Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha confermato che il centro della città sarà chiuso al traffico privato a partire dal primo semestre del 2024. La decisione è stata presa a luglio dalla giunta comunale e si inserisce nel piano per la riduzione dell’inquinamento e la promozione della mobilità sostenibile.
Sala ha spiegato che la chiusura del centro al traffico privato è necessaria per migliorare la qualità dell’aria e la vivibilità della città. Milano è una città molto trafficata e il centro è una zona particolarmente congestionata. La chiusura al traffico privato permetterà di ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, migliorando la qualità della vita dei residenti e dei turisti.
La chiusura al traffico privato interesserà la zona del quadrilatero della moda, che comprende le vie Montenapoleone, Via della Spiga, Via Sant’Andrea e Via Manzoni. Saranno ammessi solo i taxi, i mezzi pubblici e i veicoli autorizzati, come quelli dei residenti e dei fornitori.
Sala ha anche sottolineato che la chiusura del centro al traffico privato è solo il primo passo di un progetto più ampio per la riduzione dell’inquinamento e la promozione della mobilità sostenibile. In futuro, la città potrebbe estendere la chiusura al traffico privato ad altre zone e incentivare l’uso di mezzi di trasporto pubblici e sostenibili.
Indice
Milano, centro chiuso alle auto private: ecco come
Il Sindaco Sala ha annunciato che l’area interdetta ai veicoli motorizzati comprenderà il “quadrilatero allargato a corso Matteotti, via Case Rotte fino a via Manzoni.” Le tempistiche per questa iniziativa saranno determinate in base al mandato dell’Assessora alla Mobilità, Arianna Censi, che sta lavorando su questo progetto. Una volta risolte le questioni di viabilità e le microproblematiche, si prenderà la decisione di avviare la chiusura al traffico.
Nel dettaglio, il Sindaco ha spiegato che in corso Venezia, all’incrocio con via Senato, verranno installate telecamere per registrare i passaggi. Le auto private non potranno accedere, a meno che non siano veicoli di residenti con garage o di coloro che stanno andando a parcheggiare nei parcheggi sotterranei. In prossimità degli ingressi dei parcheggi, saranno posizionate ulteriori telecamere in grado di leggere le targhe e cancellare eventuali multe.
Nuove regole e telecamere per il “Quadrilatero” pedonale
Come anticiapto il controllo della zona vietata al traffico avverrà attraverso telecamere installate agli accessi alle strade interdette, a partire dall’incrocio tra corso Venezia e via Senato. Chiunque violi questa restrizione sarà soggetto a sanzioni. Il Sindaco ha fornito due motivi principali per questa decisione. In primo luogo, l’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale e promuovere l’utilizzo di mezzi pubblici e taxi, considerando che Milano è una città orientata allo shopping. In secondo luogo, ha sottolineato che nonostante una riduzione del traffico solo del 2/3% con l’Area B, il 7/8% dei veicoli che entrano in città è ora meno inquinante.
Il Sindaco ha giustificato l’iniziativa come allineata alle politiche di altre grandi città internazionali e ha dichiarato di aver ottenuto un ampio consenso tra i commercianti. Infine, il Sindaco ha lasciato aperta la possibilità di pedonalizzare completamente l’area in futuro.
Possibile allargamento dell’area pedonale
Come detto, il Sindaco Sala ha rivelato che c’è la possibilità di allargare ulteriormente l’area interdetta al traffico privato. Questo potrebbe rappresentare un passo storico nell’evoluzione della mobilità urbana. Sebbene non ci sia ancora una data precisa per questo ampliamento, sono attualmente in corso verifiche di viabilità. Il Sindaco ha discusso ampiamente la questione con le case di moda, che sono particolarmente interessate all’iniziativa, e ha riscontrato un ampio consenso. Alcuni addirittura suggeriscono di “pedonalizzare” completamente l’area, aprendo la strada a possibili sviluppi futuri.
Una visione sostenibile per il Quadrilatero
Il Sindaco Sala ha spiegato la ragione dietro la decisione di chiudere il Quadrilatero di Milano al traffico privato, dichiarando: “Lo facciamo perché è chiaro che la realtà cittadina è una realtà di shopping, e lo dobbiamo rispettare. Puoi entrare con gli Ncc, coi mezzi e coi taxi. Non sono antagonista del capitalismo, ma sinceramente vedere la sfilata di supercar in centro che poi non possono parcheggiare no”.
Milano, prima in Italia per inquinamento e ecoansia
Milano si è classificata tra le prime cinque città in cui i limiti di concentrazione di polveri sottili stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità vengono frequentemente superati. Tuttavia, la città è anche al primo posto per quanto riguarda i residenti che hanno manifestato interesse per l'”ecoansia”. Questa situazione emerge dalle oltre 100.000 richieste inviate da Milano ai legali di Consulcesi, coinvolti nell’azione collettiva denominata “Aria Pulita“. Questo numero è significativamente superiore rispetto alle altre città, con quasi 102.000 richieste provenienti solo da Milano. Le seguenti città in classifica sono Roma, con quasi 95.000 richieste, e Napoli, con circa 80.000. La partecipazione attiva dei milanesi a questa iniziativa sottolinea la crescente preoccupazione per la qualità dell’aria e l’ambiente.
