In Italia l’estate 2025 sarà ricordata per le spiagge vuote, o quasi. E il colpevole è solo uno, il caro prezzi che si traduce nel caro ombrelloni e nel caro lettini.
I gestori degli stabilimenti balneari, accusati di offrire prezzi improponibili, si giustificano tirando in ballo l’aumento delle spese.
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Spiagge vuote nell’estate 2025
E tutto si traduce in spiagge vuote durante la settimana, lidi semideserti e presenze concentrate solo nei weekend. Un calo che, secondo le stime di Assobalneari e Fiba Confesercenti, oscilla tra il 20% e il 30% rispetto agli anni precedenti, con un crollo sensibile anche nei consumi di bar, ristoranti e servizi accessori.
Si sa, il turismo è legato agli stipendi: se l’inflazione reale corre e gli stipendi rimangono fermi, gli italiani stringono la cinghia anche sulle vacanze. Ma oltre alla riduzione del potere d’acquisto, che porta al cambiamento delle abitudini di viaggio, c’è anche il turismo straniero in frenata in Italia e in aumento verso mete dove il mare è altrettanto bello, ma i prezzi sono spesso più contenuti.
Secondo Codacons e Assoutenti, i rincari accumulati dal 2019 superano il +32%, con punte estreme:
- Gallipoli fino a 90 euro per un ombrellone e due lettini;
- Sardegna punte di 120 euro;
- in Versilia e Salento tariffe “luxury” che superano i 900 euro per una giornata in aree esclusive.
Naturalmente, l’estate 2025 registra anche prezzi più “popolari”: a Rimini, come evidenzia Il Resto del Carlino, i prezzi variano in base alla posizione e nei bagni più centrali e nelle prime file, si parte da 25 fino a 30 euro per un ombrellone e due lettini. Allontanandosi dalla riva si può scendere a 20 euro. A Palermo (Mondello) in alta stagione una postazione doppia per l’intera giornata va dai 33 ai 40 euro. Sembra poco, ma immaginiamo di dover pagare tale cifra per una vacanza di 10 giorni: ecco che se ne vanno fino a 400 euro solo per stare sdraiati in spiaggia.
A ciò si aggiungono costi extra per parcheggi, pedalò, snack e bevande che rendono la giornata in uno stabilimento balneare proibitiva per molte famiglie.
Per alzare gli incassi, c’è da ricordarlo, molti gestori di stabilimenti balneari proibiscono di portare cibo da casa, così chi vuole mangiare in spiaggia deve servirsi presso il bar o il ristorante della struttura. Si tratta di un vero e proprio abuso: mangiare in spiaggia, che è area demaniale data in concessione, è consentito dalla legge e il regolamento interno dello stabilimento balneare non può in alcun modo prevalere sulla legge nazionale.
I gestori, come detto, respingono le accuse: gli aumenti, sostengono, sarebbero contenuti (4-5% in media) e il vero problema sarebbe la crisi economica generale, con famiglie che scelgono vacanze più brevi o solo nel weekend.
La posizione del Governo
La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, definisce le polemiche sul caro ombrellone puro “allarmismo” e ricorda che l’Italia ha tariffe medie più basse di Grecia e Spagna. Secondo il Ministero, i dati di giugno e luglio mostrano ancora un buon tasso di saturazione, ma con un cambio di stagionalità: sempre più turisti optano per i cosiddetti “mesi di spalla” (primavera e autunno), lasciando le settimane centrali d’agosto meno affollate rispetto al passato.
Nuove abitudini di vacanza
Secondo il sociologo Gabriele Manella dell’Università di Bologna, raggiunto dal Corriere della Sera, le spiagge vuote sono anche il risultato di:
- vacanze più brevi, da due settimane a pochi giorni;
- turismo mordi e fuggi concentrato soprattutto nei weekend;
- maggior varietà di mete (più città europee, più montagna, più borghi);
- forme di turismo alternative: viaggi lenti, itineranti, esperienziali.
Danni all’economia costiera
Il calo di presenze non colpisce solo i lidi, ma l’intera economia delle località di mare: meno turisti significa meno lavoro per alberghi, ristoranti, negozi e fornitori locali. In regioni come l’Emilia-Romagna o la Puglia, dove il turismo pesa fino al 15% del Pil, l’impatto è significativo.
Ma esistono anche casi in controtendenza: Bibione (Venezia) registra il tutto esaurito a Ferragosto, con tariffe a partire da 21 euro e un’offerta turistica ampia e diversificata. Qui, dicono i gestori, la chiave è stata puntare sulla qualità dei servizi e su prezzi accessibili per diverse fasce di reddito.