Nel secondo trimestre del 2024, il prodotto interno lordo del paese, al netto degli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto al secondo trimestre del 2023. Questo dato è stato confermato dall’Istat, che ha confermato così le stime preliminari dei mesi scorsi.
La crescita è attribuibile in parte alle componenti della domanda nazionale: i consumi delle famiglie e gli investimenti hanno contribuito positivamente per 0,1 punti percentuali ciascuno, mentre la spesa delle Amministrazioni Pubbliche ha avuto un impatto negativo di 0,1 punti. Questo effetto positivo è stato parzialmente compensato dal contributo negativo della domanda estera netta, che ha sottratto 0,3 punti alla crescita del Pil.
I dati dei settori
Il report attuale conferma quindi i dati provvisori di luglio. Nel secondo trimestre si osservano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto in alcuni settori: l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca hanno registrato una diminuzione dell’1,7%, mentre l’industria in senso stretto è calata dello 0,8%.
Al contrario, il comparto delle costruzioni è aumentato dello 0,6%, così come il commercio, la riparazione di veicoli, il trasporto, il magazzinaggio, l’alloggio e la ristorazione (+0,5%). Anche i servizi di informazione e comunicazioni sono cresciuti dello 0,6%, seguiti dalle attività finanziarie e assicurative (+0,2%), dalle attività immobiliari (+0,8%), dall’amministrazione pubblica, difesa, istruzione e sanità (+0,1%), e dalle attività artistiche, di intrattenimento e altri servizi (+0,1%). Il valore aggiunto delle attività professionali è rimasto stabile.
Aumentano gli investimenti in questi settori
Dal lato della domanda, nel secondo trimestre si è registrata una diminuzione congiunturale delle esportazioni di beni e servizi dell’1,5%, mentre gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,3%. I consumi finali nazionali sono rimasti stabili e le importazioni sono calate dello 0,6%. Per quanto riguarda i consumi finali, la spesa delle famiglie residenti e delle Istituzioni Sociali Private è cresciuta dello 0,2%, mentre la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) è diminuita dello 0,5%.
L’aumento degli investimenti è stato principalmente alimentato dalla spesa per impianti, macchinari e armamenti, che è cresciuta dell’1,1%, con un incremento dell’1,7% per la componente relativa ai mezzi di trasporto. Anche la spesa in fabbricati non residenziali e altre opere ha visto una crescita dell’1,8%. Tuttavia, gli investimenti in abitazioni sono diminuiti dell’1,1% e quelli in prodotti di proprietà intellettuale dello 0,9%. Gli investimenti in risorse biologiche coltivate sono rimasti stabili.
La spesa delle famiglie sul territorio economico è aumentata congiunturalmente dello 0,3%. In dettaglio, gli acquisti di beni durevoli sono saliti dello 0,5%, quelli di servizi dell’1,3%, e quelli di beni semidurevoli dello 0,6%. Tuttavia, si è osservata una diminuzione dell’1,4% negli acquisti di beni non durevoli.
Unc: “Dato allarmante, il Paese è fermo”
Il Pil è quindi cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, ma i consumi finali nazionali sono stazionari. “Dato allarmante! Il Paese è fermo. I consumi finali nazionali non crescono sul trimestre precedente e addirittura scendono dello 0,1% sul secondo trimestre 2023. Insomma, i consumi, che rappresentano il 60% del Pil, forniscono un contributo nullo alla crescita” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Inevitabile, quindi, che in queste condizione l’Italia cresca solo dello zero virgola. Urge una manovra che concentri le poche risorse disponibili ad aiutare le famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, colpite più di tutte le altre dal caro vita. L’inflazione è ora relativamente bassa, ma il decollo dei prezzi del 2022 pesa ancora come un macigno sulle tasche degli italiani” conclude Dona.
Salgono i prezzi dell’industria
Crescono poi i prezzi alla produzione dell’industria che sono aumentati congiunturalmente per il terzo mese consecutivo, principalmente a causa dei rialzi dei prezzi dei prodotti energetici, con un impatto significativo dell’aumento dei costi della fornitura di energia elettrica sul mercato interno. Escludendo la componente energetica, i prezzi sono rimasti sostanzialmente stabili.
Come afferma l’Istat, a luglio 2024 i prezzi alla produzione dell’industria sono aumentati dell’1,3% su base mensile, mentre hanno registrato una diminuzione dell’1,1% su base annua, rispetto al -2,5% di giugno. Sul mercato interno, i prezzi sono saliti del 2,0% rispetto a giugno e sono diminuiti dell’1,6% su base annua, rispetto al -3,5% del mese precedente. Escludendo il comparto energetico, i prezzi hanno mostrato un incremento congiunturale modesto dello 0,1% e una flessione tendenziale dello 0,4%, rispetto al -1,0% di giugno.
Industria, dove si registrano gli aumenti
A luglio 2024, tra le attività manifatturiere, il settore con la flessione tendenziale più significativa è quello del coke e dei prodotti petroliferi raffinati nell’area euro, con una diminuzione del 6,6%. In tutti e tre i mercati si osservano cali per articoli in gomma e materie plastiche e per altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, con diminuzioni rispettivamente del 2,6% sul mercato interno, dell’1,6% nell’area euro e dell’1,8% nell’area non euro. Anche il settore della metallurgia e della fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, ha visto flessioni, con una diminuzione dell’1,2% sul mercato interno, del 3,4% nell’area euro e dell’1,6% nell’area non euro.
Gli aumenti tendenziali più significativi riguardano i prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,9% nell’area euro), altre industrie manifatturiere e la riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+3,9% nell’area non euro), e i computer, i prodotti di elettronica e ottica, e gli apparecchi elettromedicali, di misurazione e orologi (+3,7% nell’area euro). Sul mercato interno, la flessione dei prezzi della fornitura di energia elettrica e gas si riduce ulteriormente, scendendo al -3,8%, rispetto al -9,4% di giugno.
Nel settore delle costruzioni, a luglio 2024, i prezzi alla produzione per “Edifici residenziali e non residenziali” sono rimasti stabili su base mensile e sono diminuiti del 2,6% su base annua, rispetto al -1,6% di giugno. Per “Strade e Ferrovie”, i prezzi sono aumentati dello 0,3% congiunturalmente e sono diminuiti dell’1,5% tendenzialmente, rispetto al -1,2% del mese precedente.