Alla fine la ghigliottina temuta da molti non c’è stata, ma una stretta sostanziale invece sì. Il reddito di cittadinanza subisce un profondo restyling: come già annunciato nei mesi passati, l’obiettivo del governo Meloni si conferma quello di passare da una misura puramente assistenziale a una misura tampone finalizzata a sostenere gli italiani che attraversino momenti difficili, ma che al contempo intendano partecipare a concrete iniziative volte al loro reinserimento nella vita produttiva.
Reddito di cittadinanza, cosa cambia
La bozza del Decreto lavoro contiene il testo preliminare che attuerà la riforma del reddito di cittadinanza. La bozza prevede due direzioni che, nelle intenzioni del governo, dovranno procedere di pari passo: assistere chi è privo di introiti e stimolare le assunzioni.
Lo spirito della riforma è contenuto in quell’annuncio fatto dalla premier Giorgia Meloni in conferenza stampa lo scorso 22 novembre. Annuncio che generò un’ondata di polemiche. “Vedo forze politiche che chiamano la piazza”, disse la premier. “Va bene tutto però vorrei sapere se chi lo ha pensato (il reddito di cittadinanza ndr) lo ha immaginato come uno strumento dello Stato per occuparsi delle persone dai 18 ai 60 anni. C’è gente che lo prende da tre anni. Evidentemente non ha funzionato o per alcuni italiani deve andare all’infinito? Io credo che lo Stato debba occuparsi di loro a trovare un posto di lavoro”.
L’annunciato giro di vite sul reddito di cittadinanza ha generato un vero e proprio crollo delle richieste nei primi mesi del 2023.
La bozza del Decreto lavoro è sostenuta da quattro pilastri.
Garanzia per l’inclusione
Il primo è la cosiddetta “Garanzia per l’inclusione”, ovvero un contributo di 500 euro al mese per quelle famiglie all’interno delle quali vi sia un componente over 60, un disabile o dei minori. L’assegno di 500 euro è estendibile fino ai 1.150 a seconda della composizione del nucleo familiare. Tale misura dovrebbe coinvolgere 700mila famiglie.
Prestazione di accompagnamento al lavoro
Il secondo pilastro si chiama Pal (Prestazione di accompagnamento al lavoro). Si tratta di un assegno di 350 euro mensili che da settembre potrà essere chiesto dagli attuali percettori del reddito di cittadinanza. C’è una condizione: i beneficiari dovranno essere inseriti in un concreto percorso di riqualificazione lavorativa. L’assegno Pal sarà erogato solo nel corso del 2023 e riguarderà 154mila famiglie.
Garanzia per l’attivazione lavorativa
Il terzo pilastro si chiama Gal (Garanzia per l’attivazione lavorativa). Si tratta di un assegno di 350 euro al mese erogato a sostegno del reddito per il solo 2023. La condizione è quella di avere fra i 18 e i 59 anni e versare in condizione di povertà assoluta, cioè avere un Isee non superiore ai 6mila euro mensili. All’assegno si aggiungeranno 175 euro in caso nel nucleo familiare vi sia un secondo componente.
Incentivi alle aziende
Il quarto pilastro è rappresentato dagli incentivi all’occupazione erogati direttamente alle aziende. Previsto un maxi-contributo del 60 per cento del costo del lavoro per quelle imprese che, tra giugno e dicembre 2023, assumeranno i cosiddetti Neet (dall’inglese not in education, employment or training), ovvero quei giovani che non studiano, non lavorano e non fanno tirocini. E un’impresa che dovesse assumere un percettore della nuova versione del reddito di cittadinanza avrà diritto a uno sgravio fiscale fino a un massimo di 8mila euro l’anno. Su questo fronte si lavora anche per rendere più facile l’assunzione di dipendenti a tempo fino a 36 mesi.
Addio furbetti del reddito di cittadinanza
Prevista anche una stretta contro i furbetti del reddito di cittadinanza: i controlli su chi ricorre alla misura assistenziale saranno più stringenti e saranno create sanzioni penali specifiche per chi dichiari il falso. I controlli per scovare chi percepisca indebitamente il reddito si sono già intensificati con l’insediamento del governo Meloni.
Per quanto riguarda poi i nuovi percettori del reddito di cittadinanza, ovvero quelli entrati nella misura a gennaio 2023, la Manovra Meloni di dicembre 2022 ha già stabilito che la durata dell’erogazione per loro sarà tagliata da 18 a 7 mesi, con obbligo di formazione. Per loro i rubinetti del reddito saranno chiusi ad agosto, ma potranno accedere alla nuova misura denominata Pal.
La premier Giorgia Meloni ha annunciato una riunione del Consiglio dei ministri per il 1° maggio. In questa data dal forte valore simbolico l’ordine del giorno riguarderà “provvedimenti in materia di lavoro e politiche sociali”.