Il Consiglio di Stato ha bocciato i cartelloni dei prezzi medi dei carburanti che i benzinai sono obbligati a esporre presso le stazioni di rifornimento dall’agosto scorso. Una decisione, quella della Corte, che dà ragione ai distributori che più volte nel corso degli ultimi mesi si erano opposti alla misura, soprattutto a causa delle elevate sanzioni in caso di mancata esposizione dei cartelli, ma che non li mette del tutto al bando dato che lo stop è arrivato soltanto per una parte dell’articolo che regolava l’utilizzo delle tabelle a scopo informativo.
Cosa cambia dunque per i distributori e per i consumatori finali? Sulla decisione del Consiglio di Stato è arrivata la precisazione del Mimit che però, come spesso accade, deve fare i conti con le polemiche conseguenti. Soprattutto quella sollevata dal Codacons.
Bocciati i cartelli dei prezzi medi
Nella sentenza numero 1806 pubblicata il 23 febbraio 2024 dal Consiglio di Stato è stata resa nota la decisione di accogliere il ricorso in appello proposto dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, ma con una parziale riforma rispetto a quanto stabilito dal decreto pubblicato nel 2023. Il Consiglio, infatti, ha ritenuto di bocciare parte del decreto dello scorso 31 marzo in cui era regolamentata l’esposizione dei cartelli dei prezzi medi dei carburanti presso i distributori, con multe sostanziose e minaccia di chiusura delle stazioni di rifornimento in caso di recidiva.
Una misura che non aveva di certo fatto piacere agli addetti ai lavori del settore, che subito si erano opposti. E tra ricorsi e contro ricorsi, che avevano anche portato a una momentanea sospensione dell’esposizione, è arrivata la decisione sulla bocciatura. Seppur parziale.
Infatti, con la sentenza del 23 febbraio 2024, il Consiglio di Stato si è opposto all’esposizione giornaliera dei cartelli, poiché definita una “prescrizione manifestamente irragionevole e sproporzionata”. Il Consiglio, infatti, reputa non necessaria l’informazione, dato che il consumatore può collegarsi al sito del ministero per vedere quale distributore applica un prezzo minore di benzina e diesel.
Per tale motivo, spiega la Corte, l’articolo 7 del decreto è da considerarsi “illegittimo”, stabilendo che “deve essere annullato“. Secondo il Consiglio di Stato, inoltre, l’esposizione di una pluralità di prezzi, come già rilevato dall’Antitrust, “può confondere il consumatore invece di aiutarlo ad assumere la soluzione migliore nel proprio interesse. A ben vedere il tema e’ davvero complesso”.
La precisazione del Mimit sulla bocciatura
Una decisione netta, come detto, che però non porta alla pensione dei cartelli dei prezzi medi dei carburanti. Infatti, dopo un primo momento di confusione, il Ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit) ha chiarito che l’articolo annullato è solo quello che prevede la cadenza giornaliera dell’obbligo di esposizione del cartell.
Da fonti Mimit si apprende che gli uffici stanno già provvedendo alla riformulazione dell’articolo 7 in modo da prevedere una diversa cadenza.
Un’altra soluzione, invece, potrebbe essere quella di posizionare in evidenza, direttamente sugli impianti, un QR-code che rinvii al sito del Ministero nella parte in cui fornisce le informazioni sui prezzi praticati in zona.
Anche il Codacons boccia i cartelli sui prezzi medi
A bocciare l’esposizione dei cartelli sui prezzi medi c’è anche il Codacons, che si era battuto in prima persona col suo presidente Carlo Rienzi per lo stop al decreto. Un obbligo che, riferisce il coordinamento delle associazioni che tutelano i consumatori, non ha avuto gli effetti sperati sul fronte del contenimento dei listini alla pompa”.
“L’esecutivo, soprattutto in vista delle festività e degli esodi legati alle vacanze, deve assolutamente studiare un provvedimento che blocchi i rincari speculativi dei carburanti che puntualmente si verificano in occasione delle partenze degli italiani” ha sottolineato Rienzi che per conto del Codacons chiede “uno strumento davvero efficace per ridurre automaticamente il peso di Iva e accise quando sale il prezzo industriale di benzina e gasolio, per evitare un’altra forma di speculazione, quello dello Stato che aumenta le proprie entrate grazie ai rincari dei carburanti”.