Attraverso la Legge n. 49/2023 – che è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 104 del 5 maggio 2023 – in Italia è stato introdotto l’equo compenso per i liberi professionisti. La norma ha il merito di porsi un obiettivo molto preciso: garantire ai liberi professionisti un compenso adeguato al valore della loro prestazione. Ma soprattutto ha lo scopo di rafforzare la loro tutela, nel momento in cui sottoscrivono dei contratti con determinate imprese, che costituiscono dei contraenti forti per natura e dimensione.
La legge sull’equo compenso prevede alcune regole e determinati standard minimi, ai quali le pubbliche amministrazioni e le aziende devono sottostare obbligatoriamente. Lo scopo dell’equo compenso – come si può dedurre anche dal nome – è quello di garantire la corretta retribuzione a quanti svolgono un lavoro di tipo intellettuale.
Indice
In cosa consiste l’equo compenso dei professionisti
Ma in cosa consiste l’equo compenso? Come si fa a definire se il valore pattuito per un lavoro intellettuale sia realmente corretto? In estrema sintesi si ritiene equo il compenso proporzionato con la quantità e la qualità del lavoro svolto. I parametri da prendere in considerazione per determinare il valore della prestazione professionale, inoltre, sono il suo contenuto e le sue caratteristiche. L’ammontare del compenso, inoltre, deve essere conforme a quanto previsto dai decreti ministeriali per le varie categorie di professionisti.
Attraverso la normativa sull’equo compenso il legislatore vuole salvaguardare il professionista, che, almeno nella maggior parte dei casi, si ritrova ad essere in una situazione di debolezza contrattuale, soprattutto quando si trova contrapposto alla Pubblica Amministrazione o ad altri committenti forti, come possono essere le assicurazioni, le banche e le imprese con più di 50 dipendenti o con un fatturato che risulti essere superiore a 10 milioni di euro.
Il compenso più corretto
In altre parole l’equo compenso costituisce il riconoscimento del compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto. Più di una volta, soprattutto nel corso degli ultimi anni, è stato modificato il calcolo delle tariffe e dei parametri adottati per provvedere alla determinazione dei diversi compensi professionali.
A seguito della liberalizzazione delle tariffe, che è avvenuta nel 2006, per determinare gli importi delle prestazioni sono stati definiti alcuni parametri professioni attraverso un decreto ministeriale. Potrà essere ritenuto equo il compenso definito con un professionista se lo stesso viene proporzionato ai seguenti elementi:
- la qualità e la quantità del lavoro che deve essere svolto;
- le caratteristiche ed il contenuto della prestazione professionale;
- compensi previsti dalla disciplina ministeriale, ai sensi dei D.M. 140/2012 e D.M. 17 giugno 2016.
Sostanzialmente per i liberi professionisti l’equo compenso esisteva già. Ma non era previsto alcun obbligo per le aziende e coinvolgeva unicamente i lavoratori iscritti ad un ordine professionale. Ora come ora, invece, l’equo compenso coinvolgerà i professionisti per i quali esiste un ordine professionale ma anche quelli che l’ordine non lo hanno. Ossia le cosiddette professioni non ordinistiche. Entrando un po’ più nel dettaglio, i compensi dovranno risultare conformi a quanto previsto dai parametri professionali nei seguenti casi:
- i valori dell’equo compenso, per quanto riguarda i liberi professionisti iscritti ad un ordine professionale, risultano essere quelli indicati dal Decreto Ministeriale n. 140 del 2012. A questa regola c’è un’eccezione, costituita dagli avvocati, per i quali, nel corso del 2022, l’ordine ha introdotto i parametri aggiornati;
- nel caso in cui i liberi professioni non dovessero appartenere ad un ordine, i valori dell’equo compenso verranno stabiliti attraverso un decreto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy di prossima emissione.
Parametri professionali: in cosa consistono
Cosa sono i parametri professionali? Costituiscono, in estrema sintesi, dei criteri ministeriali utilizzati per determinare l’equo compenso per le prestazioni effettuate da alcune categorie di professionisti, ad esempio le adeguate tariffe degli avvocati. I suddetti parametri servono per calcolare il valore della prestazione effettuata dal singolo professionista, in base alla quantità e alla qualità del lavoro che deve svolgere. E che sia, inoltre, parametrato al contenuto e alle caratteristiche di quella determinata prestazione professionale.
Volendo sintetizzare al massimo, questo significa che l’equo compenso si basa sui parametri previsti direttamente dai vari decreti ministeriali. Qui, però, è da segnalare un risvolto negativo della novità: sarà necessario effettuare un importante lavoro di aggiornamento. La normativa sull’equo compenso, infatti, prevede che i parametri di riferimento vengono aggiornati ogni due anni su proposta dei vari Consigli nazionali degli Ordini o Collegi professionali.
Quando deve essere applicato l’equo compenso
Quando deve essere applicata la legge sull’equo compenso? La normativa trova la sua applicazione nei rapporti professionali che coinvolgono direttamente le prestazioni d’opera intellettuale ai sensi dell’articolo 2230 del Codice civile e che siano regolati da convenzioni e relativi allo svolgimento dell’attività professionale anche in forma associata o societaria. La prestazione professionale deve essere svolta a favore di:
- banche, assicurazioni e loro controllate o mandatarie;
- aziende con più di 50 lavoratori;
- aziende con ricavi superiori a 10 milioni di euro;
- pubblica amministrazione e società a partecipazione pubblica.
Le tutele previste per i professionisti
Nel caso in cui le norme relative all’equo compenso vengano violate, i liberi professionisti hanno la possibilità di impugnare davanti al tribunale competente qualsiasi tipo di accordo che preveda un compenso non equo. Il professionista ha la possibilità di chiedere l’annullamento degli accordi e può chiedere che il compenso venga rideterminato rispettando i parametri imposti dal Ministero.
Nel momento in cui il giudizio è terminato, al professionista spetterà la differenza tra quanto già percepito e l’equo compenso. Potrà essere riconosciuto anche un indennizzo ed un risarcimento per l’eventuale maggiore danno.
Le sanzioni degli ordini professionali
Sono previste, inoltre, delle sanzioni da parte degli ordini professionali nei confronti dei professionisti che non applicano le disposizioni previste dall’equo compenso. Nel caso in cui i professionisti dovessero pattuire un compenso non equo sono soggetti a delle sanzioni disciplinari dei rispettivi ordini.
Gli ordini professionali ed i collegi sono tenuti a rivedere il Codice deontologico, provvedendo ad inserire delle sanzioni per i professionisti che consegnano dei preventivi non equi e che non siano proporzionati alla prestazione professionale richiesta.