È la prima volta al mondo, e succede in Italia. Proprio in una fase difficile per il sistema sanitario del nostro Paese, appesantito dal Covid ma acclamato in tutto il mondo proprio per la gestione dell’emergenza sanitaria, una grande notizia arriva da Milano.
Negli ultimi anni la neurochirurgia ha fatto passi da gigante per la cura dei tumori cerebrali. E la tecnologia è al servizio di un’innovazione tecnologica che avanza a ritmi vertiginosi. All’Irccs Ospedale San Raffaele del capoluogo lombardo – finito suo malgrado sulle prime pagine dei giornali per via del ricovero per Covid di Silvio Berlusconi in una lussuosissima suite da ben 300 mq – è stato eseguito con successo, per la prima volta al mondo, un intervento neurochirurgico di rimozione di un tumore cerebrale con l’utilizzo di un robotiscopio. Si tratta di un dispositivo digitale robotico di visualizzazione tridimensionale a controllo digitale.
Il primato del San Raffaele
La paziente, una donna il cui tumore benigno, un meningioma, era stato diagnosticato due mesi fa, sta bene ed è stata già dimessa dall’ospedale. Il meningioma è un tipo di neoplasia benigna che rappresenta circa il tra il 15% e il 20% di tutti i tumori cerebrali e colpisce prevalentemente persone di sesso femminile di mezza età.
L’operazione è stata eseguita dal professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia e ordinario di Neurochirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele, insieme alla sua équipe. L’operazione, durata poco più di un’ora, è stata condotta con una tecnica unica nel panorama mondiale, basata sull’utilizzo di un microscopio-robot controllato completamente da remoto grazie ai movimenti della testa del chirurgo.
Cos’è e come funziona il robotiscopio
Ma l’innovazione non si ferma qui. La tecnologia, appena arrivata in Italia al San Raffaele di Milano, è composta da due strumenti principali: un braccio robotico ad alta precisione, alla cui estremità è montato un gruppo di telecamere che trasmettono immagini video tridimensionale in tempo reale, e un casco chiamato Head-Mounted Display (Hmd), indossato dal chirurgo con due microschermi incorporati per la visualizzazione del campo operatorio e la gestione remota del sistema robotico.
Il chirurgo, tramite piccoli e semplici movimenti della testa, può impartire i comandi al braccio robotico grazie a sensori di posizione ed accelerometri contenuti nel casco che indossa. Si tratta di una manovra molto delicata ma che è un chiaro esempio degli ultimi progressi della scienza e delle micro e nanotecnologie, che oggi permettono di intervenire in campo medico con una precisione senza precdenti.
Il robotiscopio presenta molteplici vantaggi per quanto riguarda l’ingrandimento del campo operatorio. In particolare il chirurgo può agire in maniera continuativa senza interruzioni per la regolazione degli ingrandimenti e della messa a fuoco grazie alla speciale tecnologia che consente di modificare tutte le impostazioni dell’apparecchio con semplici cenni del capo che vengono tramutati in input meccanici per il braccio robotico, che “vede” grazie alle telecamere tridimensionali ad alta risoluzione.
“Abbiamo iniziato operando un meningioma, ma il campo di applicazione di questa nuova tecnologia sarà tutta la neurochirurgia con una notevole riduzione dei tempi dell’operazione, una maggior precisione, il tutto a vantaggio dei pazienti”, ha commentato il professor Mortini.