Concordato preventivo biennale, via alla proroga e stop ai forfettari

Proroga fino al 30 settembre per il concordato biennale, ma stop ai forfettari. Più tasse per redditi alti, nuove regole per professionisti e stretta sulle sanzioni

Pubblicato: 14 Marzo 2025 09:03

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il Consiglio dei Ministri ha rimescolato le carte e ha deciso di concedere più tempo ai contribuenti per salire a bordo del concordato preventivo biennale. La scadenza si allunga fino al 30 settembre 2025, ma c’è un dettaglio che non farà piacere a tutti: i forfettari restano fuori dal gioco.

Dal 2025, chi aderisce a questo regime fiscale non potrà più beneficiare di tale strumento. Scelta motivata dalla scarsa adesione dell’anno precedente e dalle pressioni delle associazioni di categoria.

Concordato preventivo biennale, stop ai forfettari

Fine della corsa per i forfettari. Dal 2025, chi opera con questo regime fiscale dovrà dire addio al concordato preventivo biennale. La scelta non è casuale: le adesioni nel 2024 sono state poche e le associazioni di categoria hanno fatto pressioni per eliminarli dalla partita. Un’adesione che, per loro, durava solo un anno anziché due, rendendo il meccanismo meno appetibile.

Due mesi in più per aderire

La scadenza per accettare la proposta dell’Agenzia delle Entrate si allunga di due mesi, dal 31 luglio al 30 settembre. Una boccata d’aria per i commercialisti, che già temevano il solito ingorgo estivo di scadenze. Per chi ha un periodo d’imposta diverso dall’anno solare, la proroga si allinea all’ultimo giorno del nono mese successivo alla chiusura dell’esercizio. Una mossa che evita di far collassare gli studi professionali sotto una montagna di adempimenti tutti nello stesso momento.

Semplificazioni negli adempimenti tributari

Tra le modifiche che puntano a mettere ordine nel caos fiscale, spunta una stretta sulle scadenze delle Certificazioni Uniche per i lavoratori autonomi. Dal 2026, questi documenti dovranno essere inviati all’Agenzia delle Entrate entro il 30 aprile dell’anno successivo, senza possibilità di deroghe.

Modifica dell’imposta sostitutiva

Chi aderisce al concordato preventivo biennale dovrà tenere d’occhio l’imposta sostitutiva, perché il Fisco ha deciso di rendere il gioco un po’ più costoso per chi supera certe soglie. Se il reddito dichiarato è più alto di 85 mila euro rispetto a quello dell’anno precedente, l’extra sarà tassato in modo più salato: 43% per gli Irpef, 24% per gli Ires. Si tratta di una stretta che riguarda chi parteciperà al concordato nel biennio 2025-2026.

Nuove cause di esclusione e cessazione

Il recinto delle esclusioni dal concordato si allarga. Fuori dai giochi i professionisti che dichiarano redditi da lavoro autonomo ma fanno parte di una società tra professionisti, di un’associazione professionale o di una società tra avvocati, a meno che tutto il gruppo non entri nel meccanismo per gli stessi periodi d’imposta. Basta che un socio si tiri indietro e l’intero schema crolla, senza possibilità di appello.

Non finisce qui. Sono state introdotte nuove cause di cessazione dal regime. Se un socio lascia il concordato, la società perde automaticamente il diritto di restarci. E vale anche il contrario: se la società viene esclusa, i singoli soci devono farsene una ragione e abbandonare il regime.

Infine, il decreto ha deciso di mettere qualche paletto in più sui conferimenti. Il concordato si blocca solo se il passaggio riguarda un’azienda o un suo ramo. Se un socio mette semplicemente denaro sul tavolo, il meccanismo resta in piedi senza intoppi.

Cambiamenti nelle sanzioni e nella giustizia tributaria

La partita delle sanzioni si fa più interessante. Arrivano modifiche sui diritti di confine e sulle locazioni, con un ritocco alle multe per chi dimentica di registrare i contratti. Non basterà più far finta di niente, perché ora c’è una soglia minima che scatta anche in caso di mancata registrazione. Sul fronte della giustizia tributaria, cambia anche la conciliazione giudiziale per i ricorsi in Cassazione, rendendo il meccanismo più accessibile anche ai vecchi contenziosi che aspettavano da tempo un punto di svolta.

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