Mutui garantiti dallo Stato per le famiglie con un reddito basso, così si può riassumere uno degli emendamenti alla Legge di Bilancio 2024 che il Governo sta valutando al momento.
La misura, come si legge nella relazione tecnica all’emendamento, “si pone nel complessivo disegno nazionale di sostegno alla famiglia ed incentiva, indirettamente, la natalità”. Per questo motivo l’accesso alla stessa è limitato al possesso di determinati requisiti.
Vediamo, nel dettaglio, quali e come funzionerebbe qualora dovesse passare.
Mutui per le famiglie a basso reddito garantiti dallo Stato: la proposta al vaglio
L’emendamento alla Legge di Bilancio 2024 sui mutui garantiti dallo Stato per le famiglie a basso reddito, di fatto, mira a superare il problema del diniego del mutuo “particolarmente frequente nelle ipotesi di famiglie numerose, in quanto gli algoritmi per la valutazione del merito creditizio utilizzati dalle banche penalizzano le famiglie con più figli, facendo diventare difficile l’accesso al mutuo per una famiglia numerosa”.
Rientrando tra le misure a sostegno della natalità e delle famiglie, quindi, l’accesso alla misura è determinato al possesso di determinati requisiti, ovvero:
- il prestito, per essere agevolato e garantito dallo Stato, deve essere richiesto da una famiglia numerosa, dove per “famiglia numerosa” si intende un nucleo composto da due genitori con almeno tre o più figli;
- il reddito complessivo dei richiedenti deve corrispondere a un Isee inferiore a 40 mila euro;
- il finanziamento richiesto deve essere mirato all’acquisto di una casa (non è stato ancora specificato se varrà solo per le abitazioni principali, ovvero per l’acquisto della cd. “prima casa”);
- la cifra richiesta in prestito è garantita dallo Stato se superiore all’80 per cento del valore dell’immobile e entro un limite massimo di 250 mila euro.
Le percentuali di garanzia, però, dovrebbero cambiare a seconda delle condizioni familiari. Ovvero, più sono i figli a carico e maggiore è la percentuale di cui lo Stato si farebbe garante.
Come funziona il mutuo prima casa per le famiglie a basso reddito
Se l’emendamento alla Legge di Bilancio dovesse passare così come presentato nella relazione tecnica, il mutuo prima casa per le famiglie con basso reddito verrebbe garantito dalla Consap, una società per azioni italiana controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nello specifico:
- una famiglia che ha tre figli e un Isee inferiore a 40 mila euro annui potrà ottenere una garanzia dell’80 per cento della quota capitale del mutuo se chiede in banca un finanziamento superiore all’80 per cento del valore dell’immobile;
- per una famiglia che ha invece 4 figli a carico e di età inferiore ai 21 anni, invece, la garanzia statale sale all’85 per cento fino ma solo se il reddito complessivo del nucleo familiare non è superiore a 45 mila euro;
- in caso, infine, di cinque o più figli, l’accesso al mutuo garantito è subordinato a un Isee inferiore a 50 mila euro e la garanzia pubblica arriverà fino al 90 per cento.
Agevolazioni specifiche, inoltre, sono al vaglio per quanto riguarda i tassi di interesse, che da tempo continuano a seguire un trend al rialzo. Con i mutui ormai insostenibili per molti, infatti, la garanzia dello Stato dovrebbe avere effetti anche nel calcolo degli interessi delle rate. Ovvero, l’emendamento prevede anche l’individuazione di precise categorie prioritarie (come gli under 36 per esempio) per le quali, in caso di richiesta di mutuo per acquisto di una nuova casa, sia prevista l’applicazione di un tasso effettivo globale non superiore al tasso effettivo globale medio (Tegm) pubblicato trimestralmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Una sorta di garanzia che ha come obiettivo quello di frenare gli interessi sui mutui, ma che comunque non fissa un tetto massimo fisso, poiché sarebbe legata sempre all’andamento dell’economia.
Va sempre ricordato e ribadito, in conclusione, che si tratta comunque di una proposta di modifica della Legge di Bilancio 2024, ancora nella fase di bozza (e quindi in revisione). Il testo definitivo, e quindi le disposizioni valide dal prossimo anno, saranno votate – come di consueto – entro la fine dell’anno. Per cui bisogna ancora attendere per avere notizie certe al riguardo.