Prezzo di benzina e diesel in aumento dopo le sanzioni al petrolio russo?

Nuove sanzioni Usa e Ue contro l'energia russa: rischio di volatilità per i carburanti in Italia, ma UBS esclude un "caro benzina" duraturo

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Le nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea contro alcune compagnie energetiche russe possono di fatto avere un effetto anche sul costo dei carburanti, in Italia? La risposta è sì. La decisione, motivata da ragioni geopolitiche e di sicurezza energetica, potrebbe influenzare i mercati petroliferi globali e, di conseguenza, i prezzi di benzina e diesel ai distributori.

Tuttavia, secondo le analisi più recenti, tra cui quella della banca svizzera Ubs, lo scenario non sembra destinato a una nuova impennata duratura dei prezzi.

Quanto è reale il rischio dell’aumento dei prezzi

Le misure di Washington mirano a colpire le esportazioni di petrolio e gas provenienti dalla Russia, restringendo ulteriormente le possibilità di finanziamento e cooperazione tecnologica per le società del settore energetico.

Tuttavia, secondo il report pubblicato da Ubs il 23 ottobre 2025, le nuove sanzioni alla Russia potrebbero introdurre un periodo di volatilità nel mercato del greggio, ma senza determinare una crescita strutturale dei prezzi. La banca elvetica stima che il Brent, la principale quotazione internazionale del petrolio, rimarrà nel range compreso tra 60 e 70 dollari al barile.

La ragione di questa relativa stabilità, nonostante l’aumento delle tensioni geopolitiche, risiede nell’ampia offerta globale di petrolio.

Secondo Ubs, il mercato si trova attualmente in una fase di eccesso di offerta, con una produzione elevata da parte di Stati Uniti, Medio Oriente e altri Paesi non Opec. Questa dinamica compensa le eventuali perdite di volume dovute alle restrizioni sulle esportazioni russe.

La decisione degli Stati Uniti nel limitare la capacità della Russia di finanziare la guerra e ridurre la sua influenza sul mercato globale del petrolio, genereranno delle reazioni sui mercati e creeranno incertezza, ma l’equilibrio tra domanda e offerta resta solido.

E questo significa che i prezzi internazionali non dovrebbero subire un rialzo significativo e duraturo.

I prezzi di benzina e diesel in Italia: ci saranno aumenti?

Per comprendere cosa succederà ai prezzi dei carburanti nel nostro Paese, bisogna considerare la catena di trasmissione tra il prezzo del petrolio e quello al distributore.

In Italia, il prezzo della benzina e del gasolio è determinato per circa il 60% dalle tasse (accise e Iva) e per il resto dalle quotazioni internazionali del greggio e dai margini di distribuzione. Ciò significa che, anche in presenza di oscillazioni moderate del prezzo del petrolio, l’effetto finale sul prezzo al distributore è spesso attenuato o ritardato.

Attualmente, in base ai dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la benzina self viaggia intorno a 1,90 euro al litro, mentre il diesel si mantiene poco sopra 1,85 euro.

Eventuali turbolenze sui mercati potrebbero spingere temporaneamente i prezzi di 2 o 3 centesimi al litro, ma difficilmente si assisterà a un nuovo “caro carburanti” come quello del 2022. Non si tratta, dunque, di un nuovo allarme, ma piuttosto di un contesto da monitorare, in cui la volatilità dei mercati globali potrebbe generare picchi momentanei.

Per gli automobilisti italiani, ciò si traduce in una relativa stabilità dei prezzi di benzina e diesel, con oscillazioni limitate e temporanee. I Paesi Ocse hanno livelli di riserve petrolifere più alti rispetto al periodo di picco del conflitto russo-ucraino, e garantiscono perciò un cuscinetto contro shock improvvisi.

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