Perché è il momento giusto per investire in Bitcoin

Con l'ingresso definitivo di Bitcoin nella finanza tradizionale, Morgan Stanley - tra le più autorevoli istituzioni finanziarie - consiglia un'allocazione nei portafogli d'investimento

Pubblicato:

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Negli ultimi anni il Bitcoin ha attraversato cicli di euforia, scetticismo e consolidamento. È stato definito una bolla, una rivoluzione, un asset rifugio e un rischio sistemico. Ma qualcosa è cambiato e, oggi, anche Wall Street ha deciso di suggerirlo come componente legittima dei portafogli d’investimento.

Il segnale più chiaro arriva da Morgan Stanley, una delle più antiche e autorevoli istituzioni finanziarie al mondo, che ha ufficialmente raccomandato ai propri clienti di allocare tra il 2% e il 4% del proprio portafoglio in criptovalute, con un’attenzione particolare proprio al Bitcoin, definito “un asset scarso, simile all’oro digitale”.

Perché investire in Bitcoin proprio adesso

La decisione di Morgan Stanley arriva in un contesto di mercato molto favorevole. Il Bitcoin ha toccato un nuovo massimo storico, raggiungendo 125.700 dollari durante la sessione asiatica del 6 ottobre, prima di assestarsi intorno ai 123.000 dollari. Si tratta dell’ottava giornata consecutiva di rialzo, in un trend sostenuto da forti afflussi nei fondi ETF spot, dal rafforzamento della narrativa del “bene rifugio” e da un dollaro in indebolimento a causa dei timori di un nuovo shutdown del governo statunitense.

Ma ci sono altre ragioni per cui oggi investire in Bitcoin può avere più senso che mai. Prima di tutto, istituzioni come Morgan Stanley (e, verosimilmente, a ruota di altri colossi come JPMorgan, BlackRock e Fidelity) stanno creando domanda strutturale, destinata a sostenere i prezzi nel lungo periodo.

Poi, a differenza dei cicli precedenti, il rialzo attuale è accompagnato da fondamentali solidi, le banche centrali accumulano riserve digitali e la volatilità si sta progressivamente riducendo. Infine, come l’oro, il Bitcoin è scarso per definizione (il numero massimo di unità in circolazione è fissato a 21 milioni), decentralizzato e resistente all’inflazione. Ma a differenza dell’oro, è trasferibile in pochi secondi, divisibile e verificabile digitalmente. E in un’epoca in cui gli investitori cercano alternative reali alla perdita di potere d’acquisto e alla volatilità dei mercati tradizionali, il Bitcoin appare sempre più come un hedge moderno contro l’incertezza.

La strategia raccomandata

Il documento pubblicato il 5 ottobre 2025 dal Global Investment Committee (GIC) di Morgan Stanley suggerisce ai portafogli “a crescita opportunistica” di includere fino al 4% di criptovalute, mentre a quelli “a crescita bilanciata” è consigliato fino al 2%. Solo i portafogli più conservativi, orientati alla preservazione del capitale, restano esclusi.

Da ottobre, quindi, i 16.000 consulenti finanziari della banca, che gestiscono oltre 2.000 miliardi di dollari di risparmi e ricchezza, potranno consigliare ai propri clienti una quota esplicita di esposizione verso Bitcoin e, in misura minore, verso altre criptovalute come Ethereum e Solana.

È una notizia enorme, come sottolineano gli esperti, perché è la fase di piena legittimazione delle criptovalute. Perché quando uno dei pilastri della finanza americana sdogana un asset fino a qualche tempo fa percepito come rischioso o marginale, il segnale è inequivocabile.

Sui social, parte della comunità crypto ha accolto la raccomandazione del 2-4% con ironia, definendola “troppo prudente” o addirittura “in ritardo di anni”. Eppure, proprio questa prudenza conferma che il Bitcoin sta diventando un asset maturo. La raccomandazione infatti punta a non cavalcare la speculazione, ma a una logica di diversificazione strategica.

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