BTP: quali rischi e rendimenti e come conviene investire

La strategia di Moneyfarm per tenere in portafoglio i titoli di Stato italiani senza amplificare il rischio.

Pubblicato: 18 Ottobre 2023 09:35

QuiFinanza

Redazione

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In un contesto dove i tassi dei titoli di Stato a livello globale continuano ad aumentare, per effetto della politica dei tassi alti delle banche centrali, il rendimento dei BTP italiani a lungo termine è arrivato a sfiorare il 5%, battendo i suoi omologhi europei. E’ tornato ad aumentare anche lo Spread, che rappresenta l’extra rendimento richiesto dal mercato per acquistare i bond italiani invece di quelli tedeschi; il suo allargamento flette le preoccupazioni riguardo allo stato di salute dei conti pubblici italiani – l’enorme ammontare di debito e spesa cui l’Italia deve far fronte – che potrebbero tradursi in rischi concreti qualora la sfiducia si diffondesse sui mercati. Ma allora conviene o no acquistare i BTP? Una risposta arriva da Moneyfarm, che rivela la sua strategia di portafoglio.

Rendimenti elevati risvegliano l’appetito

Tassi sulla carta così promettenti – spiega Giorgio Broggi, Quantitative Analyst di Moneyfarm – stanno attirando l’interesse degli investitori italiani, come dimostra il fatto che il collocamento della seconda emissione del BTP Valore si sia concluso con una raccolta record di 17 miliardi di euro, di cui il 79% sottoscritto da investitori retail.

Tuttavia, insieme alle prime speculazioni sullo sforamento del tetto del deficit al 3%, cresce anche il rischio di un’inversione di rotta degli investitori istituzionali e di un conseguente ulteriore aumento dello spread.

Per il livello del debito e la fragilità politica degli ultimi anni, l’Italia soffre del cosiddetto “effetto stigma”: i mercati finanziari la percepiscono come maggiormente esposta al rischio e quindi sconta per prima, e in modo proporzionalmente più alto, i cambiamenti del sentiment degli investitori.

Ma quali rischi?

Negli ultimi mesi, a causa di un rallentamento generalizzato dell’economia mondiale – afferma l’esperto – la “fragilità” dell’Italia è tornata a pesare. Vengono individuati una serie di rischi. Il primo rischio riguarda la bassa crescita: le ultime previsioni hanno rivisto al ribasso la stima di crescita del Pil di quattro decimali per l’anno corrente e di due decimali per il 2024. Pil crescerà dello 0,7%, sia nel 2023 che nel 2024, con una revisione al ribasso di quattro decimali per l’anno corrente e di due decimali per il 2024 rispetto alle stime precedenti dell’FMI. Stime analoghe sono state formulate dall’OCSE. Numeri ben al di sotto di quelli contenuti nel Def presentato dal Tesoro a fine settembre. Un’ulteriore incognita potrebbe poi arrivare dalla Germania, dove la recessione potrebbe entrare nel vivo entro la fine dell’anno.

C’è poi la questione del debito: alla fine del 2019 il rapporto debito/Pil era al 134,8%; nel 2022, secondo la nota di aggiornamento al Def, si è attestato al 141,7%. Questo significa che, nonostante sia in calo rispetto ai picchi raggiunti nel 2020 e nel 2021, il debito pubblico italiano è comunque aumentato di quasi 7 punti di Pil. Il rapporto deficit/Pil ha sfiorato il 10% nel 2020, per poi scendere all’8% nel 2021 (anno di crescita positiva), e al 5,3% quest’anno. Le proiezioni dei prossimi anni, pur assumendo un costo del debito stabile, una crescita positiva e una stretta fiscale tale da riportare il deficit entro il 3% per il 2026, vedono infatti il rapporto debito/Pil scendere di un solo punto da qui al 2026.

Infine, un ulteriore elemento di instabilità è dato dal livello generale dei tassi di interesse globali. Le banche centrali potrebbero optare per mantenere i tassi di interesse più alti più a lungo e questo, per il Paese con lo spread più alto d’Europa, crea ulteriore pressione sul rendimento dei titoli di Stato, oltre a rendere più costoso e sostenibile il finanziamento del debito italiano.

Agenzie di rating in pre-allerta

Per il momento non siamo ancora arrivati al declassamento del debito italiano tra i titoli “spazzatura” ma il peggioramento della situazione dei conti pubblici potrebbe indurre le agenzie di rating a rivedere il loro outlook.

“Non riteniamo che l’Italia sia sull’orlo della bancarotta o del default, ma crediamo che i fattori di rischio qui discussi debbano essere presi in considerazione nel momento in cui si operano scelte d’investimento”, spiega l’analista di Moneyfarm, notando che “si tende a sottovalutare il fatto che i continui aumenti di rendimento determinano un calo di prezzo dei titoli di Stato già emessi, portando anche a perdite ingenti in conto capitale. Tali perdite possono non concretizzarsi se si tiene l’approccio del cassettista, vale a dire se si porta a scadenza l’investimento, ma vanno comunque opportunamente valutate”.

Come investire

L’imprevedibilità dello spread, a causa di fattori di rischio strutturali, si può quindi accompagnare a una volatilità piuttosto marcata del BTP, che può arrivare a perdere anche oltre il 10%, presentando un profilo di rischio superiore a emissioni comparabili”, afferma Broggi.

“Per un investitore che vive, lavora o percepisce reddito da pensione in Italia e magari ha una casa di proprietà in Italia, investire esclusivamente in BOT o BTP porterebbe a una fortissima concentrazione del rischio – sottolinea l’analista – Il Bot, che viene visto come alternativa di breve termine, presenta un rendimento a un anno ad oggi allineato a quello garantito da strumenti meno volatili (come gli investimenti nei mercati monetari); a differenza di questi ultimi, però, la singola emissione obbligazionaria reagisce negativamente a eventuali nuovi rialzi dei tassi”.

“In conclusione – afferma – se si è alla ricerca di un rendimento attraente con ottica di breve termine esistono oggi alternative a nostro parere meno rischiose, mentre se si vuole investire con obiettivi di lungo termine la diversificazione (sia per asset class, sia geografica) resta la via maestra“.

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