Una volta c’era (e c’è ancora) il “Casual Friday“, mentre ora il venerdì è libero o per meglio dire “tranquillo”. Una tendenza che si sta diffondendo negli Stati Uniti, ma che è arrivata anche in Italia e che, negli ultimi anni, continua a piacere e ad essere apprezzata.
Per non pochi lavoratori, sia dipendenti che autonomi / liberi professionisti, la pandemia ha portato a ripensare il tempo speso nella propria professione e a un cambiamento nella visione degli equilibri tra lavoro e vita privata.
Oggi, specialmente le giovani generazioni tendono a dare molta più importanza, rispetto anche solo ad un decennio fa, ad un’ora di tempo libero in più al posto di un’ora di lavoro ulteriore (pur regolarmente pagata).
Non sorprende allora che dall’America arrivi il cd. Easy Friday, il giorno parzialmente libero e subito anteriore al sabato, per un weekend ‘lungo’ ed adatto a ricaricare le batterie. Scopriamo qualcosa in più su un trend che nel 2024 non pare affatto mostrare segni di declino.
Indice
Venerdì libero a lavoro, l’”Easy Friday” sbarca anche in Italia: il fenomeno negli Usa
L’idea comporta un impiego dell’ultimo giorno della settimana lavorativa in totale autonomia, senza stress, mettendo al bando le riunioni importanti, le attività chiave per il profitto aziendale o, addirittura, concedendo la possibilità ai propri dipendenti di fare solo mezza giornata – anche in smart working.
L’Easy Friday è liberamente modulabile, ma sempre nell’ottica di alleggerire i dipendenti che, grazie ad esso potrebbero ad es. trovarsi con un orario di lavoro ridotto da 40 a 36 ore, pur a parità di stipendio.
In Italia negli ultimi anni si parla sempre di più di settimana corta, ossia di una settimana di lavoro con orario concentrato nei primi quattro giorni, oppure con riduzione dell’orario e venerdì libero. Da noi ci sono esempi di grandi aziende che l’hanno scelta, come Luxottica, Lamborghini o Sace.
Da Casual Friday a Easy Friday, l’evoluzione con al centro l’individuo e le sue necessità
L’Easy Friday si potrebbe altresì definire una sorta di evoluzione di quello che nacque alla metà del secolo scorso come Casual Friday, o Venerdì americano, il giorno in cui si è affermata la tendenza ad adottare un codice di abbigliamento informale e non elegante in ufficio. Bandite dunque le cravatte, le camicie, le scarpe eleganti e tutti quegli accessori tipici di un dress code rigoroso (e di abbigliamento al lavoro abbiamo parlato anche altrove, considerando una importante e recente sentenza).
Questo venerdì ‘informale’, dicevamo, si è diffuso prepotentemente negli Usa ma anche in Italia, negli ultimi anni, e per alcuni ciò è da imputare ad una sorta di eredità dello smart working durante il periodo della pandemia e delle restrizioni che ne sono conseguite. Tante piccole e grandi imprese che, probabilmente dopo aver aperto gli occhi a molti dirigenti, hanno pensato di rivoluzionare – almeno parzialmente – il modo di concepire l’organizzazione del lavoro in ufficio.
Questa sorta di giornata di totale o parziale ‘vacanza’ potrebbe anche essere letta come un tentativo per andare incontro alle nuove necessità dei tanti lavoratori, che hanno rimesso in discussione le loro priorità, accentrandosi non soltanto su una linea di abbigliamento più casual anche in ufficio, ma soprattutto su benessere mentale, diritto alla disconnessione e miglior equilibrio tra lavoro e famiglia.
Nel 2021 – vero e proprio anno di svolta per ciò che attiene ai mutati rapporti tra lavoro ed esigenze della vita privata – indicavamo che negli Stati Uniti più di 20 milioni di lavoratori si dimisero dal proprio ruolo per cambiare vita, mentre in Italia furono circa mezzo milione le persone che lasciarono l’occupazione nel secondo trimestre, confermando come il tasso di soddisfazione dei dipendenti nel nostro Paese fosse all’epoca tra i più bassi del mondo – il 5% secondo un’analisi Gallup.
Oggi, nel 2024, la situazione non è cambiata, o meglio si è rafforzata l’idea che la settimana lavorativa abbia bisogno di più ‘finestre’ per la libertà personale e il tempo libero. Ecco perché si parla sempre più spesso di settimana corta, oltre che degli sviluppi dello smart working dopo la pandemia (mentre in un altro articolo abbiamo parlato delle novità in materia a partire dal primo aprile 2024).
Venerdì libero a lavoro, altri esempi dell’”Easy Friday”
Non soltanto le aziende sopra citate si sono mostrate vicine ad un nuovo modo di concepire la settimana lavorativa. Ad es. nel 2021 il Corriere riportava che, in Italia, la formula del cosiddetto “Easy Friday” fu adottata da Accenture, una società di consulenza che nel nostro Paese contava 18mila dipendenti, la quale decise di lasciar gestire in autonomia il venerdì ai propri impiegati, in tutte le sedi in giro per il mondo – e quindi anche qui.
Il venerdì pomeriggio è invece totalmente libero nella PA Advice, una società di consulenza più piccola e specializzata nella pubblica amministrazione, che nel settembre 2021 ha introdotto la settimana corta, da 40 a 36 ore, senza ridurre stipendi.
Altro esempio in tema di gestione autonoma del lavoro è quello della Hewlett Packard Enterprise, multinazionale di San Jose in California, specializzata in Pc e stampanti, che adotta un modello flessibile basato sugli obiettivi e sulla fiducia reciproca e attraverso il quale concede ai propri dipendenti di programmare da soli le proprie giornate.
Insomma al di là del ritorno alla ‘normalità’ post pandemia per ciò che riguarda lo smart working, con la necessità di un accordo individuale tra azienda e lavoratore, non mancano affatto – attualmente come negli ultimi anni – gli esempi di aziende che intendono concedere più tempo libero ai loro lavoratori, nella convinzione che ciò possa contribuire ad un miglior equilibrio psicofisico (diminuendo i rischi di burnout) e, di conseguenza, ad una migliore resa e performance sul luogo di lavoro. A tutto vantaggio del profitto aziendale.