Bolletta eccessiva, spetta al gestore dimostrare che il contatore funziona: la sentenza

Per la Cassazione, in caso di bolletta esagerata, spetta sempre al gestore dimostrare che il contatore funziona. Alcuni oneri, tuttavia, ricadono anche sull'utente

Pubblicato: 29 Settembre 2024 20:20

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La regola generale vuole che per contestare una bolletta, della luce o del gas, il consumatore debba produrre prove a sostegno delle proprie ragioni. La Corte di Cassazione ha tuttavia stabilito il principio secondo il quale se la contestazione della bolletta riguarda un addebito eccessivo, allora l’onere di dimostrare che il contatore funziona correttamente spetta al fornitore. Il principio è stato stabilito dalla sentenza n. 25542/2024 emanata dalla terza sezione civile della Cassazione.

Gli obblighi del fornitore

Il cliente è pur sempre tenuto a dimostrare l’ammontare dei consumi, della corrente elettrica o del gas, effettuati nel periodo contestato, ma può farlo grazie al dato statistico di quanto normalmente rilevato nelle fatture precedenti. Qualora il consumatore riesca a dimostrare che la bolletta riporta consumi eccessivi rispetto alla precedente lettura del contatore, il giudice ha la facoltà di annullare la bolletta cancellando ogni addebito. Secondo quanto stabilito dai supremi giudici, il dato riportato nel contatore ha una “presunzione semplice di veridicità”. Nel caso in cui l’utente ne contesti l’importo, spetta al fornitore il compito di dimostrare che la rilevazione è avvenuta senza vizi.

Gli oneri dell’utente

Al cliente spetta però l’onere di dimostrare che i consumi eccessivi sono imputabili a terzi o almeno che l’impiego abusivo dell’energia non è stato agevolato da sue condotte negligenti.

Il caso

Il caso che ha portato al pronunciamento degli ermellini riguarda un’azienda che aveva ricevuto una bolletta della luce di 10 volte superiore ai normali consumi. L’imprenditore aveva contestato la maxi-bolletta e il caso era poi finito in tribunale. Il giudice di primo grado aveva condannato il fornitore a risarcire l’utente, che nel frattempo aveva disdetto il contratto. Il giudice d’appello aveva però ribaltato la sentenza, dando ragione al fornitore e condannando l’imprenditore a pagare l’importo contestato. Il caso era poi approdato in Cassazione e gli ermellini, con l’ordinanza del 24 settembre 2024, hanno stabilito che è sempre il fornitore a dover dimostrare il corretto funzionamento del contatore e i consumi effettivi in caso di contestazione.

Il commento

Questo il commento di Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti: “Le bollette sono in linea di massima idonee a fornire la prova dei consumi esposti in fattura, salva l’ipotesi di contestazione dell’utente. La rilevazione della somministrazione effettuata tramite il contatore, poi, risulta assistita da una mera presunzione semplice di veridicità: se dunque l’utente ne contesta il funzionamento, spetta al fornitore dimostrare che il rilevamento è avvenuto a regola d’arte”.

Bollette più care

Restando in tema di caro-bollette, si registra la confusione degli italiani nel passaggio dal mercato tutelato al mercato libero dell’energia. In media, viene stimato che gli utenti si siano ritrovati a fronteggiare bollette più care di circa il 15%. Oggi il prezzo fisso conviene, ma nulla batte i prezzi del mercato tutelato.

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