Sprechi e cattiva burocrazia ci costano 225 miliardi l’anno

Secondo le stime della Cgia di Mestre, gli sprechi e le inefficienze della nostra Pubblica amministrazione ostacolano la modernizzazione del Paese

Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

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Il cattivo funzionamento della nostra Pubblica amministrazione grava su famiglie e imprese per almeno 11 punti di Pil ovvero 225 miliardi di euro all’anno. Sono le stime dell’Ufficio studi della Cgia, secondo cui è sbagliato generalizzare, visto che anche la nostra PA può contare su punte di eccellenza centrali e locali che ci sono invidiate in molti paesi europei. Ma gli sprechi, gli sperperi e le inefficienze presenti nella nostra burocrazia pubblica sono una amara realtà “che, purtroppo, hanno e continuano a ostacolare la modernizzazione del Paese”.

Sprechi ed inefficienze nella Pa: le cause

Al dato l’associazione arriva sommando i risultati di una serie di analisi sulle inefficienze e gli sprechi che caratterizzano la nostra Pubblica Amministrazione:

E’ evidente, spiega la Cgia, “che questi malfunzionamenti, tratti da fonti diverse, non si possono sommare, innanzitutto perché sono riferiti ad anni diversi e in secondo luogo perché in alcuni casi le aree di queste analisi si sovrappongono. Tuttavia, queste accortezze non pregiudicano la correttezza della riflessione espressa. Ovvero, che l’ammontare degli effetti generati dal cattivo funzionamento della nostra PA ha dimensioni tali da ritenerla responsabile del livello di arretratezza che caratterizza la nostra macchina pubblica rispetto a quelle dei nostri principali competitor commerciali”.

Sprechi per almeno 225 miliardi l’anno

Mettendo in fila i risultati di alcune analisi condotte da una mezza dozzina di istituzioni molto autorevoli, riporta la Cgia, il danno economico per famiglie e imprese sarebbe di almeno 225 miliardi di euro all’anno. A titolo di esempio, quest’ultima è una cifra ha una dimensione:

Male soprattutto in Basilicata, Campania e Calabria

Anche dal confronto tra tutte le regioni dei paesi UE emerge che anche a livello territoriale non brilliamo per qualità ed efficienza. Su 208 regioni europee, la prima realtà italiana la scorgiamo al 100° posto ed è la Provincia Autonoma di Trento. Seguono al 104° le strutture pubbliche del Friuli Venezia Giulia, al 109° quelle del Veneto e al 117° quelle della Provincia di Bolzano.

Sconsolante è la situazione che emerge dalle nostre regioni del Sud. Delle ultime 20 posizioni di questa graduatoria europea, ben 5 sono occupate dalle nostre regioni del Mezzogiorno: la Puglia è al 190°, posto, la Sicilia al 191°, la Basilicata al 196°, la Campania al 206° e la Calabria, penultima a livello europeo, al 207° posto.

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