Il contributo dell’Asia meridionale nella moda è stato a lungo dato per scontato e sottovalutato dal punto di vista produttivo, e soprattutto da quello del design. Tuttavia, sempre più marchi come Harago, Karu Research e Amesh Wijesekera stanno puntando sulla realizzazione di una nuova nicchia di design per l’abbigliamento maschile. Si tratta di una linea incentrata sulle produzioni artigianali che propongono una sartorialità fatta di ricami e linee morbide.
Il loro cliente tipo è sicuramente un global wearer che ricerca uno storytelling e che è interessato alla valorizzazione del patrimonio culturale. Insomma, il successo di questi nuovi designer che uniscono un’attenzione particolare all’arte del ricamo artigianale a silhouette maschili tradizionali e contemporanee, è dovuto al fatto che essi rispondono alla domanda crescente di prodotti di qualità. A questo si aggiunge il cambiamento degli ideali standard di “mascolinità”, che grazie anche alla nuova generazione di celebrità, è orientato verso ideali di bellezza e moda più fluidi.
Karu Research: il brand che rielabora l’heritage tessile indiano.
Tradotto dal Sanskrit, Karu significa “artigiano”. Fondato da Kartik Kumra, mentre era al secondo anno di università, dopo una visita a diversi laboratori artigianali dell’India così da comprendere al meglio processi e valori degli artigiani; Karu Research è un brand di lusso indiano con un forte legame con il patrimonio culturale del proprio Paese. Per Karu Research infatti, la conservazione e la promozione dell’artigianato indiano sono così fondamentali tanto che, per la realizzazione di un abbigliamento maschile moderno, collaborano con i maestri artigiani di tutto il Paese.
Una dimostrazione è ricollegabile ai rapporti instaurati, negli ultimi due anni dallo sviluppo del marchio, con i ricamatori di Delhi e del Bengala, i tintori naturali del Karnataka e dell’Odisha e i tessitori a telaio manuale dell’Andhra Pradesh e del Bengala. La filosofia del brand è proporre una moda ultra-artigianale, che risponda all’esigenza della clientela del mercato del lusso, ormai stanco dell’iper-commercialità dei grandi brand. A questo si aggiunge il valore della vera sostenibilità: tessuti e stampa vengono realizzati a mano, con tinte a pigmento naturale, secondo le antiche tecniche tradizionali indiane.
Il marchio ha raggiunto gli scaffali dei più importanti retailer di moda internazionali, come Selfridges, SSENSE e, in Italia, a 10 Corso Como e all’interno di guardaroba di persone come Kendrick Lamar, Joe Jonas e Lewis Hamilton. Nonostante si possa considerare un brand ancora alla prima armi all’interno dell’industri della moda, nulla ha impedito a Karu Research di arrivare fra i finalisti del rinomato premio LVMH. L’attuale collezione Fall/Winter 2023 è una conferma di questo nuovo artigianato: circa l’80% della collezione è stata tinto a mano, mentre il 90% dei tessuti è stato tessuto naturalmente.
Quello che traspare dalla collezione, in ogni caso, è una voce contemporanea: giacche ricamate a mano, denim borchiati, maglie morbide, spezzati sbalorditivi e abiti traspiranti. La color palette è davvero molto interessante, le tonalità calde del giallo, dell’arancio e della terra si accostano a quelle più fredde dell’azzurro e del verde creando una magnifica sintonia che rispecchia al meglio l’anima tradizionale della cultura indiana.
Harago: artigianato tradizionale indiano con un’estetica gender-fluid
Lanciato nel 2019 da Harsh Agarwal, con sede a Jaipur, Harago offre un abbigliamento casual con una significativa carica estetica gender-fluid fusa con l’artigianato tradizionale indiano. L’attenzione ai dettagli, le silhouette fluide e la filosofia avvincente allargano le nuove possibilità del panorama dell’abbigliamento maschile contemporaneo.
Fra la creatività del designer e il desiderio di realizzare abiti in maniera responsabile, i capi di ogni collezione sono ottenuti attraverso l’uso di tessuti locali, vintage, e riciclati. I ricami creati manualmente e i motivi delle stampe, ottenuti attraverso il processo di stampa a blocchi, hanno una color palette vivace che, nella giacche, nelle camicie e nei pantaloni, rappresentano un omaggio ai cimeli tradizionali degli antenati di Harsh Agarwal.
Nella preFall man collectiom 2023, i capi hanno un taglio minimale. Ad arricchire la personalità di camicie, giacche e pantaloni, sono infatti i tessuti: stampe con fantasie e geometrie, e soprattutto ricami. La color palette è composta da tonalità neutre come bianco, marrone, grigio poi accostate ai toni più vivaci dell’ocra,del rosso, dell’arancio e del verde.
AMESH: Il brand che celebra le comunità locali, la cultura e l’artgianato
Amesh Wijesekera, designer dello Sri Lanka e vincitore del premio Reference Incubator di Reference Studios, programma lanciato nell’ambito del Reference Festival, evento semestrale nell’ambito della settimana della moda di Berlino, e semifinalista del LVMH 22 prize, è il fondatore del brand AMESH. Il marchio nasce nel 2019 ed è una celebrazione delle comunità locali, del colore, della cultura e dell’artigianato. Tessuti e texture sono infatti prodotti a mano, in collaborazione con gli artigiani dello Sri Lanka.
Ogni capo AMESH è filato, lavorato a maglia o stampato a mano, utilizzando tessuti e rifiniture recuperati dai mercati di strada e dai rifiuti industriali dello Sri Lanka, con lo scopo di creare capi di tendenza per tutte le stagioni. Secondo il designer, infatti, conoscere l’artigianato e l’innovazione nel campo del design è vitale affinché queste industrie locali riescano ad evolversi seguendo una crescita sociale sostenibile.
Il lavoro di Amesh, grazie anche alla filosofia del brand che celebra la fusione culturale, la diversità, l’individualità e il senso di libertà ha attratto numerose nuove celebrità nel campo dell’arte e della musica come Poppy Ajudha, KWAYE e Visionist. L’ultima collezione, presentata in occasione del CDC (Circular Design Challenge), evento organizzato da R|ElanTM in collaborazione con le Nazioni Unite in India, ha fatto sì che al designer venisse assicurato, dalla giuria britannica, il primo posto, garantendogli così la possibilità di partecipare alla finale che si è tenuta in India ad ottobre.