Un decennio di eccesso di offerta farà progressivamente scendere le quotazioni del petrolio, forse anche per questo motivo l’Opec continua la sua strategia di razionamento dell’offerta da parte del cartello dei maggiori produttori di greggio a livello mondiale. L’eccesso di offerta, rispetto ad una domanda che va riducendosi, è stato certificato anche dall’Agenzia internazionale dell’energia, nel suo report di medio lungo termine.
Effetto transizione sulla domanda
Le nuove prospettive a medio termine dell’Agenzia Internazionale dell’Energia prevedono mercati petroliferi ben riforniti fino al 2030, anche se l’attenzione costante alla sicurezza energetica rimarrà cruciale nella fase di transizione.
Si prevede, in particolare, che la crescita della domanda mondiale di petrolio rallenterà nei prossimi anni, in parallelo all’avanzamento della transizione energetica. Allo stesso tempo, la produzione globale di petrolio è destinata ad aumentare, allentando le tensioni sul mercato e spingendo la capacità inutilizzata verso livelli mai visti, fatta eccezione per la crisi vissuta nel periodo della pandemia di Covid.
“La crescita della domanda globale di petrolio sta rallentando e raggiungerà il suo picco entro il 2030. Quest’anno prevediamo che la domanda aumenterà di circa 1 milione di barili al giorno”, ha affermato il direttore esecutivo dell’AIE Fatih Birol, aggiungendo “le proiezioni di questo rapporto, basate sugli ultimi dati, mostrano un importante surplus di offerta emergente in questo decennio”.
I numeri del mercato petrolifero
L’ultima edizione del rapporto annuale dell’AIE evidenzia che la forte domanda da parte delle economie asiatiche in rapida crescita, in particolare la Cina e l’India, nonché dei settori aeronautico e petrolchimico, è destinata a far aumentare il consumo di petrolio nei prossimi anni. Questo aumento, tuttavia, sarà sempre più compensato da fattori quali l’aumento delle vendite di auto elettriche, il miglioramento dell’efficienza nei consumi dei veicoli convenzionali, il minor uso di petrolio per la produzione di elettricità in Medio Oriente ed i cambiamenti economici strutturali. Si prevede che la domanda di petrolio nelle economie avanzate continuerà il suo declino decennale, scendendo da quasi 46 milioni di barili al giorno nel 2023 a meno di 43 milioni di barili al giorno entro il 2030. Di conseguenza, il rapporto prevede che la domanda globale di petrolio, includendo i biocarburanti, si stabilizzerà vicino a 106 milioni di barili al giorno verso la fine di questo decennio dai circa 102 milioni di barili al giorno del 2023.
Parallelamente, si prevede che l’aumento della capacità di produzione globale, guidata dagli Stati Uniti e da altri produttori nelle Americhe, supererà la crescita della domanda da qui al 2030 attestandosi a quasi 114 milioni di barili al giorno (ben 8 milioni di barili al giorno in più rispetto alla domanda globale prevista). I produttori al di fuori dell’OPEC+ stanno guidando l’espansione della capacità produttiva globale per soddisfare il previsto aumento della domanda, rappresentando tre quarti dell’aumento previsto fino al 2030. I soli Stati Uniti sono pronti ad aggiungere 2,1 milioni di barili al giorno all’offerta non-OPEC+, mentre Argentina, Brasile, Canada e Guyana contribuiscono con ulteriori 2,7 milioni di barili al giorno.
Ciò si tradurrà in livelli di capacità inutilizzata mai visti prima, se non al culmine dei blocchi del Covid-19 nel 2020. La capacità inutilizzata a tali livelli potrebbe avere conseguenze significative per i mercati petroliferi, comprese le economie produttrici dell’OPEC plus, così come per l’industria dello shale statunitense.
L’andamento del prezzo del greggio
Sulle piazze internazionali di Londra e New York, un barile di petrolio oggi viene quotato 82,79 dollari per la qualità Brent del Mare del Nord e 78,64 dollari per la qualità West Texas Intermediate (o Light Sweet crude oil). Valutazione che sono sostanzialmente in linea con la strategia dell’Opec+ di stabilizzazione dell’offerta. A questo fine, il cartello ha di recente confermato i tagli produttivi supplementari annunciati lo scorso inverno e li ha estesi sino alla fine del 2025.
Da inizio anno, le quotazioni petrolifere sono aumentate – il Brent guadagna il 7,5% ed il Light Crude oltre il 10% – tenendo in considerazione la strategia di razionamento dell’Opec+, che comprende anche la Russia ed altri importanti produttori esterni al cartello. Il 2023 però è stato un anno di passione per il greggio, che aveva ceduto oltre il 10% del suo valore, posizionandosi ai minimi dal 2020.
I prezzi potrebbero scendere ancora se lo scenario delineato dall’AIE si verificherà nei prossimi 10 anni.