L’Inail è stata condannata a riconoscere una rendita professionale di invalidità a un uomo che, per 13 anni, ha dovuto utilizzare almeno per due ore e mezza al giorno il telefono cellulare. Il lavoratore ha sviluppato un neurinoma acustico, un tumore benigno che colpisce un nervo dell’orecchio. La sentenza è stata confermata dalla Corte d’Appello di Torino dopo una prima sentenza del Tribunale di Aosta, a cui il 63enne si era rivolto. La storia è riportata da Repubblica.
Rendita a vita per il tumore causato dal telefono di lavoro: c’è un precedente
A seguire la causa sono stati gli avvocati Stefano Bertone, Chiara Gribaudo e Jacopo Giunta, dello studio legale torinese Ambrosio & Commodo, che hanno sostenuto il nesso di causalità tra il prolungato uso del cellulare e la patologia sviluppata dopo che l’Inail aveva rigettato la domanda di indennizzo.
È il secondo caso al mondo con un verdetto positivo a favore di un dipendente. Il primo, enunciato sempre dalla Corte d’Appello di Torino, riguardò infatti un ex dipendente di Telecom Italia, come vi abbiamo raccontato qua, assistito dalla stessa squadra di legali.
La nuova sentenza riguarda invece un 63enne di Aosta, ex tecnico specializzato della Cogne Acciai Speciali. Dopo aver subito una lesione all’orecchio destro, avrebbe passato, dal 1995 al 2008, tra le 10 mila e le 13 mila ore al telefono utilizzando sempre il sinistro.
L’asportazione del tumore gli aveva causato la totale sordità da quell’orecchio, oltre a un danno al nervo facciale, con conseguente paresi. Era entrato anche in uno stato di depressione a causa delle sue condizioni.
La decisione del Tribunale e della Corte di Appello: Inail condannata
Durante l’iter giudiziario sono stati analizzati diversi studi scientifici e ascoltati medici e tecnici. È emersa così una correlazione o una concausalità tra lo sviluppo del neurinoma dell’acustico e l’utilizzo frequente del cellulare. Le prove a sfavore, ovvero delle ricerche eseguite da Interphone, non sono state considerate valide dai giudici perché oggetto di conflitto di interesse.
La causa del 2020 per l’ex dipendente della Cogne Acciai Speciali si era conclusa con la condanna all’inali, obbligata a elargire una rendita per malattia professionale di 350 euro al mese. L’ente aveva però impugnato la decisione dei giudici, chiedendo nuove consulenze. La Corte d’Appello aveva poi nominato il professor Roberto Albera, ordinario di Otorinolaringoiatria presso l’Università di Torino, e ha poi confermato la prima sentenza.
Uso smodato degli smartphone: gli avvocati lanciano l’allarme per i giovani
A La Stampa l’avvocato Stefano Bertone ha spiegato che le radiofrequenze “interferiscono sulla biologia cellulare” e che i sistemi digitali hanno fatto aumentare le potenze di picco. Ha sottolineato che i telefonini, così come i modem Wi-Fi e le saponette per l’hot spot non devono essere demonizzati.
Ma sono strumenti che devono essere utilizzati con cautela. “Emettono e ricevono radiofrequenze, e la distanza rimane il miglior alleato. Gli smartphone non dovrebbero mai essere tenuti a contatto con il corpo”.
Il collega Renato Ambrosio ha poi sottolineato che non sono solo i lavoratori che usano il cellulare a essere a rischio, e si è detto preoccupato per i più giovani, che passano intere giornate davanti allo schermo. L’obiettivo di queste cause è anche quello di sollevare un problema, in modo che ogni cittadino possa “consapevolmente prendere delle precauzioni“, come l’uso degli auricolari.
Che le nostre abitudini e il nostro stile di vita siano responsabili anche dello sviluppo di malattie non è una novità. L’Ue ha messo a punto un nuovo piano contro il cancro per i Paesi comunitari, come spiegato qua. E da nuove ricerche è emerso che ci sono cibi che difendono (in parte) il nostro corpo dai tumori. Li trovate qua.