Nuove tasse sul diesel, col riallineamento delle accise sarà uguale alla benzina

Il governo pensa al riallineamento delle accise di diesel e benzina nella prossima manovra, una mossa che potrebbe portare a una stangata da 3 miliardi

Pubblicato: 1 Ottobre 2024 17:46

Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Nella nuova Manovra il governo starebbe pensando di dire addio alle accise “agevolate” per il gasolio, portando di fatto al riallineamento tra diesel e benzina. La traduzione, dal politichese al pratico, è l’aumento delle tasse con conseguente impennata dei prezzi che porteranno il diesel a non essere più conveniente come una volta per i possessori di vetture a gasolio. Una mazzata stimata di 3 miliardi per le tasche degli italiani.

Cos’è il riallineamento delle accise

La prossima legge di Bilancio potrebbe portare con sé novità non molto liete per le famiglie italiane, soprattutto quelle che possiedono un mezzo alimentato a gasolio. Se la data del 2035, anno in cui le vetture endotermiche saranno bandite, si avvicina sempre più nonostante il tentativo di ripensamento di Urso, il governo cerca di cautelarsi come può.

E dopo aver pensato anche alle accise sull’elettrico, quello del riallineamento delle tasse tra benzina e diesel è il passaggio successivo. In poche parole, a oggi le aliquote del gasolio sono più basse rispetto a quelle della benzina, ecco spiegato il perché della differenza marcata di prezzo alla pompa.

L’intenzione del governo Meloni sarebbe quella di tagliare lo sconto, si fa per dire, per allineare le tasse dei carburanti più scelti dagli italiani. Sulla benzina le imposte (accise e Iva) salgono e pesano per il 60% sul prezzo finale, mentre quelle per il gasolio per il 56,2%. Una differenza “minima”, che però ha i suoi risultati.

Infatti, secondo i numeri dei consumi di carburante dal 2000 al 2023 è cambiata l’abitudine di rifornimento. Se nel 2000 erano stati utilizzati 22,4 miliardi di litri di benzina e 22,1 miliardi di gasolio, nel 2023 le cose sono andate diversamente, con la verde scesa a 11,1 miliardi e il diesel salito a 28 miliardi.

Una stangata da 3 miliardi

Un’occasione ghiotta per l’esecutivo che vede all’orizzonte il modo per battere cassa. Situazione che però si traduce con una vera e propria stangata ai danni dei consumatori. Assoutenti, per prima, infatti sottolinea come l’aumento delle accise per il gasolio si tradurrebbe in aumenti dei costi di circa 3 miliardi.

“No all’aumento delle accise per gasolio. Sarebbe una stangata da 3,1 miliardi di euro sugli automobilisti”, ha spiegato Assoutenti, che boccia l’ipotesi di rialzo delle accise sul gasolio. Il presidente Gabriele Melluso ha infatti sottolineato: “Su ogni litro di gasolio acquistato dagli automobilisti italiani il 56,1%, pari a 0,91 euro al litro ai prezzi attuali, se ne va in tasse a titolo di Iva e accise. Situazione anche peggiore per la benzina, dove la tassazione pesa per il 59,8%, pari a 1,04 euro per ogni litro di verde”.

Cifre che già nel 2023 hanno portato a un esborso di 38 miliardi di euro a causa della tassazione (Iva e accise) che grava sui carburanti venduti in Italia, ha spiegato Melluso. L’allarme è chiaro: “Oggi l’accisa sulla benzina è pari a 0,728 euro al litro, quella sul gasolio a 0,617 euro/litro: un eventuale allineamento delle accise sul gasolio al livello di quelle in vigore sulla benzina, farebbe aumentare il prezzo ai distributori ed equivarrebbe ad un maggior esborso paria 5,5 euro a pieno, determinando una stangata totale sugli automobilisti da 3,1 miliardi di euro all’anno, qualora i consumi di diesel si mantenessero ai livelli del 2023”.

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