Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha annunciato che già a metà mese la riforma fiscale arriverà sul tavolo di Palazzo Chigi. Il Consiglio dei Ministri inizierà a lavorare per un cambiamento che potrebbe avere un impatto importante sulle tasche degli italiani. L’intenzione del Governo dovrebbe essere quella di intervenire in maniera strutturale sul sistema tributario, ma si inizierà per gradi, con la semplificazione delle aliquote Irpef. Gli attuali quattro scaglioni dovrebbero diventare tre, e in una seconda fase si potrebbe passare addirittura a un’aliquota unica. Ma cosa cambierà per gli stipendi? Chi guadagnerà di più e chi guadagnerà di meno?
Quali sono i quattro scaglioni delle aliquote Irpef
A partire dal 2022 sono entrate in vigore le nuove aliquote Irpef, modificate attraverso la legge di Bilancio di quell’anno, come riportate nella tabella seguente.
Reddito imponibile | Aliquota | Imposta dovuta |
Fino ai 15 mila euro | 23% | 23% sull’intero importo (3.450 euro) |
Dai 15,001 fino ai 28 mila euro | 25% | 3.450 euro più 25% sul reddito che supera i 15 mila euro |
Dai 28,001 fino ai 50 mila euro | 35% | 6.700 euro più 35% sul reddito che supera i 28 mila euro |
Oltre i 50,001 | 43% | 14.400 euro più 43% sul reddito che supera i 50 mila euro |
Gli attuali quattro scaglioni delle aliquote Irpef, spiegati qua nel dettaglio, dovrebbero essere sostituiti, almeno in un primo momento, da tre scaglioni. Il secondo e il terzo, infatti, dovrebbero essere incorporati in un unico scaglione
Come cambieranno le aliquote Irpef: i due scenari
Prima di lanciarsi nella creazione di scenari più o meno convenienti per le varie fasce di lavoratori, bisognerà aspettare una bozza di testo con le effettive percentuali Irpef in relazione alle fasce di reddito. Da quanto è emerso finora, a vedere cambiare sicuramente il netto in busta paga sarà il ceto medio-basso, composto da persone con redditi compresi tra i 15 mila e i 50 mila euro. Sarebbero due le ipotesi al vaglio.
Prima ipotesi
Reddito imponibile | Aliquota | Imposta dovuta |
Fino ai 15 mila euro | 23% | 23% sull’intero importo (3.450 euro) |
Dai 15.001 fino ai 50 mila euro | 28% | 3.450 euro più 25% sul reddito che supera i 15 mila euro |
Oltre i 50.001 | 43% | 14.400 euro più 43% sul reddito che supera i 50 mila euro |
Questo cambio di rotta dovrebbe costare allo Stato ben 10 miliardi di euro.
Seconda ipotesi
Reddito imponibile | Aliquota | Imposta dovuta |
Fino ai 28 mila euro | 23% | 23% sull’intero importo (3.450 euro) |
Dai 28.001 fino ai 50 mila euro | 33% | 3.450 euro più 25% sul reddito che supera i 15 mila euro |
Oltre i 50.001 | 43% | 14.400 euro più 43% sul reddito che supera i 50 mila euro |
L’impatto sui conti pubblici, in questo caso, sarebbe inferiore. Circa 6 miliardi di euro.
Stipendi più alti e più bassi con la nuova Irpef
Ma chi ci guadagnerebbe davvero dalla manovra fiscale annunciata qua da Maurizio Leo, e chi invece andrebbe a pagare più tasse?
Nel primo scenario aumenterebbe l’imposta lorda dovuta per i redditi dai 15.001 fino a 30 mila euro all’anno. Quelli di 25 mila euro sarebbero i più penalizzati, con un aumento di tasse di ben 300 euro, senza considerare eventuali sgravi e agevolazioni. Sopra i 30 mila euro, l’Irpef dovuta inizierebbe a calare notevolmente, raggiungendo quota 1.150 in meno dai 50 mila euro di reddito.
Nella seconda ipotesi, invece, tutte le fasce beneficerebbero del cambiamento delle aliquote dell’Irpef. In questo caso chi ha redditi da 25 mila euro all’anno pagherebbe circa 200 euro in meno di tasse, e progressivamente si arriverebbe a 700 euro in più in busta paga per i redditi più alti.
La manovra da 10 miliardi di euro, dunque, penalizzerebbe i redditi bassi e medio bassi, agevolando i più ricchi. Lo scenario meno costoso, invece, comporterebbe un aumento di stipendio per tutti gli italiani che guadagnano più di 15 mila euro. In entrambi i casi i redditi sotto questa cifra non dovrebbero essere interessati dalla riforma fiscale. Che potrebbe introdurre anche la flat tax per le partite Iva, come spiegato qua.