Stress e ansia sul lavoro per il 73% degli italiani, uno su tre è in burnout

In Italia sono sempre più diffusi ansia da lavoro, stress e forme di burnout, che si ripercuotono sulla vita professionale e personale. In esaurimento quasi un italiano su tre

Pubblicato: 21 Febbraio 2025 13:45

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Una fotografia del mercato del lavoro in Italia restituisce l’immagine di un esercito di lavoratori stressati, ansiosi o già scivolati nell’inferno del burnout.

A fare il punto è 8° Rapporto Censis sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon e con il contributo di Credem, Edison, Michelin e Ovs.

L’importanza del benessere mentale sul lavoro

Secondo il rapporto, il benessere sul posto di lavoro è una priorità per l’83,4% dei dipendenti italiani e il desiderio di un ambiente lavorativo sano e sostenibile è un desiderio trasversale che riguarda dirigenti (76,8%), impiegati (86,1%) e operai (79,5%).

Nonostante negli ultimi decenni, fra i datori di lavoro, siano diventate di moda locuzioni come “ambiente di lavoro sano” o “benessere del personale”, i dati raccolti rivelano una realtà allarmante: il 31,8% dei lavoratori ha sperimentato forme di burnout, con sintomi di esaurimento, distacco e negatività nei confronti del proprio impiego. E il problema è particolarmente sentito tra i più giovani (47,7%), anche se riguarda il 28,2% degli adulti e il 23% dei lavoratori più anziani.

Ma, come rovescio della medaglia, nel cv dei lavoratori sono diventate di moda le soft skill “gestione dello stress” ed “essere multitasking”. Frasi astratte che, in concreto a fine giornata o a fine settimana, molto spesso, si traducono nella ricerca di oblio tramite maratone di serie tv, sessioni massacranti in palestra o aperitivi a ripetizione.

Il burnout e altre forme di disagio mentale correlati al lavoro, oltre che nel malessere psicologico, molto spesso hanno ripercussioni sul benessere dell’organismo sul piano fisico, anche con effetti a lungo termine. E possono tradursi in comportamenti nocivi.

Forme di ansia o di stress correlati al lavoro sono una condizione comune in Italia, che riguarda il 73% dei dipendenti. Secondo il rapporto, il 76,8% non riesce a bilanciare vita privata e professionale, il 75,9% si sente sopraffatto dalle responsabilità e il 73,9% lavora sentendosi schiacciato da una costante pressione. E il 67,3% ha provato frustrazione per la mancanza di supporto da parte del datore di lavoro.

Solo il 36,7% si è rivolto a uno psicologo o ha cercato aiuto tramite counseling.

La sindrome da corridoio

Tra le conseguenze più allarmanti dello stress lavorativo c’è la cosiddetta “sindrome da corridoio”, ovvero il continuo scambio di ansie e preoccupazioni tra lavoro e vita personale. Secondo il rapporto, ne sono affetti 3 milioni di italiani, con effetti negativi sulla qualità della vita e sulla salute mentale. Il 36,1% si trascina in casa i problemi lavorativi, con pesanti ripercussioni sulle relazioni familiari e sociali, mentre il 25,7% vive il processo inverso, portando al lavoro le tensioni della vita privata.

Gestione dello stress sul lavoro

Di fronte a questa situazione, dai lavoratori emerge una forte richiesta di strumenti per migliorare il benessere mentale. Il 63,5% dei dipendenti vorrebbe accedere a meditazione, yoga o supporto psicologico, mentre il 38,2% ritiene che la meditazione potrebbe aiutarlo a gestire meglio lo stress. Ma la richiesta più diffusa è quella di avere più tempo libero: l’89,4% desidera più spazio per sé e per le proprie passioni, l’86,2% vorrebbe più tempo per amici e familiari, il 79% per riposarsi.

I dati mostrano che un ambiente lavorativo positivo può fare la differenza. Per il 94,6% dei dipendenti, avere buoni rapporti con colleghi e superiori è un fattore chiave per il benessere. Seguono la possibilità di lavorare con autonomia (93,1%), il bilanciamento tra vita privata e lavoro (92,2%) e la flessibilità degli orari (91,6%). Anche sentirsi valorizzati in azienda (87,6%) e avere la possibilità di lavorare in smart working (64,1%) sono elementi ritenuti fondamentali.

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