In Italia l’emergenza smog resta un problema cronico, e lo certifica anche l’ultimo report pubblicato da Legambiente (“Mal’aria di città“), dove è stato scritto nero su bianco che “su 102 città italiane analizzate nessuna rispetta tutti i valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.
Allarme smog in città: 2021 “anno nero”
Secondo i dati forniti dallo studio, il 2021 è stato un “anno nero” per l’Italia. I tassi di inquinamento delle città non sono migliorate e la situazione è diventata oltre che insostenibile anche dannosa per la salute (umana e dell’ambiente).
Infatti, su 102 capoluoghi di provincia analizzati, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’OMS, ossia una media annuale di:
- 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10 (livello di concentrazione del particolato atmosferico);
- 5 μg/mc per il PM2.5 (polveri sottili);
- 10 μg/mc per l’N02 (biossido di azoto).
Nello specifico, nel report di Legambiente sono stati analizzati e interpretati i dati del 2021 – appena concluso – di 238 centraline per il monitoraggio dell’aria di 102 città capoluogo di provincia. Le centraline in questione, definite di fondo o di traffico urbano, servono per rilevare le concentrazioni dei principali inquinanti monitorati dalle autorità competenti. Tra i dati a disposizione, in attesa della validazione ufficiale da parte delle autorità competenti, si è scelto di utilizzare quelli relativi ai tre principali inquinanti delle aree urbane che sono appunto le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e gli ossidi di azoto – in particolar modo il biossido di azoto (NO2) – ritenuti dalla comunità scientifica internazionale come i marker principali che determinano la qualità dell’aria che respiriamo ma, soprattutto, gli inquinanti che determinano prevalentemente l’insorgenza di effetti sanitari cronici sul sistema respiratorio e cardiovascolare.
È questo è un problema perché, nonostante negli ultimi dieci anni si sia registrato un netto miglioramento della qualità dell’aria in Europa, compresa l’Italia, dalle più recenti valutazioni annuali effettuate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) è emerso come l’aria inquinata causi circa 400mila morti premature all’anno nei 41 Paesi europei, di cui circa 50mila solo in Italia.
Le città più inquinate d’Italia
Dal monitoraggio è emerso che ben 17 sono le città italiane con i valori più alti di polveri sottili, ovvero che superano i valori OMS per più del doppio:
- Alessandria che nel 2021 ha registrato una media annuale di PM10 pari a 33 µg/mc rispetto al limite OMS di 15 µg/mc ;
- seguita da Milano con 32 µg/mc;
- poi Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino con 31 µg/mc.
Sono invece 11 quelle più inquinate da PM2.5 che superano di oltre 4 volte i valori OMS con le criticità maggiori registrate a Cremona e Venezia (media annuale 24 µg/mc contro un valore OMS di 5 µg/mc) e ben 13 le città più inquinate da biossido di azoto – NO2 – ovvero che superano il limite per più di tre volte con Milano e Torino in forte sofferenza. Basti pensare che solo il capoluogo lombardo nel 2021 ha registrato una media annuale di 39 µg/mc contro un valore OMS di 10 µg/mc, mentre la città di Torino (37 µg/ mc).
Su 238 centraline, 230 hanno rilevato livelli allarmanti di PM10. Di queste, ben 56 distribuite in 31 città (il 24%) hanno superato per più di 35 giorni la media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo (µg/mc), cioè il limite previsto dalla normativa. Le centraline che hanno registrato la media annuale più elevata sono quelle di:
- Milano con 37 µg/mc;
- Torino 36;
- Alessandria e Catania con 35.
Per quanto riguarda il rivelamento di PM2.5 (polveri sottili), sono 139 le centraline tra quelle utilizzate che hanno monitorato questo inquinante: in un caso una centralina ha superato il limite normativo previsto (25 µg/mc) registrando una media annua di 28 µg/mc, ed è quella di Napoli. Ha sfiorato invece il limite normativo la centralina di Cremona, che si è fermata a 25 µg/mc, mentre nessuna è riuscita a rispettare il nuovo valore OMS fissato in 5 µg/mc.
Infine, per il biossido di azoto(NO2) sono stati rilevati i dati in 205 centraline di monitoraggio sulle 238 considerate. In 13 di queste non è neanche stato rispettato il limite previsto da normativa (40 µg/mc).Le situazioni più critiche si sono registrate a:
- Napoli;
- Torino;
- Firenze;
- Milano;
- Palermo;
- Catania;
- Genova.
In questo caso, solamente 14 centraline hanno registrato valori che soddisfano le raccomandazioni dell’OMS.