Secondo il responsabile delle Imprese e del Made in Italy, il ministro Adolfo Urso, l’Italia è in anticipo rispetto ad altre nazioni riguardo all’estrazione di terre rare. Questa spinta è stata incentivata dalla decisione dell’Unione Europea di proibire la produzione di nuovi propulsori endotermici entro il 2035, favorendo così le auto elettriche. Nonostante manchi un sostegno finanziario pubblico internamente e ai confini nazionali, il governo italiano ha intrapreso la gara per le terre rare. Tutti i dati sui depositi italiani sono ancora in attesa di essere aggiornati e gestiti dai privati. Il titolare del dicastero che prima era responsabile dello sviluppo economico ha sottolineato che il governo ha capito il rischio di dipendere dalle fonti fossili russe e non può permettersi di fare lo stesso errore con la Cina riguardo alle terre rare e ai minerali preziosi. Infatti, in tempi recenti, la Cina ha adottato una politica di espansione acquisendo depositi, principalmente in Africa, per poi concentrarsi sulla loro lavorazione nel suo paese.
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Cosa sono le terre rare
Le Terre Rare, o REE (Rare Earth Elements), sono un insieme di 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici, con colori che variano dal grigio all’argento, inclusi lo scandio (Sc) e l’ittrio (Y), e l’intera serie dei lantanidi, ovvero gli elementi chimici dal numero atomico 57 al 71, tra cui il lantanio (La), il cerio (Ce), il praseodimio (Pr), il neodimio (Nd), il promezio (Pm), il samario (Sm), l’europio (Eu), il gadolinio (Gd), il terbio (Tb), il disprosio (Dy), l’olmio (Ho), l’erbio (Er), il tulio (Tm), l’itterbio (Yb) e il lutezio (Lu). Questi metalli presentano straordinarie proprietà magnetiche e conduttive che li rendono utilizzati in molti settori, tra cui l’industria elettronica, tecnologica, aeronautica e militare.
A cosa servono le terre rare
I Rare Earth Elements, spesso poco conosciuti, sono fondamentali per la produzione e il funzionamento di oggetti che fanno parte della quotidianità umana, come gli smartphone, i touchscreen, le lampade e gli hard disk dei computer. Inoltre, sono alla base di molte altre tecnologie come le fibre ottiche, i laser e le apparecchiature mediche, e sono essenziali per la produzione di tecnologie green, come le turbine eoliche e i pannelli fotovoltaici. Essi costituiscono magneti permanenti, sensori elettrici e convertitori catalitici, e sono impiegati anche nella produzione di batterie per le auto elettriche.
Terre rare, una questione di estrazione sostenibile e riduzione della domanda
Anche se sono definiti “rari”, i preziosi metalli non sono difficili da trovare poiché sono abbondanti in molte parti del mondo, tra cui Stati Uniti, Vietnam, Brasile, Russia e Australia. Tuttavia, la vera rarità è trovare una concentrazione sufficiente di questi metalli per renderne l’estrazione redditizia.
Il vero monopolista in questo settore è la Cina, che possiede circa un terzo delle riserve mondiali di terre rare, pari a 44 milioni di tonnellate cubiche, e produce quasi il 60% di esse. Gli Stati Uniti sono il secondo produttore con il 15,5% del totale globale.
La maggiore difficoltà nel reperire i preziosi metalli è legata al loro procedimento di lavorazione, raffinazione e purificazione. Le sostanze passano attraverso una serie di step che coinvolgono diversi stadi acidi e filtraggi, il che comporta la generazione di una grande quantità di scarti tossici e un costo ambientale elevato. In particolare, la lavorazione di una tonnellata di metalli delle terre rare produce circa 2.000 tonnellate di rifiuti tossici.
Per promuovere la transizione ecologica, è di fondamentale importanza elaborare nuove soluzioni di estrazione e lavorazione dei metalli e ridurne la domanda.
Riciclo dei RAEE per gestire le terre rare e promuovere l’economia verde
Attraverso il riciclo dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), è possibile gestire correttamente elementi come le terre rare, riciclarli e reintrodurli in nuovi cicli produttivi, senza doverli estrarre nuovamente dal suolo. Ciò rappresenta una priorità importante da perseguire con impegno, poiché la domanda globale di Terre rare, come evidenziato dalla Mappa Blu dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, raggiungerà quasi 450.000 tonnellate all’anno entro il 2035, rispetto alle circa 200.000 tonnellate all’anno conteggiate nel 2021. Controllare l’estrazione e modulare la richiesta di Terre rare sarà quindi fondamentale per il futuro delle economie verdi.
Nuove miniere in Piemonte per il Progetto Punta Corna
Altamin, multinazionale mineraria australiana presente in Italia da tempo attraverso le sue controllate, Strategic Minerals Italia Srl ed Energia Minerals Srl, sta cercando di sondare vecchie miniere in Piemonte per il Progetto Punta Corna. Si spera di trovare principalmente cobalto, ma non è certo che la quantità sia sufficiente per avviare il giacimento, visto che la maggior parte della produzione mondiale avviene nella Repubblica Democratica del Congo, dove le condizioni di lavoro sono critiche e spesso equiparate alla schiavitù. Tuttavia, i recenti campionamenti di Alta hanno mostrato saggi di alto grado su una lunghezza di oltre 2 km da vene multiple sub-parallele, offrendo un buon potenziale per la scoperta di ulteriori vene mineralizzate e una significativa estensione in profondità.
L’estrazione mineraria in Piemonte e Liguria
Altamin si sta espandendo in Piemonte e Liguria. In Piemonte, l’azienda ha richiesto l’autorizzazione per estrarre rame, cobalto e manganese dal Monte Bianco e dal Corchia. Tuttavia, non è chiaro se questo basti a soddisfare la domanda dell’industria in rapida crescita. In Liguria, Altamin sta cercando diversi minerali in una vasta area che interseca i territori di diversi comuni. Sebbene non ci siano piani di scavo nella prima fase, l’azienda effettuerà una valutazione storica delle vecchie miniere e utilizzerà sondaggi elettromagnetici per identificare le risorse sotterranee. Il giacimento di titanio di Pianpaludo, uno dei più grandi del mondo, potrebbe restare al di fuori della portata di tali attività.
Vulcan Energy ottiene permesso di ricerca per giacimento di litio nel Lazio
Vulcan Energy lavorerà insieme ad Altamin per cercare un giacimento di litio nel Lazio, utilizzando un pozzo già scoperto da Enel nel 1974. La zona vulcanica del Lazio e della Campania sono interessanti per la produzione di energia elettrica geotermica, ma in questo caso si punta alla ricerca di acque salate calde contenenti litio, con concentrazioni fino a 500 mg per litro di soluzione.