Il percorso parlamentare della Manovra finanziaria è cominciato dalle audizioni. Diverse istituzioni e parti sociali si presenteranno in Parlamento per dare la loro opinione su quanto scritto nel testo della legge di bilancio. Tra i primi incontri c’è stato quello con il presidente dell’Inps Gabriele Fava, che si è concentrato sulle pensioni. Nella Manovra non è presente nessun intervento di lungo termine sulla previdenza sociale, ma una serie di aggiustamenti. Il Governo ha mantenuto per un altro anno Ape Sociale, Quota 103 e Opzione Donna per garantire flessibilità sulla Legge Fornero, ma non ha aggiunto altre possibilità di pensione anticipata. Unica modifica sensibile quella sulla perequazione.
Come cambiano le pensioni con la Manovra
Dopo molte discussioni interne, il Consiglio dei ministri ha deciso di far approdare la Manovra finanziaria in Parlamento senza apportare modifiche sostanziali al modo in cui funzionano le pensioni in Italia. Una scelta che ha scontentato parte della maggioranza ma che si è resa necessaria per evitare un’eccessiva spesa pubblica.
Per il 2025, la Legge Fornero rimarrà la base su cui calcolare assegni ed età pensionistica, con alcune eccezioni. Sono state infatti confermate tutte le opzioni di flessibilità presenti nel 2024, quindi Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 103, anche se nelle loro versioni ridotte dopo la scorsa legge di bilancio.
Unica modifica a cui l’esecutivo Meloni è stato di fatto obbligato è stata quella sulla perequazione all’inflazione delle pensioni. Negli anni passati quella per gli assegni più alti era stata tagliata, per risparmiare. Nel 2025 invece, grazie ad alcune cause presso la Corte dei Conti e a un aumento più contenuto dei prezzi, e di conseguenza degli assegni, sarà al 100% per tutti i pensionati.
Le dichiarazioni del presidente dell’Inps
Soddisfatto di questo approccio il presidente dell’Inps Gabriele Fava, secondo il quale “assume rilevanza il ritorno al regime di perequazione ordinario delle pensioni rispetto all’inflazione, il quale non può essere eccessivamente disatteso se non per far fronte a situazioni connotate da temporaneità come accaduto soprattutto negli anni del Covid”.
Fava ha poi continuato parlando dell’inflazione, che “si stima attestarsi allo 0,8% per l’anno 2024, permette di superare il raffreddamento attuato per il biennio 2023-2024 per i redditi pensionistici più elevati. Mentre per il biennio 2025-2026 la proroga degli interventi a favore dei pensionati con reddito pensionistico inferiore al trattamento minimo Inps (articolo 25) permette di rientrare gradualmente dal sostegno per i pensionati in maggiore difficoltà” ha poi proseguito il presidente dell’Inps, a seguito dell’audizione in Parlamento, che lo ha visto tra i primi a esaminare il testo della manovra.
“C’è da tener presente in ogni caso che il livello di inflazione registrato, se da un lato mette meno sotto pressione le finanze pubbliche, fa registrare incrementi delle prestazioni contenuti. Il Ddl predispone un impianto allo stato coerente, attraverso interventi che riguardano tanto la permanenza nel mercato del lavoro quanto una maggiore gradualità nel passaggio alla pensione” ha poi concluso il presidente dell’Inps, sottolineando come il maggior carico sulle finanze pubbliche dovuto al ritorno della perequazione al 100% per tutti sia controbilanciato da un’inflazione molto minore rispetto a quella degli scorsi anni.