Lo scopo del nuovo Testo unico delle rinnovabili, la cui discussione è nell’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri del 7 agosto, è quello di facilitare e accelerare l’adozione di energie pulite in Italia, garantendo la protezione del paesaggio e la massima trasparenza. La bozza del decreto legislativo – messo a punto dal Dipartimento per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa e dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica – non piace però agli operatori del settore.
Il Coordinamento Free, acronimo di Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, che raccoglie 25 associazioni e un ampio ventaglio di entità aderenti che si occupano della materia, ha infatti criticato fortemente la misura.
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Cosa prevede la bozza del Testo unico delle rinnovabili
Il decreto legislativo dovrebbe definire i regimi amministrativi per la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione e accumulo di energia da fonti rinnovabili, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili, e per gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale a loro carico.
Sarebbe stato pensato inoltre per tutelare le generazioni che verranno, agevolando la massima diffusione degli impianti di produzione di energia pulita mediante la razionalizzazione, il riordino e la semplificazione delle procedure e il loro adeguamento ai regolamenti europei, nel rispetto della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, dei beni culturali e del paesaggio e della concorrenza tra gli operatori del settore.
È questo che emerge dalla bozza del Testo unico emersa nelle scorse ore e che sarà discussa mercoledì 7 agosto a Palazzo Chigi. Il documento, che ha fatto in breve il giro della rete e dei media, non piace però a chi si occupa di rinnovabili, che ha prontamente comunicato al Governo la propria delusione per una semplificazione annunciata in pompa magna e che probabilmente non arriverà con il via libera al documento.
Le critiche alle nuove misure sulle fonti rinnovabili
Il Testo unico dovrebbe “razionalizzare e semplificare le procedure autorizzative per gli impianti a fonti rinnovabili”, si legge nella nota diffusa da Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento Free, ma sono apparsi “elementi di complicazione anziché di semplificazione. Sembra che ogni occasione sia buona per introdurre qualche ostacolo sul percorso di autorizzazione e gestione di impianti Fer e neppure questa bozza di decreto fa eccezione”.
In particolare viene criticata la necessità di acquisire un idoneo titolo edilizio, che sembra “applicarsi in modo generalizzato anche agli interventi che dovrebbero essere realizzati in edilizia libera”. Non piace neanche la “necessità di acquisire pareri paesaggistici per interventi di rifacimento e potenziamento, ricadenti in alcune fattispecie di aree tutelate che fino a ora era possibile invece realizzare ricorrendo all’edilizia libera”.
Il Governo ha definito gli obiettivi al 2030 per lo sviluppo e la realizzazione delle Fer, le fonti energetiche rinnovabili, e gli atti legislativi “dovrebbero essere indirizzati al loro raggiungimento e quindi individuare in maniera univoca le aree idonee e di accelerazione per facilitare l’ottenimento delle autorizzazioni”, viene spiegato dal presidente del Coordinamento Free.
Tuttavia viene constatato che il recente decreto Aree idonee e il Testo unico delle Rinnovabili, che fa parte di un più ampio progetto di riordino normativo, “vanno esattamente nella direzione opposta”, ovvero “complicare anziché semplificare. Esattamente il contrario di ciò che sia il clima sia il sistema Paese necessitano per la transizione energetica, la riduzione del costo dell’energia e la sicurezza energetica”.
La soluzione di Attilio Piattelli può essere solo quella di “imboccare con decisione la strada delle energie rinnovabili senza ripensamenti, per uscire il prima possibile dall’era delle fonti fossili“. Effettivamente è terminato il tempo per cambiare rotta e già questi interventi appaiono in ritardo sulla tabella di marcia. La crisi climatica costa 284 euro all’anno a ogni italiano, un record per l’Europa, e la decarbonizzazione dovrebbe essere oggi una priorità per il Governo.