Inflazione, è patrimoniale sui conti correnti: la cifra monstre

Il 6 per mille imposto da Amato ci costò 18 volte di meno: l'allarme lanciato dalla CGIA di Mestre.

Pubblicato: 11 Luglio 2022 13:43

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Redazione

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Una tassa della peggior specie, perché colpisce soprattutto chi ha meno. In talune condizioni gli effetti che sprigiona sono ancor più preoccupanti: stiamo parlando dell’inflazione che si “abbatte” come una patrimoniale sui conti correnti.

Inflazione, “tassa” sui conti correnti

In un momento di difficoltà come questo, le famiglie pensano di avere il proprio. “gruzzoletto” al sicuro; in realtà è un illusione monetaria, poiché una parte dei risparmi è destinata a “evaporare”. Di quanto? A fare i conti ci ha pensato l’Ufficio studi della CGIA. In termini puramente teorici, infatti, in questo ultimo anno l’aumento dell’inflazione è costato agli italiani oltre 92 miliardi di euro. Come è giunto a questo risultato? Tenendo conto che in questi ultimi 12 mesi il tasso di interesse applicato dagli istituti di credito sui depositi bancari si è aggirato attorno allo zero e l’inflazione, invece, è cresciuta dell’8 per cento , a risparmi invariati, che al 31 dicembre scorso ammontavano complessivamente a 1.152 miliardi, il caro vita ha eroso questi ultimi di 92,1 miliardi di euro.

Peggio del 6 per mille Amato

L’aspetto per certi versi singolare di tutta questa vicenda – spiegano gli artigiani mestrini – è che le persone faticano a cogliere e quantificare gli effetti negativi dell’inflazione sui risparmi. A distanza di 30 anni, ad esempio, tutti ricordano ancora con grande rabbia il prelievo straordinario del 6 per mille imposto dall’allora Governo Amato sui conti correnti degli italiani. Nell’estate del 1992, infatti, quella misura costò alle famiglie 5.250 miliardi di lire, ovvero 2,7 miliardi di euro. Rivalutando questo importo a maggio 2022, il prelievo sale a 5 miliardi di euro; praticamente un “sacrificio” economico 18 volte inferiore ai 92 miliardi stimati, in quest’ultimo anno, dall’Ufficio studi della CGIA

Lombardia, Lazio e Veneto le più penalizzate

A livello territoriale il costo più salato l’hanno pagato i risparmiatori delle regioni più ricche: in Lombardia la perdita di potere di acquisto è stata di 19,4 miliardi, nel Lazio di 9,3, in Veneto di 8,3 e in Emilia Romagna di 8,12 . Desta sicuramente molta sorpresa il risultato emerso dal confronto tra le macro aree geografiche del Paese. Se a Nordovest il “prelievo” è stato di ben 29,8 miliardi, nel Mezzogiorno invece ha raggiunto quota 22,8 miliardi; un dato, quest’ultimo, superiore ai 20,7 miliardi registrati nel Nordest e, ancor più, rispetto ai 18,8 miliardi riconducibili al Centro

Scivolando verso la stagflazione

Il pericolo che la nostra economia stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato. Quest’ultimo è un termine ai più sconosciuto, anche perché si manifesta raramente, ovvero quando ad una crescita economica molto bassa (se non addirittura negativa) si affianca un’inflazione molto elevata che provoca un aumento del tasso di disoccupazione. Un quadro economico che in tempi relativamente brevi potrebbe verificarsi anche in Italia. Con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe raggiungere a breve le due cifre.

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