Donne nelle STEM, verso la parità di genere nel 2024: le sfide

Crescono le donne nelle STEM, ma lentamente. I dati sono chiari: serve ancora investire per migliorare l'accesso paritario alle discipline scientifiche

Pubblicato: 15 Luglio 2024 14:59

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Quando si chiede a una bambina cosa vuole fare da grande, raramente si sente rispondere “astronauta”, “ingegnera” o “scienziata”. Per i bambini maschi, invece, queste risposte sono più comuni. Un esempio che riflette un problema profondo: alle bambine non è permesso neanche sognare una carriera nelle STEM. Fin dall’infanzia, gli stereotipi di genere e i condizionamenti sociali limitano le aspirazioni, riducendo la loro presenza nei campi STEM.

Nel 2024 le donne continuano a essere sottorappresentate nella scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica. La disparità di genere nelle STEM resta un problema significativo perché limita non solo le opportunità per le donne, ma anche il potenziale innovativo e produttivo delle industrie coinvolte. Le discipline STEM sono infatti tra le più remunerative e in crescita, per questo la battaglia per la parità salariale e la parità di genere passa anche attraverso il potenziamento delle STEM a tutti i livelli di istruzione e l’abbattimento degli stereotipi di genere a queste connesse.

Il divario di genere nelle STEM: i dati globali

A livello globale dal 2016 al 2024, il dato di rappresentanza del divario di genere nelle STEM è passato dal 24,4% al 27,1%. Un risultato piccolo, ma che avviene in meno di un decennio e la sua curva potrebbe accelerare in maniera più rapida nei prossimi anni, grazie e soprattutto agli interventi voluti a livello globale, europeo e italiano in merito.

I dati del Global gender gap report mostrano che a livello globale i cinque Paesi che hanno migliorato di più le performance e scalato la classifica di oltre 20 posizioni sono:

Le economie europee occupano sette posti nella top 10 globale, continuando a rappresentare i Paesi con le migliori performance. I restanti tre posti sono occupati da economie dell’Asia orientale e del Pacifico (Nuova Zelanda al 4° posto), America Latina e Caraibi (Nicaragua al 6° posto) e Africa sub-sahariana (Namibia all’8° posto). Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, i primi nove paesi (Islanda, Finlandia, Norvegia, Nuova Zelanda, Svezia, Nicaragua, Germania, Namibia e Irlanda) hanno colmato almeno l’80% del loro divario.

Attualmente solo il 30% delle donne sono però studentesse STEM. Un report dell’Istituto di statistica dell’UNESCO, che ha analizzato 107 Paesi tra il 2015 e il 2018, rivela che le donne rappresentano mediamente il 33,3% dei ricercatori a livello globale, con notevoli variazioni tra i Paesi. Ecco alcuni esempi:

La media Ue nel 2022 mostrava che solo 14,9 laureati STEM su 1.000 giovani tra 20 e 29 anni erano donne, contro 27,9 uomini. In Italia, la media dei laureati STEM era di 16,4 ogni 1.000 giovani, con un divario di genere significativo:

Sebbene le donne si laureino più degli uomini (circa il 60% contro il 40%), restano una minoranza ancora nel 2024 in molte discipline STEM, prevalendo solo in ambiti specifici:

Qual è il ruolo degli stereotipi di genere nella sottorappresentazione

Secondo il rapporto UNESCO “Female Science and Mathematics Teachers: Better than They Think”, le insegnanti di scienze e matematica hanno livelli più bassi di autoefficacia rispetto ai colleghi maschi, nonostante le studentesse ottengano risultati comparabili o migliori degli studenti. Si tratta di un non voluto autosabotaggio alla lotta contro il divario di genere e riflette una sottovalutazione delle capacità femminili (un’analisi che non manca neanche per i ruoli di leadership negli altri settori). Il termine con il quale viene descritto questo fenomeno è l’effetto Matilda, che spiega come il contributo delle donne nella scienza venga spesso ignorato e sottovalutato. Un caso emblematico è quello di Lise Meitner, il cui lavoro sulla fissione nucleare fu oscurato dal collega Otto Hahn, che ricevette il Premio Nobel.

La sottorappresentazione delle studentesse STEM è quindi il risultato di condizionamenti sociali, ma anche familiari che hanno origine fin dall’infanzia. Non è un caso infatti se anche le ragazze con ottimi risultati in matematica tendono a vedersi meno in carriere scientifiche rispetto ai coetanei maschi. Nei paesi OCSE, solo il 14,5% delle ragazze con ottime performance in matematica immagina una carriera nelle STEM, contro il 26% dei ragazzi. In Italia il dato è ancora più basso, con solo il 12,5% delle studentesse eccellenti che riesce a prevedere per sé un futuro nelle materie scientifiche, rispetto al 26% dei maschi.

Tendenze promettenti: meglio dello stallo, ma ancora troppo poco

Nonostante tutte queste sfide, ci sono sviluppi positivi. Dal 2016, la presenza di donne nelle STEM è aumentata, ma non c’è troppo da festeggiare. Il dato mostra un timido +il 2,6% per la quota di donne con competenze tecnologiche e scientifiche. Un dato emergente e interessante è invece quello dell’ingegneria dell’intelligenza artificiale (AI), dove la presenza femminile è più che raddoppiata. Settori come tecnologia, informazione e media hanno visto un aumento di talenti femminili nell’AI. Lo ha sottolineato anche Diana Bracco, Presidente della Fondazione Mai di Confindustria, che ha affermato:

È importante aumentare la presenza delle donne nelle discipline STEM, che rappresentano le competenze del futuro e sono sempre più richieste nel mondo del lavoro. Il progetto Women in STEM rappresenta un contributo concreto per valorizzare la componente femminile all’interno di un sistema integrato di ricerca, sviluppo e innovazione.

La promozione della parità di genere nelle STEM è essenziale per sfruttare appieno il potenziale umano e innovativo delle donne per le società. L’obiettivo non è ancora a portata di mano. Affrontare questi problemi richiede sforzi concertati per abbattere gli stereotipi di genere e creare ambienti inclusivi e di supporto per le future generazioni di donne scienziate, ingegnere, tecnologhe e matematiche.

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