L’Italia è di gran lunga il Paese che ha ricevuto più risorse dal programma europeo NextGenerationEU, ovvero quello che alimenta il Pnrr, il cosiddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, diventato familiare ormai a tutti gli italiani. Parliamo di ben 123 miliardi, cui vanno aggiunti i 69 miliardi di sovvenzioni e altri 45 di fondi italiani ed europei: in totale, 237 miliardi da spendere entro il 2026.
La scommessa è che gli investimenti finanziati da queste risorse, e le riforme di sistema previste dal Pnrr, possano aumentare il tasso di crescita dell’economia italiana, permettendo non solo di non aumentare il rapporto fra il nostro debito pubblico e il prodotto interno lordo, ma addirittura di ridurlo.
Eppure, dietro alla sua attuazione, si sono sollevate molte domande e molti dubbi: cos’è realmente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Era davvero necessario prendere a prestito così tanti soldi? E ancora, quanto sono realistici gli obiettivi che ci siamo posti? Abbiamo davvero creato il terreno e le condizioni per un piano di investimenti pubblici senza precedenti?
Abbiamo posto queste e altre domande sul Pnrr a Tito Boeri, economista, professore e direttore del dipartimento di economia presso l’Università Bocconi di Milano e a Roberto Perotti, economista e professore ordinario di economia politica all’Università Bocconi di Milano. I due hanno scritto un libro edito da Feltrinelli proprio su questo tema: “Pnrr. La grande abbuffata”.