Modello F24, nuove regole dal 2026: come dovrà essere gestito

Tra conferme e novità il Modello F24 è destinato a cambiare volto nel 2026, soprattutto nella gestione delle compensazioni. Vediamo quali sono le novità più rilevanti

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

La compilazione del Modello F24 richiede la massima attenzione da parte dei contribuenti, che lo devono utilizzare per evitare di commettere degli errori. Una qualsiasi svista potrebbe avere delle conseguenze pesanti: inviare un pagamento ad un ente sbagliato, solo per fare un esempio, potrebbe potrebbe determinare l’irrogazione di una sanzione per un omesso pagamento.

Tra gli errori più comuni che si possono effettuare nella compilazione del Modello F24 ci sono il codice fiscale e il codice tributo. O, ancora, l’anno di riferimento. Sottolineiamo che ognuno di questi dati deve essere inserito con la massima attenzione, in modo da effettuare il pagamento corretto non solo per quanto riguarda la cifra dovuta, ma anche sotto il profilo dei riferimenti corretti.

Le novità più importanti del 2026, però, sono legate alla nuova gestione delle compensazioni: non sarà più possibile effettuare quelle verticali. I contribuenti non potranno utilizzare dei crediti Iva per coprire i contributi dovuti all’Inps o i premi Inail. Questo comporta un importante cambio di passo nella gestione delle imposte nel corso del prossimo anno.

Quando si deve utilizzare il Modello F24

Volendo sintetizzare al massimo il Modello F24 è una delega di pagamento unificata, che deve essere utilizzata per pagare:

Come effettuare il pagamento

Ad eccezione dei contribuenti titolari di una partita Iva – che sono obbligati ad effettuare il pagamento telematicamente – negli altri casi è possibile effettuare il pagamento utilizzando la modalità cartacea, purché l’importo da versare sia inferiore a 1.000 euro. Il versamento può essere effettuato tranquillamente presso uno sportello bancario o alla posta: allo sportello non potranno rifiutarsi di eseguire il pagamento.

In questo contesto, però, è importante stare attenti al saldo da versare: nel momento il Modello F24 dovesse superare i 1.000 euro, è necessario addebitare il pagamento sul proprio conto corrente. Quindi l’operazione può essere effettuata con il modello cartaceo, se si è un privato, ma superati i 1.000 euro bisogna far addebitare il tutto sul proprio conto corrente. In alternativa è sempre possibile utilizzare i servizi di home banking del proprio istituto.

La situazione inizia a diventare leggermente differente nel momento in cui il saldo dovesse essere a zero, perché sono stati compensati dei crediti: il pagamento dovrà passare direttamente dai canali telematici dell’Agenzia delle Entrate. La gestione della pratica potrà essere effettuata direttamente dal contribuente o potrà appoggiarsi da un professionista abilitato, che chiederà un compenso per la propria attività.

Come rateare i tributi

Attraverso il Modello F24 è possibile rateare i tributi, ma è necessario che il legislatore lo permetta di fare (se manca questa disposizione, è necessario effettuare il versamento in un’unica soluzione).

Alcune imposte, infatti, prevedono la possibilità di rateizzare i versamenti con delle rate di pari importo a scadenza mensile. In questo caso, però, è necessario mettere in conto il pagamento dei relativi interessi.

La rateizzazione non dovrà obbligatoriamente coinvolgere tutti gli importi che il contribuente deve all’Erario a titolo di saldo o di acconto, ma ne può coinvolgere solo una parte.

Compensazioni 2026, le regole diventano più stringenti

Nel 2026 i contribuenti dovranno fare più attenzione a portare in compensazione i crediti fiscali per pagare dei debiti di natura diversa. È possibile, per esempio, compensare un credito Iva con un debito Irpef o un credito che scaturisce dalla dichiarazione dei redditi con dei contributi previdenziali. La compensazione è un ottimo strumento che permette di semplificare i rapporti che intercorrono tra il fisco ed i singoli contribuenti, ma a partire dal prossimo anno ci saranno delle regole più stringenti.

A partire dal 1° luglio 2026 non sarà più possibile compensare dei crediti fiscali con i debiti previdenziali che devono essere versati all’Inps o i premi assicurativi dell’Inail. È stata bloccata, in altre parole, la compensazione orizzontale verso questi enti. I contributi dovranno essere pagati materialmente, anche in presenza di un credito fiscale.

I contribuenti, ad ogni modo, potranno ancora continuare ad effettuare la compensazione verticale: è possibile utilizzare un credito Iva per saldare un debito Iva maturato successivamente.

Ma non solo: scenderà il limite per accedere alle compensazioni, che passerà da 100.000 euro a 50.000 euro. Nel caso in cui il contribuente dovesse avere dei debiti fiscali iscritti a ruolo per un importo superiore a 50.000 euro, non potrà effettuare alcun tipo di compensazione fino a quando non avrà regolarizzato la propria posizione. Anche questo limite si andrà ad applicare a partire dal 1° luglio 2026 ed è una sorta di valvola di sicurezza, che servirà ai contribuenti con dei debiti rilevanti di evitare di effettuare il pagamento.

Anche nel 2026 rimane in vigore l’obbligo di mettere in pagamento il Modello F24 a zero o con degli importi a compensazione (anche quando il saldo è positivo) attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate.

Quando può avvenire il blocco dei pagamenti

L’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di bloccare per 30 giorni il pagamento di un Modello F24: a prevederlo è la Legge n. 205/2017, che permette agli uffici tributari di verificare se esistono dei profili di rischio in relazione alle compensazioni che vengono effettuate.

Se a seguito di questi controlli effettuati non dovessero emergere delle irregolarità, il pagamento viene eseguito.

Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate dovesse bloccare il tutto, la delega di pagamento non è eseguita e i versamenti e le compensazioni si considerano non effettuati (ad attuare questa disposizione è il provvedimento n. 195385/2018 del 28 agosto 2018 dell’Agenzia delle Entrate).

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