Il lavoro ibrido fa risparmiare fino a uno stipendio al mese

Il lavoro ibrido non è una scelta tra casa e ufficio, ma un'opportunità di equilibrio che premia tutti. I risultati di uno studio internazionale ne mostrano tutti i i benefici

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Non solo smart working. Per gestire meglio occupazione e vita privata, anche il lavoro ibrido è una validissima soluzione. Alcuni interessanti numeri e percentuali, contenuti in un’analisi di Iwg (International Workplace Group) condotta insieme alla società di ingegneristica Arup, spiegano che alternare presenza in ufficio e lavoro da casa o altro luogo flessibile, porta vantaggi concreti.

Riduzione delle spese quotidiane, maggiore equilibrio tra vita privata e professionale, migliori performance e, per i datori di lavoro, maggiori guadagni: il lavoro ibrido non è più soltanto una tendenza post-pandemica, ma un modello di riferimento in grado di migliorare l’organizzazione delle mansioni contrattuali. Considerando un consistente campione di lavoratori, la citata analisi ha quantificato in modo preciso i benefici economici e sociali del lavoro ibrido nel settore terziario. Vediamoli.

Il perimetro della ricerca e i vantaggi economici del lavorare anche fuori ufficio

Lo studio Iwg, società specializzata in soluzioni di spazi di lavoro diversi dal tradizionale ufficio, è degno di nota perché offre dati concreti, non limitandosi a descrivere tendenze o percezioni soggettive. Voce per voce di spesa, l’analisi quantifica con precisione i vantaggi economici per aziende, istituzioni e, ovviamente, lavoratori. Secondo il CEO della società, grazie all’Hybrid Working Productivity Report, per la prima volta è possibile quantificare in modo preciso i risparmi economici e di tempo che il lavoro ibrido può generare.

La sua utilità è stata misurata dall’Hybrid Working Calculator, uno strumento sviluppato da Iwg per stimare l’impatto economico di questa modalità di lavoro. Ebbene, secondo i risultati della ricerca, chi lavora tre giorni a settimana in uno spazio flessibile presso la propria abitazione e due in sede, può arrivare a risparmiare anche mille euro al mese. E forse anche di più. Il conto in banca ringrazia e i bilanci mensili familiari tirano un sospiro di sollievo.

È una cifra che forse potrebbe sorprendere e, proprio per questo, la società tiene a precisare che la stima deriva da una ricerca su circa duemila lavoratori. Nell’intento di consegnare un risultato attendibile e aderente alla realtà, la valutazione ha considerato un’ampia varietà di voci di spesa quotidiana o periodica per le famiglie: trasporti, benzina, manutenzione dell’auto, abbigliamento, pasti fuori casa e altri costi collegati al pendolarismo.

Anche in ottica annua, i numeri sono molto significativi. Lo studio Iwg, infatti, indica risparmi fino a circa 15mila euro annui nel Regno Unito (circa 13.188 sterline) e circa 27mila euro negli Usa (30.332 dollari) per chi si reca in ufficio un solo giorno alla settimana, in quelle aziende in cui il lavoro ibrido viene adottato in modo intensivo.

I benefici collaterali del lavoro ibrido

A ben vedere, non c’è soltanto il risparmio economico. La riduzione degli spostamenti comporta anche un recupero di tempo che molti lavoratori destinano a relax, hobby, attività personali o familiari, riducendo la necessità di ricorrere ad aiuti esterni per la gestione della casa o dei figli. Come in una reazione a catena, quindi, vengono tagliate altre spese, come quelle di babysitting o pulizie domestiche.

Ma c’è una domanda che, a questo punto, potrebbe sorgere spontanea: dove finiscono i risparmi? Ebbene, la ricerca Iwg ha risposto anche a questo: fondi di emergenza, vacanze e salute finanziaria rappresentano le principali destinazioni.

C’è spazio, quindi, sia per le spese superflue, come il weekend in montagna o la settimana al mare nelle ferie estive – lo scelgono il 37% dei partecipanti all’analisi – sia per azzerare eventuali debiti, come fa più di un partecipante su tre. Il 30%, invece, usa i soldi risparmiati per creare o incrementare un apposito fondo di emergenza, utile per far fronte a imprevisti come spese mediche, guasti domestici o periodi di riduzione del reddito, garantendosi così una maggiore stabilità economica nel lungo periodo.

Ci sono poi altri dati collegati, che aiutano a inquadrare ancora meglio tutti i vantaggi. Infatti, l’84% dei lavoratori afferma che la riduzione del pendolarismo ha migliorato la loro stabilità finanziaria e li ha messi in condizione di raggiungere più facilmente i propri obiettivi economici. Senza lunghe code nel traffico e viaggi stressanti nei mezzi pubblici, l’umore si risolleva e la qualità della performance migliora, tenendo lontano alti carichi di stress e il famigerato burnout.

Produttività in aumento, +11% in cinque anni

Sopra abbiamo detto che il guadagno è duplice perché non riguarda solo i lavoratori. Anche le aziende, infatti, possono trarre benefici concreti dal lavoro ibrido. Ebbene, secondo la ricerca Iwg, le imprese che permettono ai dipendenti di alternare casa e ufficio potrebbero vedere un aumento dell’11% della produttività nei prossimi cinque anni.

Una percentuale che non nasce da valutazioni fin troppo ottimistiche, o senza adeguati fondamenti, ma dall’incrocio di diverse analisi. I dati dell’ente no profit National Bureau of Economic Research, ad esempio, mostrano che una parte consistente del tempo risparmiato – evitando il pendolarismo – viene dedicata proprio al lavoro. A questo si aggiunge lo studio di Economist Impact, think tank che ha messo in evidenza come le distrazioni in ufficio riducano l’efficienza dei dipendenti.

Infine, le ricerche dalla Stanford University confermano che il lavoro con alternanza di ufficio e luoghi domestici o comunque flessibili, può aumentare la produttività individuale di circa il 3-4%. Un modello virtuoso che sembra far bene sia alle persone sia alle imprese, generando – a catena – anche effetti positivi per l’economia di un paese.

Con la flessibilità meno dimissioni e più efficienza

I dipendenti sono contenti del lavoro ibrido e, raramente, lasciano l’azienda che glielo consente. Parallelamente, la riduzione del turnover, la diminuzione o azzeramento dei costi di sostituzione del personale e di quelli di gestione del portafoglio immobiliare (pulizie, riparazioni, utenze ecc.) determinano più ore produttive, dimissioni in forte calo – anche fino al 20% – e performance più efficaci, in minor tempo. I conti di un’azienda sono così destinati a migliorare, grazie a una combinazione di risparmi sui costi operativi e maggiore qualità del lavoro del personale.

Secondo il report, fino al 40% del tempo risparmiato con spazi locali e uffici flessibili, viene impiegato in attività  lavorative aggiuntive, fino a 170 ore in più all’anno per dipendente. Ma non solo: la quota di chi dichiara livelli di produttività molto elevati è superiore del 67% tra chi lavora in spazi flessibili, rispetto a chi lavora esclusivamente entro le proprie mura domestiche.

La ricerca ha un “respiro” globale ma sono numeri che suggeriscono, anche a livello nazionale, come il lavoro ibrido – se implementato con razionalità e lungimiranza – non sia di certo una moda passeggera, ma una benefica trasformazione strutturale nel mondo del lavoro. Un modello che fa risparmiare ai lavoratori, fa guadagnare i datori e che permette di superare la questione: è meglio lavorare in ufficio o in smart working? Il vero vantaggio sta nell’equilibrio e nella flessibilità.

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