La rendita del patrimonio del Vaticano è di 38 milioni all’anno: dove investe Papa Francesco

Dai dati Apsa emerge che il dividendo del patrimonio del Vaticano staccato al Papa è stato di 37,9 milioni nel 2023, con l’utile netto della Santa Sede che è stato di 45,9 milioni.

Pubblicato: 30 Luglio 2024 20:02

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Papa Francesco ha avuto, nel 2023, degli introiti nettamente più alti rispetto all’anno precedente. A confermare quanto detto ci sono i dati diffusi dall’Apsa, Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, ovvero l’ente del Vaticano che ha il compito di gestire il patrimonio della Santa Sede, sia in Italia che all’estero. Entrando più nello specifico, il patrimonio del Vaticano ha reso 37,9 milioni a Papa Francesco nel 2023, con il dividendo che solo l’anno precedente era pari a 32,3 milioni. L’aumento è, come detto, netto, con la Santa Sede che nel 2023 ha registrato un utile netto di 45,9 milioni, versando al Fisco italiano 9 milioni di imposte, 6 per l’Imu e 3 per l’Ires.

Il portafoglio del Vaticano e del Papa

Apsa, alla fine del 2023, gestiva un patrimonio di circa 2,9 miliardi che facevano, e fanno, riferimento a due specifiche macro aree, ovvero:

In cosa investe il Vaticano

Papa Francesco ha in più occasione ribadito che il Vaticano ha l’obbligo di fare investimenti definiti dallo stesso come “da vedove”. Tradotto vuol dire che l’Apsa può compiere mosse di mercato improntate al rispetto della Dottrina Sociale della Chiesa, ovvero evitando finalità di natura speculativa e muovendosi verso investimenti a basso rischio e dal confermato impatto sociale. Questa modalità operativa ha portato, nel 2023, a un fatturato di 27,6 milioni, recuperando la perdita di 6,7 milioni che c’era stata nel 2022.

Il Papa e l’obolo di San Pietro

I dati 2023 sono stati così commentati dal presidente dell’Apsa, l’arcivescovo Giordano Piccinotti: “Sono stati raggiunti nella convinzione di dover lavorare costantemente a un aumento del flusso di reddito, per la copertura delle spese, senza intaccare il patrimonio della Santa Sede e senza prevedere la vendita di immobili istituzionali”.

Inoltre, anche la finanza vaticana, così come quella italiana, ha cercato di proteggersi dall’aumento degli oneri pensionistici registrato nel corso degli ultimi anni. Nel 2023, infatti, ben 90 dei 103 milioni di donazioni dirette al Pontefice, il famoso Obolo di San Pietro, sono state destinate al supporto delle attività espletate dalla Santa Sede.

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