Il crescente interesse per la qualità dell’aria in Italia
Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Group, ha commentato l’incremento dell’interesse della popolazione italiana, in particolare dei residenti di Milano e di altre grandi città del paese, nei confronti del problema dell’inquinamento atmosferico. Ha sottolineato che questo crescente interesse è un segno del diffuso sentimento di disagio legato all’inquinamento dell’aria, che sta diventando una priorità per gli italiani. La consapevolezza dell’importante legame tra la salute dell’ambiente e la salute umana, sia attuale che futura, sta chiaramente aumentando in modo significativo tra la popolazione.
Milano, un’emergenza ambientale
Un’indagine recente condotta da Deutsche Welle, in collaborazione con lo European Data Journalism Network, ha evidenziato che Milano è una delle città italiane che ha superato più frequentemente i limiti di qualità dell’aria. Utilizzando dati satellitari del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus, l’indagine ha rivelato che tra il 2018 e agosto 2023, Milano ha costantemente superato i livelli di rischio, con il limite massimo indicato dall’OMS superato nel 93,2% delle settimane monitorate.
Milano è tra i 3.384 comuni e città italiane che possono partecipare all’azione collettiva “Aria Pulita,” ed è tra quelli multati dalla Corte di Giustizia Europea per la violazione dei valori soglia di polveri sottili (PM10) e biossido d’azoto (NO2). Complessivamente, più di 40 milioni di persone possono richiedere un risarcimento, attraverso l’iniziativa legale di Consulcesi, a causa dell’esposizione all'”aria avvelenata.” Questi dati evidenziano un crescente interesse per la qualità dell’aria e l’ambiente in Italia.
Milano, terza città più inquinata al mondo
Nel 21 marzo 2023, Milano si è posizionata come la terza città più inquinata al mondo, secondo i dati forniti dalla piattaforma IQAir. Questa classifica si basa su rilevamenti continui, e solo Teheran e Pechino hanno registrato una qualità dell’aria peggiore rispetto al capoluogo lombardo. L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa) ha confermato l’elevato livello di inquinamento atmosferico a Milano, rilevando che le concentrazioni di particelle sottili hanno quasi raggiunto il limite massimo di 50 microgrammi per metro cubo, con una media di Pm10 pari a 47.75 µg/m³.
Questa situazione allarmante è stata oggetto di numerose denunce da parte di varie associazioni, le quali chiedono a gran voce un intervento immediato per implementare misure atte a contrastare questo fenomeno, che costituisce la principale minaccia per la salute dell’ambiente e contribuisce a una serie di malattie, tra cui quelle cardiovascolari e respiratorie.
Inquinamento atmosferico, un killer silenzioso
Le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mettono in luce l’aumento dei casi di tumore al polmone, attribuito all’incessante rilascio di inquinanti nell’atmosfera e all’ulteriore esposizione a queste sostanze nocive. Questa situazione causa circa 250.000 decessi all’anno. La soluzione ideale, senza dubbio, sarebbe l’eliminazione dell’inquinamento, ma si tratta di un obiettivo difficilmente realizzabile nel breve termine. La principale minaccia è rappresentata dalle particelle PM2.5, cioè le polveri sottili con un diametro inferiore a due micron e mezzo. Queste particelle, a causa delle loro dimensioni ridotte, possono facilmente penetrare nelle vie respiratorie e raggiungere le regioni più profonde degli alveoli polmonari, entrando poi nel flusso sanguigno e diffondendosi nei tessuti di tutto il corpo. La lotta contro l’inquinamento dell’aria è una sfida significativa per la salute pubblica.
L’inquinamento atmosferico e il rischio di cancro
L’inquinamento atmosferico è stato associato a una serie di problemi di salute, tra cui asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), malattie cardiache e demenza. Tuttavia, il modo in cui contribuisce al cancro nelle persone che non hanno mai fumato è stato a lungo un mistero. Molti agenti ambientali, come i raggi UV e il fumo, danneggiano la struttura del DNA, creando mutazioni che possono innescare e sostenere il cancro. Nonostante ciò, non sono state trovate prove dirette dell’influenza dell’inquinamento atmosferico sulla mutazione del DNA, spingendo gli scienziati a cercare spiegazioni alternative.
Inquinamento atmosferico e il legame con il cancro del polmone
Gli scienziati hanno condotto uno studio incentrato sulla teoria che le particelle PM2.5 nell’aria provocano un’infiammazione nei polmoni. Questa infiammazione risveglia cellule normalmente inattive che portano mutazioni genetiche cancerogene. L’insieme di mutazioni cancerogene e infiammazione può favorire la crescita incontrollata di queste cellule, dando origine a tumori.
In particolare, gli studi hanno esaminato il “cancro del polmone mutante del recettore del fattore di crescita epidermico” (EGFR), una forma di cancro polmonare comune in persone che non hanno mai fumato. Hanno analizzato i dati provenienti da oltre 400.000 individui nel Regno Unito e in paesi asiatici, confrontando i tassi di questo tipo di cancro in aree con livelli diversi di inquinamento da PM2.5. I risultati hanno mostrato tassi più elevati di cancro del polmone mutante EGFR, nonché tassi più alti di altri tipi di cancro, tra le persone che vivono in aree con livelli più elevati di inquinamento da PM2.5. Questa scoperta rivela un legame significativo tra l’inquinamento atmosferico e il rischio di cancro ai polmoni.