Il riscaldamento si accenderà dopo: Italia divisa in 6 zone, le date

Sono tre le grandi novità in arrivo in merito alle regole sul riscaldamento per questo autunno-inverno: ecco cosa prevede il Piano Cingolani

Pubblicato: 9 Settembre 2022 07:00Aggiornato: 21 maggio 2024 15:59

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Passeremo un inverno al freddo? No, questo pericolo non c’è. Il governo assicura che, grazie al Piano messo a punto dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, saremo salvi. Attraverso nuove rotte per le forniture di gas, stoccaggi, alternative al gas stesso, rigassificatori, rinnovabili e più regole quotidiane di risparmio, oltre a qualche sacrificio, riusciremo a vivere una stagione invernale quasi normale.

Il Piano prevede 3 grandi cambiamenti nelle nostre abitudini: 1°C in meno nel riscaldamento di case e edifici commerciali – 19°C per tutti gli edifici, e 17°C per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, con 2°C di tolleranza per entrambi; 15 giorni in meno di riscaldamento in un anno (viene cioè posticipata di 8 giorni la data di inizio e anticipata di 7 giorni la data di fine), e 1 ora in meno di termosifoni accesi al giorno, secondo le diverse zone climatiche in cui è suddivisa l’Italia.

Quella della divisione in zone climatiche per la nostra penisola non è assolutamente una novità, come invece ci è capitato di leggere su qualche giornale. Si tratta invece di una prassi consolidata nel tempo, che tiene chiaramente conto delle diversità climatiche dello Stivale, da Nord a Sud.

Le novità riguardano invece le 3 nuove misure dette, che ci porteranno a risparmiare sul consumo di gas, sul costo in bolletta, e anche sull’inquinamento ambientale.

Le 6 zone climatiche in cui è divisa l’Italia

Dicevamo che il territorio nazionale è suddiviso in 6 zone climatiche, da A a F, in base alla media delle temperature giornaliere. Questo permette di valutare quale sia il fabbisogno termico per ciascuna area, così da ottimizzare i consumi, le emissioni di CO2 nell’atmosfera e l’impatto economico dell’approvvigionamento energetico.

Il D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993 ha introdotto, in base al calcolo dei gradi-giorno, queste 6 zone climatiche sul territorio italiano:

La zona A è quella con i climi più caldi, cui appartengono ad esempio i Comuni di Lampedusa e Porto Empedocle in Sicilia, mentre la zona F sono le aree più fredde, e cioè i Comuni delle Alpi e alcuni comuni dell’Appenino.

Quando si accende il riscaldamento: le date per zona

Considerata la riduzione di un’ora al giorno per il riscaldamento, e di 15 giorni complessivi in un anno, ecco quando potremo accendere i termosifoni nelle diverse zone:

. Zona A: riscaldamento acceso 5 ore al giorno dall’8 dicembre al 7 marzo
. Zona B: riscaldamento acceso 7 ore al giorno dall’8 dicembre al 23 marzo
. Zona C: riscaldamento acceso 9 ore al giorno dal 22 novembre al 23 marzo
. Zona D: riscaldamento acceso 11 ore al giorno dall’8 novembre al 7 aprile
. Zona E: riscaldamento acceso 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile
. Zona F: nessuna limitazione.

Ecco la tabella con i colori che indicano rapidamente la zona climatica di appartenenza:

Indipendenza dalla Russia

L’Italia può dirsi oggi sempre più indipendente dalla Russia per quanto riguarda le forniture di gas. La crisi successiva allo scoppio della guerra in Ucraina è un dramma (sfiorato) passato. Un risultato ottenuto anche grazie a Piombino, come ha spiegato l’Ad di Snam, Stefano Venier.

“Aumentando le forniture di gas dall’Algeria e portando a pieno regime il Tap, abbiamo compiuto importanti passi per renderci indipendenti dalla Russia: nel 2023 eravamo già scesi sotto al 5% rispetto al 14% del resto d’Europa”.

Piombino, come detto, ha giocato un ruolo in questo processo, dal momento che nell’estate 2023 è stato avviato il nuovo rigassificatore. A inizio 2025, invece, entrerà in funzione la nave di Ravenna: “Puntiamo a coprire il 40% della domanda nazionale attraverso importazioni di Gnl rispetto al 15% del passato”.

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