È già stato ribattezzato il “patto della Scrofa“. La storica sede di An prima e di Fratelli d’Italia poi chiude l’intricato puzzle politico post-elettorale, che ormai sembra completo, sancendo il “disgelo” tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, a vantaggio della futura premier. Il leader di Forza Italia ha dovuto infatti cedere ancora, abbandonando le sue pretese sul ministro della Giustizia e dello Sviluppo economico, ma è riuscito a strappare a Fratelli d’Italia e alla Lega ben 6 posti nel futuro governo.
Pace fatta nel centrodestra tra Meloni e Berlusconi
Dopo lo scontro sul caso Ronzulli e lo strappo di FI sull’elezione di Ignazio La Russa come Presidente del Senato, si chiude quindi finalmente la querelle che ha già mostrato le prime crepe di un governo a matrice centrodestra che potrebbe presto scricchiolare, minacciando una tenuta che solo in campagna elettorale sembrava salda.
“Ho incontrato Giorgia Meloni a Roma. Stiamo lavorando insieme per dare il più presto possibile all’Italia un governo forte, coeso e di alto profilo che sappia affrontare le urgenze sin da subito” commenta Berlusconi dopo il faccia a faccia. “Per questo motivo, Fratelli d’Italia e Forza Italia si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Durante l’incontro, abbiamo fatto il punto sulle priorità che il nuovo governo dovrà affrontare, a partire dal caro energia”.
“Smentiti i gufi e la sinistra, il centrodestra è determinato a partecipare alle consultazioni con una delegazione unitaria per poi offrire al più presto un governo all’altezza delle aspettative degli italiani” recita una nota della Lega a margine dell’incontro.
“Se diventerà presidente del Consiglio incaricato, dopo l’indicazione chiara arrivata dagli italiani per il centrodestra, Meloni ha chiesto il metodo della qualità, non la logica del bilancino” commenta a caldo il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida. “La novità di oggi è che gli sciacalli sono rimasti senza pasto”.
I ministri del nuovo governo Meloni: tutti i nomi
E dunque, eccolo il quasi certo nuovo governo a guida Meloni. Sei i ministri in quota Forza Italia: Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, Elisabetta Alberti Casellati alle Riforme, Gilberto Pichetto Fratin alla Transizione Ecologica, Alessandro Cattaneo all’Innovazione tecnologica, Deborah Bergamini alla Pubblica amministrazione e Anna Maria Bernini all’Università.
Fuori dall’esecutivo invece proprio Licia Ronzulli, che però potrebbe conquistare la carica di capogruppo al Senato. Alla Camera, invece, come presidente degli azzurri potrebbe arrivare Paolo Barelli.
Pichetto alla Transizione ecologica?
Piccola nota a margine per Pichetto, storico volto forzista biellese e dirigente nazionale, viceministro accanto a Giorgetti al MISE: non ha mai nascosto le sue posizioni per così dire “critiche” nei confronti del cambiamento climatico; famose le sue prese di posizione contro l’auto elettrica e contro i piani verdi UE Fit for 55, “un segnale chiaro di quello che la Meloni vuole per le politiche sul clima, esattamente l’opposto del necessario per fronteggiare la crisi climatica” attaccano in una nota i co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli ed Eleonora Evi.
“A livello europeo stiamo spingendo per sostenere l’ammissibilità dei biocarburanti, un settore in cui il nostro Paese costituisce sicuramente un’eccellenza tecnologica. Puntare esclusivamente sulla tecnologia elettrica per ridurre l’inquinamento provocato dai veicoli, escludendo altre opzioni valide come l’idrogeno e i biofuel, rischia addirittura di avere un effetto controproducente e di riportare l’intera Europa, e soprattutto il nostro Paese, in una condizione molto simile a quella in cui oggi purtroppo ci troviamo a causa della nostra storica dipendenza dal gas russo” diceva in una intervista a Quattroruote ad aprile scorso.
“L’obiettivo ultimo è sempre lo stesso: evitare l’impatto molto pesante, da un punto di vista economico e sociale, di una transizione ecologica limitata alla sola mobilità elettrica”. Insomma, bisognerà attendere per vedere se Meloni sceglierà di porre al centro della sua azione di governo il tema irrinunciabile dello sviluppo sostenibile, oppure no.
I Ministri della Lega: e Salvini che fine fa?
Tornando a Palazzo Chigi, sull’ipotesi vicepremier la sedia potrebbe essere occupata anche dal terzo leader del centrodestra, che prova a risalire la china dopo la mazzata alle urne. Per Matteo Salvini si prospetta dunque il ruolo di vice di Meloni, che intanto esorta tutti: “Ora guardiamo avanti”.
Per quanto riguarda la Lega, nel futuro governo dovrebbe esserci spazio anche per Roberto Calderoli, che potrebbe finire agli Affari regionali, soprattutto per realizzare quell’autonomia regionale che da sempre il Carroccio brama. Tra i fedelissimi della Lega ci sarebbe anche l'”anti-Salvini” Giancarlo Giorgetti, che potrebbe passare dall’attuale MISE al Ministero dell’Economia (della sua carriera politica abbiamo parlato qui).
Anche il Viminale potrebbe essere in quota Lega, con il prefetto Matteo Piantedosi. All’Agricoltura, infine, potrebbe tornare Gian Marco Centinaio. Spazio anche a Simona Baldassarre alla Disabilità e a Giuseppe Valditara all’Istruzione.
Per Salvini, che nel mentre continua a sperare nel Viminale, invece si prospetta il ministero delle Infrastrutture. “Mi piacerebbe fare il ministro dell’Interno – ha detto Matteo Salvini a “Quarta Repubblica” -. Detto questo, Matteo Piantedosi era lì con me, li abbiamo scritti assieme i decreti sicurezza”. Sulle Infrastrutture, invece, commenta: “Rixi lo farebbe meglio di me, penso a lui, penso a Morelli viceministro, c’è tanto lavoro da creare, dovremmo sconfiggere i no, quello che non vuole il Ponte, quello che non vuole il gas, i rigassificatori, serve il nucleare”.
Su Giorgetti al ministero dell’Economia, nonostante le tensioni degli ultimi mesi, Salvini replica secco: “Avere un politico della Lega, il vicesegretario della Lega, il vice di Salvini che si prende la responsabilità di prendere per mano il Paese non è male”.
I ministri sicuri in quota Fratelli d’Italia
Al MISE invece la sedia è bloccata e spetta al fedelissimo di Meloni, Guido Crosetto. Anche sul Guardasigilli non ci sono spazi di manovra: la Giustizia per Meloni deve andare a Carlo Nordio.
In casa Fratelli d’Italia tutto confermato: secondo quanto si apprende, Meloni avrebbe chiesto ai suoi parlamentari di votare come capogruppo alla Camera ancora Lollobrigida e al Senato Luca Ciriani.