Perché migliaia di hotel hanno fatto causa a Booking: class action contro il sito di viaggi

Booking.com in tribunale: 10.000 hotel europei si uniscono in una class action contro il colosso delle prenotazioni online. Al centro delle accuse, la 'clausola del miglior prezzo' e le commissioni elevate

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Oltre 10.000 hotel europei hanno deciso di portare Booking.com in tribunale, accusandolo di pratiche commerciali scorrette e di aver alterato la concorrenza a loro danno.

La class action guidata da Hotrec, la federazione europea che rappresenta hotel, ristoranti e caffè, si preannuncia come una delle più imponenti nella storia dell’hospitality. Il procedimento sarà discusso ad Amsterdam e potrebbe cambiare radicalmente i rapporti di forza tra le strutture ricettive e le piattaforme digitali di prenotazione.

Booking sotto accusa per la clausola del “miglior prezzo”

Al centro della causa c’è la cosiddetta clausola di parità tariffaria, nota come “best price clause”. Secondo gli albergatori, Booking.com per anni avrebbe imposto agli hotel di non offrire camere a prezzi inferiori su altri canali, inclusi i propri siti ufficiali. In pratica, se un albergo voleva apparire sulla piattaforma, doveva garantire che nessun’altra vetrina – neppure la propria – mostrasse una tariffa più conveniente.

Hotrec sostiene che queste condizioni, applicate con forza per circa 20 anni (2004-2024), abbiano impedito agli albergatori di competere liberamente sul prezzo, comprimendo i margini e favorendo la crescita incontrollata della piattaforma.

Non solo: Booking avrebbe utilizzato queste clausole anche per combattere il fenomeno del “free-riding”, ossia quei clienti che cercavano hotel sul sito ma poi prenotavano direttamente con la struttura. Una pratica che, secondo il portale, danneggiava il suo modello di business, ma che per gli hotel rappresentava l’unica via per ridurre il peso delle commissioni.

Il peso delle commissioni e la dipendenza dal portale

Uno degli aspetti più controversi è proprio quello delle commissioni. Molti albergatori denunciano un sistema ormai insostenibile: “Per una stanza da 100 euro, al netto delle commissioni Booking, all’hotel restano circa 75 euro, con cui deve pagare stipendi e investimenti,” ha spiegato Véronique Siegel, presidente della sezione hotel dell’associazione francese Umih al Guardian.

Il potere contrattuale di Booking, cresciuto anno dopo anno, ha reso difficile per gli hotel, soprattutto quelli indipendenti e di piccole dimensioni, fare a meno della piattaforma. Senza Booking, molte strutture rischiano di perdere gran parte della loro visibilità online. Secondo uno studio Hotrec, Booking Holding controllava nel 2024 circa il 71% del mercato europeo, in crescita rispetto al 68,4% del 2019. Un dominio che ha reso la piattaforma quasi imprescindibile.

La difesa di Booking

Dal canto suo, la società respinge con decisione le accuse. In una nota ufficiale, Booking ha definito le dichiarazioni di Hotrec “errate e fuorvianti”, precisando di non aver ricevuto alcuna notifica formale della class action.

La piattaforma sottolinea come l’ultima sentenza della Corte di Giustizia Europea non abbia stabilito che le clausole del “miglior prezzo” fossero automaticamente anticoncorrenziali, ma solo che rientrassero nell’ambito del diritto europeo sulla concorrenza e dovessero essere valutate caso per caso.

Booking aggiunge anche che i propri strumenti avrebbero aiutato migliaia di hotel a crescere in redditività: il 74% degli albergatori interpellati in un sondaggio ha dichiarato che la piattaforma ha reso il loro business più profittevole, aumentando i tassi di occupazione e riducendo i costi di acquisizione clienti.

Il contesto legale: una battaglia lunga e complessa

La causa, che copre il periodo 2004-2024, è stata resa possibile anche dall’entrata in vigore del Digital Markets Act dell’UE, che ha imposto a piattaforme dominanti come Booking.com di eliminare le clausole di parità tariffaria.

Inoltre, un’importante sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2024 ha confermato che le pratiche di Booking potevano configurare violazioni del diritto alla concorrenza. Questo ha aperto la strada alla richiesta di risarcimento, sostenuta da oltre 30 associazioni nazionali di categoria, inclusa quella britannica.

Tuttavia, gli esperti avvertono che il percorso legale sarà lungo e complesso. Secondo Rupprecht Podszun, direttore dell’Istituto per il diritto della concorrenza dell’Università di Düsseldorf, il nodo principale sarà come calcolare i danni subiti dagli hotel. La vicenda rischia di trascinarsi per anni tra tribunali e appelli, con costi elevati e tempi incerti.

Con una valutazione di mercato da 170 miliardi di dollari, più del triplo di un colosso industriale come Volkswagen, Booking Holding è oggi uno dei player più potenti dell’economia digitale europea.

Per gli hotel, soprattutto i piccoli indipendenti, la piattaforma resta al tempo stesso un’ancora di salvezza e una trappola: offre visibilità e flussi di clienti, ma a costi elevati e con regole dettate unilateralmente.

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