L’autonomia differenziata è incostituzionale in parte, la sentenza della Consulta

La Corte Costituzionale ha bocciato alcune parti dell'autonomia differenziata, che non potrà essere applicata fino alla modifica

Pubblicato: 14 Novembre 2024 23:27

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La Corte Costituzionale ha escluso che l’intero testo della legge sull’autonomia differenziata possa essere incostituzionale, ma ha espresso forti dubbi su alcuni passaggi della riforma che il Governo ha approvato. Così la Consulta accoglie parzialmente i ricorsi di Campania, Puglia, Sardegna e Toscana.

La maggioranza si dice soddisfatta per la pronuncia della Corte Costituzionale, anche se manca un commento del principale partito che sostiene il Governo, Fratelli d’Italia. Esultano invece le opposizioni, che controllano le regioni che hanno presentato i ricorsi e che si oppongono all’autonomia differenziata.

La sentenza della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata

La Corte Costituzionale ha frenato l’applicazione della legge sull’autonomia differenziata. Il progetto di passaggio di maggiori competenze e fondi alle Regioni, promosso dal ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli, si è di fatto arenato. La legge non è interamente incostituzionale, ma la Consulta ha ritenuto che alcuni suoi passaggi siano illegittimi.

Nonostante la sentenza bocci solo in maniera parziale la legge, attacca una delle sue norme cardine: i livelli essenziali di prestazione. Si tratta di soglie minime di servizi che ogni Regione dovrebbe essere in grado di offrire ai propri cittadini, seppur con maggiore autonomia. La Consulta ritiene incostituzionale che questi Lep siano decisi tramite decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm), perché questo limiterebbe il ruolo costituzionale del Parlamento.

Un altro problema secondo la Corte costituzionale sono paradossalmente le Regioni che hanno già autonomia, quelle a statuto speciale. Trentino, Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Sicilia e Sardegna verrebbero inquadrate sullo stesso piano legislativo delle altre 15 regioni. Per questo il loro status ne verrebbe sminuito e quindi si rischierebbe di violare i loro privilegi costituzionali. Sarà il Parlamento, secondo la Corte Costituzionale, a dover correggere queste irregolarità per poter applicare la legge.

Le reazioni di maggioranza e opposizione

Esultano per la sentenza le opposizioni, con il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte in prima fila: “Abbiamo combattuto in Parlamento (prendendo anche pugni), nelle piazze a suon di firme, con la nostra governatrice Alessandra Todde, che si è vista accogliere i motivi del ricorso. Oggi la Corte Costituzionale frena il progetto di autonomia con cui Meloni, Salvini e Tajani volevano fare a pezzi il tricolore e la nostra unità. L’Italia è una e solidale, la difenderemo sempre, con la massima determinazione. Con la più intensa passione. Se ne facciano una ragione” scrive Conte su Facebook.

“Qualche mese fa il ministro Salvini si è rivolto a me dicendo che l’autonomia è prevista in Costituzione e che me ne avrebbe regalata una. Vorrei rispondergli che può tenersela e magari regalarla alla Meloni e che se la rileggano insieme. Imparino a leggere meglio la Costituzione per evitare questo ennesimo flop con una legge che ha dei profili di incostituzionalità” ha aggiunto la segretaria del Pd Elly Schlein. Le opposizioni si sono dette a favore del referendum contro l’autonomia che punta a abrogare la legge e annullare di fatto ogni possibilità di applicazione dell’autonomia differenziata.

Fonti della Lega insistono invece sul fatto che la legge in sé non sia stata considerata incostituzionale: “L’Autonomia ha superato l’esame di costituzionalità ed è un’ottima notizia: i rilievi saranno facilmente superati dal Parlamento. Dopo il parere tecnico di ieri sul ponte sullo Stretto, è un altro passo in avanti decisamente positivo”.

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