Quanto costa un ricovero ospedaliero, la classifica con ospedali e città

Il report Agenas rivela un sistema ospedaliero tra ripresa post-Covid e criticità, con forti disparità regionali e difficoltà nei ricoveri urgenti

Pubblicato: 2 Novembre 2024 11:27

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il Programma Nazionale Esiti (Pne), pubblicato da Agenas, getta nuova luce sul sistema di ricovero ospedaliero italiano. Nonostante un ritorno ai ritmi pre-pandemia, con quasi otto milioni di ricoveri in un anno (300.000 in più rispetto al 2022), persistono importanti criticità. La Sardegna sorprende tutti emergendo come la regione con maggiori problemi, superando la Calabria, storicamente nota per le sue difficoltà sanitarie.

Il rapporto smentisce la tradizionale divisione tra Nord e Sud: mentre Calabria e Sicilia mostrano timidi miglioramenti, il Friuli-Venezia Giulia registra un calo nella qualità dei ricoveri. L’autonomia regionale non sembra essere la panacea, con aspettative di vita che oscillano dai 84,6 anni di Trento ai 81,4 della Campania (media nazionale di 83,1 anni, dati Istat 2023), evidenziando disparità profonde.

Ospedali d’eccellenza e reparti in affanno: due facce della stessa medaglia

Il panorama ospedaliero è variegato. Agenas analizza 1.363 strutture, pubbliche e private, utilizzando 205 indicatori. Mentre ospedali come il Careggi di Firenze, l’Humanitas di Milano e l’Azienda Ospedaliera delle Marche si distinguono per l’elevata qualità dei ricoveri, altrove la situazione è meno rosea. In molte strutture coesistono reparti d’eccellenza e settori in difficoltà, creando un sistema a due velocità.

Ricoveri urgenti e programmati: dati in chiaroscuro

Dopo il calo imposto dalla pandemia, i ricoveri programmati sono tornati a crescere, riportando il sistema verso i livelli pre-Covid. I ricoveri urgenti, invece, restano quasi invariati. Questa differenza sembra indicare una gestione più cauta nei Pronto soccorso, dove molti pazienti trovano accesso limitato. Mentre qualcuno interpreta questo come un miglioramento nella prevenzione, i dati suggeriscono che l’assistenza urgente potrebbe incontrare più ostacoli rispetto a quella programmata.

Chirurgia oncologica e ricoveri: numeri che preoccupano

Nel campo della chirurgia oncologica, il report evidenzia criticità nei ricoveri. Interventi delicati come quelli al colon o al pancreas vengono spesso eseguiti in strutture con casistiche limitate, mettendo a rischio la sicurezza dei pazienti. Solo il 45% degli interventi per tumore al pancreas avviene in ospedali che effettuano almeno 50 operazioni annue, standard minimo per garantire esperienza e competenza.

Fratture femorali: anziani in attesa

Il trattamento delle fratture del femore negli over 65 entro 48 ore resta un obiettivo lontano per molte regioni. La media nazionale si attesta al 59%, in lieve aumento rispetto al 53% dell’anno precedente, ma ben al di sotto dell’obiettivo ministeriale del 60%.

Mentre strutture come l’Umberto I di Siracusa e l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo operano oltre il 95% dei pazienti nei tempi previsti, in regioni come Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria, Molise e Sardegna gli anziani attendono troppo a lungo.

Assistenza territoriale e ricoveri evitabili: un problema persistente

La pandemia ha messo in luce le carenze dell’assistenza territoriale, e il Pne conferma che i ricoveri per patologie evitabili, come lo scompenso cardiaco, rimangono stabili. La mortalità a un anno da infarto e ictus mostra lievi miglioramenti, ma le differenze territoriali sono marcate. Ad esempio, la mortalità a 30 giorni dal ricovero per infarto è scesa dal 7,8% al 7,1%, ma in alcune aree supera ancora il 10% o il 15%.

Ripresa degli interventi chirurgici: segnali positivi

Gli interventi chirurgici, specialmente quelli oncologici, stanno tornando ai livelli del 2019, forse grazie a screening più diffusi e diagnosi precoci. La chirurgia protesica (anca, ginocchio, spalla) continua a crescere, con numeri che hanno superato quelli pre-pandemia già dal 2021, indicando una domanda crescente e un possibile aumento della fiducia nel sistema sanitario.

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