Beko apre agli investimenti in Italia, ma 300 milioni di euro non bastano per salvare Siena

Nuova apertura da parte di Beko, che promette 300 milioni di investimenti in Italia e la continuità di due impianti su tre

Pubblicato: 31 Gennaio 2025 12:08

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Beko riprende gli investimenti in Italia. Il nuovo piano industriale per l’Europa dell’azienda turca promette 300 milioni di euro di investimenti dopo che soltanto a dicembre la società aveva annunciato il licenziamento di quasi metà dei suoi dipendenti in Italia. Questo intervento potrebbe non bastare per evitare la chiusura dello stabilimento di Siena.

La ragione per cui Beko vuole chiudere gli impianti italiani è principalmente legata alla sua nascita, dall’accordo tra Arcelik e Whirlpool, che ha creato una serie di inefficienze nel gruppo con molti stabilimenti doppione, parte dei quali in Italia, che sono stati chiusi.

Beko torna a investire in Italia

L’annuncio dell’aggiornamento del piano industriale di Beko Europe è stato accolto con favore dai sindacati, che però continuano a chiedere più impegno da parte della società turca: “La disponibilità di Beko a iniziare un confronto su un nuovo piano industriale, senza aprire la paventata procedura di chiusura e di licenziamento, costituisce il presupposto minimo per iniziare una trattativa” hanno dichiarato Fim, Fiom, Uilm e Uglm.

Gli stabilimenti di Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, e Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, dovrebbero continuare la produzione dopo l’intervento, ma lo stesso non vale per quello di Siena. La fabbrica toscana è infatti ancora considerata superflua dalla società e, nei nuovi piani aggiornati, è ancora destinata alla chiusura.

“Rivendichiamo che tutte queste prese di posizione si traducano in proposte concrete già nel prossimo incontro previsto per il 10 febbraio. Finché non sarà garantita la continuità produttiva e occupazionale per tutti i 4.400 lavoratori italiani, continua non solo il confronto ma anche la lotta” hanno dichiarato i sindacati, che continuano a spingere per un accordo più vantaggioso per i dipendenti di Beko in Italia.

Tra concorrenza e risparmi, le ragioni delle chiusure

Beko cita nel suo piano due ragioni per le chiusure degli stabilimenti che stanno avvenendo in tutta Europa. La prima è la concorrenza dei prodotti cinesi. Gli elettrodomestici della società turca faticano a competere con quelli orientali sul prezzo e, senza tagli ai costi, la società rischia di non riuscire a rimanere sostenibile.

C’è però anche un altro problema, legato alla natura stessa di Beko. Al momento, in tutta Europa, l’azienda possiede moltissimi stabilimenti doppioni. Beko Europe è nata dall’accordo tra Arçelik e Whirlpool, precedentemente concorrenti, che ha portato sotto il controllo della nuova società una serie di fabbriche che non si integravano bene in un solo sistema produttivo. Molte infatti producevano gli stessi elettrodomestici, creando una serie di inefficienze.

A questo si aggiunge che l’intesa prevede almeno 200 milioni di risparmio attraverso “sinergie” che integrino meglio le risorse a disposizione dell’azienda. Da qui la chiusura di numerosi stabilimenti, non solo in Italia ma anche in Polonia e nel Regno Unito. Per quanto riguarda Siena, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha chiesto agli enti locali di attivarsi per collaborare alla ricerca di un nuovo investitore che subentri a Beko all’interno dello stabilimento toscano.

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