Mentre le sanzioni si stringono a cappio intorno al collo di Vladimir Putin, ma con effetti che si vedranno nel medio termine e che non cambiano dunque il corso del confltto in atto, le diplomazie provano a trovare un punto d’incontro da cui partire per una vera trattativa che vada oltre gli sterili round negoziali visti in questi giorni in Bielorussia. A partire dal vertice previsto in Turchia fra i ministri degli esteri russo Lavrov e ucraino Kuleba, primo incontro ad alti livello fra i due paesi, con Erdogan chiamato ad una non facile opera di mediazione.
L’apertura di Zelensky il primo segnale
Ieri il presidente ucraino Zelensky aveva aperto il primo spiraglio ad un negoziato vero parlando espressamente di Donbass, Crimea e adesione alla Nato. Una mossa che è sembrata a molti osservatori un segno di debolezza, ma che ha reso comunque possibile stilare una lista di punti su cui discutere. E che la Russia accetterà probabilmente di discutere, perché con le città ucraine sotto assedio, Vladimir Putin è nella posizione di forza che cercava prima di sedersi ad un tavolo negoziale, e allo stesso tempo non può permettersi di prolungare oltremodo una presenza sul campo costosissima per l’asfittica economia russa, condannata al default da blocchi e sanzioni. E forse Zelensky, con questa mossa, punta anche a conservare il proprio ruolo di presidente rispetto all’obiettivo russo di rovesciarlo.
Il punto cruciale: la neutralità
Al centro della matassa, dunque, c’è la neutralità militare ucraina. Più importante ancora delle questioni territoriali su cui si dipana il conflitto. In questa prospettiva, Zelensky potrebbe conservare il proprio ruolo, in cambio l’Ucraina si impegnerebbe ad adottare la “neutralità perpetua”, modificando la Costituzione che dal 2019 prevede invece un progressivo avvicinamento all’Occidente ed al Patto Atlantico. Sul modello dell’Austria, più che quello finlandese.
Il modello austriaco
Se nelle scorse settimane si era parlato spesso di Finlandia, infatti, il modello cui punta Putin è quello austriaco. Perché la Finlandia è sempre stata neutrale rispetto ai due blocchi ma senza vincoli, ossia con la possibilità di scegliere di aderirvi in caso di necessità (ed ora Helsinki sta pensando seriamente di entrare nella Nato), mentre la neutralità austriaca è sancita dalla costituzione, così come i russi vorrebbero per l’Ucraina. Potrebbe essere questo il punto di partenza nel colloquio tra i ministri degli Esteri russo, Sergei Lavrov e quello ucraino, Dmytro Kuleba, fissato per domani, giovedì 10 marzo, ad Antalya, in Turchia.
A quel punto, Putin avrebbe ottenuto con la forza ciò a cui puntava: la smilitarizazione dell’Ucraina e la neutralizzazione del rischo di vederla aderire alla Nato. Magari con garanzie ben definite riguardo l’indipendenza del Donbass e della Crimea. E allora potrebbe anche decidere di alleggerire il peso del conflitto , che inizia ad essere difficilmente sostenibile anche per la stessa Russia. Ma siamo nel campo delle ipotesi future, e in guerra – si sa – gli scenari possono cambiare rapidamente. Specie quando dietro ad un conflitto locale aleggia lo spettro di una possibile terza guerra mondiale.