti sulla fertilità? La scoperta
Secondo lo studio in oggetto non ci sarebbe traccia del virus nello sperma degli uomini guariti, ma la motilità e il conteggio degli spermatozoi potrebbero essere compromessi per almeno tre mesi. La ricerca è stata condotta su 118 uomini tra 18 e 70 anni, contagiati durante la prima ondata della pandemia.
I risultati avrebbero mostrato che, nel periodo immediatamente successivo all’infezione, l’Rna del virus non era presente nello sperma di nessuno dei partecipanti allo studio. Risultato confermato a 53 giorni dall’infezione. La motilità e il conteggio dei loro spermatozoi, però, sarebbero risultati compromessi in modo significativo nel breve periodo, col persistere del problema anche fino a due mesi.
Nel dettaglio, la motilità media è risultata ridotta:
- nel 60% degli uomini testati entro 1 mese;
- nel 37% degli uomini testati tra 1 e 2 mesi;
- nel 28% degli uomini testati 2 mesi dopo la malattia.
Per quel che riguarda invece il numero degli spermatozoi, è risultato ridotto:
- nel 37% degli uomini testati entro 1 mese;
- nel 29% degli uomini testati tra 1 e 2 mesi;
- nel 6% del campione esaminato oltre 2 mesi dopo l’infezione.
Complessivamente, durante il periodo di studio:
- il 25,4% degli uomini che avevano contratto il virus risultavano avere pochi spermatozoi (oligozoospermia);
- il 44,1% aveva un’alta percentuale di spermatozoi poco mobili (astenozoospermia);
- il 67% aveva spermatozoi affetti da qualche malformazione (teratozoospermia).
Solo il 24,6% dei partecipanti aveva parametri spermatici normali (dalla concentrazione alla motilità, fino alla morfologia). Le forme più gravi dell’infezione erano associate a un punteggio di motilità e morfologia più basso, ma avere avuto febbre e altri sintomi non sembra incidere sulla qualità dello sperma.
Ricapitolando, se è vero che non vi è traccia dell’Rna del virus nello sperma, il fatto che gli spermatozoi abbiano registrato una perdita di punti percentuali nella motilità e nel numero suggerisce che il virus sia in grado di superare la barriera emato-testicolare, una struttura presente nei tubuli seminiferi, che ostacola il passaggio di molecole tra il compartimento basale e quello adluminale, condizione necessaria per il normale funzionamento dell’apparato genitale maschile.
Il vaccino causa sterilità? La risposta dell’Iss
Circa 6 mesi fa l’Istituto superiore di sanità ha pubblicato una lista di 12 fake news diffuse sul vaccino. Una di queste riguardava proprio l’ipotesi che la somministrazione causasse sterilità o aborti. Nulla di più falso, al pari dell’altra “bufala internazionale” del placebo ai politici al posto dei vaccini in Slovenia.
Secondo l’Iss, infatti, a oggi non c’è alcuna evidenza scientifica di un effetto negativo dei vaccini sulla fertilità, né maschile né femminile. Per quanto riguarda la somministrazione del vaccino in gravidanza, le prime osservazioni, soprattutto dei dati statunitensi (dove sono migliaia le donne immunizzate durante la gestazione), non hanno rilevato un aumento di rischio di effetti avversi per madri e neonati. Per l’Istituto superiore di sanità, oltre al vaccino, nemmeno il virus provocherebbe la sterilità nelle persone che lo contraggono.