Luglio e agosto rappresentano i mesi che per gli italiani sono sinonimo di vacanze estive, caratterizzati da temperature elevate e raggi ultravioletti UVA e UVB più intensi. Fortunatamente, negli ultimi anni, si è sviluppata una maggiore consapevolezza riguardo all’importanza di proteggere la nostra pelle durante l’esposizione al sole. Indipendentemente dalla scelta della meta, che sia il mare, i laghi, la montagna o la campagna, le protezioni solari sono diventate ormai un elemento imprescindibile nei nostri bagagli.
Tuttavia, così come facciamo attenzione in tutto ciò che facciamo, anche nell’ottenere un’abbronzatura dovremmo considerare le conseguenze delle nostre scelte per il nostro pianeta. Pertanto, Studio Fieschi & soci, un’azienda leader nella valutazione degli impatti ambientali e nella consulenza sostenibile, ha raccolto alcuni consigli per raggiungere un’abbronzatura più responsabile e rispettosa dell’ambiente.
Indice
Gli effetti dei filtri solari sull’ambiente marino: un’analisi critica
L’impatto dei solari sull’ambiente non è facilmente quantificabile. Tuttavia, sono stati effettuati alcuni studi di laboratorio sull’effetto che alcuni principi attivi di questi prodotti potrebbero avere sugli ecosistemi marini e in particolare sulle barriere coralline.
L’attenzione dei ricercatori negli ultimi anni si è concentrata in particolare su ossibenzone e ottinoxato che indurrebbero il fenomeno dello sbiancamento dei coralli promuovendo infezioni virali nelle alghe con cui questi organismi vivono in simbiosi, le quali non sono solo il motivo della colorazione dei coralli ma soprattutto una delle loro fonti di nutrimento. Questo fenomeno potrebbe essere aggravato anche dai nano-materiali contenuti in alcuni filtri solari minerali.
Occorre quindi fare sempre attenzione alla composizione dei prodotti che acquistiamo, se leggiamo fra gli ingredienti Octocrylene, Ossibenzone, Benzofenone, Butylparaben o Canfora (3-benzylidiene camphor, 4-methylbenzylidene camphor) dobbiamo essere consapevoli che potrebbe trattarsi di sostanze dannose per gli organismi marini.
Certificazioni ambientali e test etici
Diversi produttori di solari hanno ottenuto certificazioni ambientali per i propri processi e prodotti. Ad esempio, il marchio EcoSun Pass certifica che i solari non hanno impatti negativi sull’ambiente, in particolare sulle barriere coralline, grazie all’assenza di filtri chimici dannosi. In Italia, le etichette CIEA e AIAB garantiscono che i solari sono compatibili con il rispetto della pelle e dell’ambiente, in quanto contengono solo filtri fisici. È inoltre importante prestare attenzione al modo in cui i solari sono testati: etichette come Ecocert, Cruelty Free e Vegan Society assicurano che non vengano effettuati test dannosi sugli animali.
Come ridurre l’impatto ambientale dei solari
Un modo semplice per diminuire l’impatto ambientale dei solari è non sprecarli. Spesso ci ritroviamo alla fine della bella stagione con flaconi mezzi pieni, chiedendoci se conservarli per l’estate successiva senza rischi per la nostra salute. Altroconsumo ha testato, conformemente a norme ufficiali ISO, l’efficacia di diversi solari a un anno dall’apertura della confezione e dopo averli esposti a temperature elevate e luce solare. Tutti i prodotti hanno mantenuto lo stesso fattore di protezione indicato sulla confezione. Tuttavia, è importante conservarli correttamente per garantirne l’integrità e l’efficacia nel tempo. Ecco alcuni consigli per conservare i solari:
- Tenere i flaconi ben chiusi: assicurarsi di chiudere bene il tappo o il coperchio del flacone dopo ogni utilizzo per evitare l’ossidazione e il deterioramento del prodotto.
- Conservarli in un luogo fresco e asciutto: evitare di esporre i solari alla luce solare diretta o a temperature elevate. Idealmente, conservarli in un armadietto o in un cassetto in bagno.
- Controllare la data di scadenza: prima di utilizzare un solare conservato dall’anno precedente, verificare la data di scadenza riportata sulla confezione. Se è scaduto, è consigliabile non utilizzarlo.
- Prestare attenzione alle eventuali alterazioni del prodotto: se il solare ha cambiato consistenza, colore o odore, potrebbe essere indicativo di un deterioramento. In questo caso, è consigliabile non utilizzarlo.
Linee guida per un corretto smaltimento delle confezioni
E quando finiamo di utilizzarli, dove dobbiamo buttare la confezione? Dal 1° gennaio 2023 è in vigore l’obbligo di etichettatura ambientale per tutti gli imballaggi, comprensiva di indicazioni chiare per il corretto smaltimento a fine vita. Generalmente i solari sono contenuti in flaconi o tubetti che vanno conferiti nella raccolta della plastica; se si tratta di una bomboletta spray metallica, invece, va messa assieme alle lattine e il tappo nella plastica, ma occorre comunque informarsi sulle modalità di raccolta locali che talvolta prevedono il conferimento di diversi materiali insieme. Un aiuto può arrivare dall’app Junker: mediante la lettura del codice a barre ci permette di capire come differenziare la nostra confezione nei diversi comuni.
Attenzione infine: se il prodotto non è esaurito e riporta l’indicazione di materiale infiammabile e pericoloso, allora dev’essere portato nei centri di raccolta comunali in quanto rifiuto urbano pericoloso.