Italia: Prometeia alza stima PIL 2024 a +0,7% su effetto PNRR

La crescita si manterrà sotto l'1% anche nel prossimo paio d'anni anche se resterà più vigorosa del periodo pre-pandemia grazie a quattro punti di forza

Pubblicato: 27 Marzo 2024 13:50

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Redazione

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L’Italia crescerà dello 0,7% quest’anno, quasi il doppio di quanto si prevedesse a dicembre, quando le stime indicavano un PIL in aumento dello 0,4%. E’ quanto indicato da Prometeia, che tiene in considerazione anche la revisione al rialzo del PIL 2023 all’1% dallo 0,7% stimato dall’Istat a fine gennaio.

Il contributo degli investimenti negli ultimi quattro anni – si sottolinea – sostenuti da politiche fiscali, bonus edilizi e interventi del PNRR, è stato fondamentale per chiudere l’anno passato meglio del previsto, lasciando così al 2024 un “tesoretto” di crescita non marginale.

Previsioni positive anche oltre il 2024

Prometeia stima che la crescita del Pil tra il 2024 e il 2026 si assesterà su ritmi medi dello 0,8%, molto inferiori a quelli eccezionali degli ultimi anni ma superiori a quelli prima della pandemia. Il sostegno degli interventi del PNRR, pure nell’ipotesi di ridotta addizionalità rispetto alle stime iniziali del governo, ne è il fattore discriminante.

Tre fattori di crescita

Nei prossimi anni, lo scenario per l’economia italiana, al netto delle vicende internazionali, sarà segnato da tre fenomeni specifici. Il primo e fondamentale è l’attuazione del PNRR, che, nelle ipotesi di Prometeia, sosterrà gli investimenti per 22 miliardi di euro medi ogni anno.

Il secondo fattore è rappresentato dallo sgonfiamento della bolla negli investimenti residenziali, creata dai bonus edilizi e, in particolare, dal Superbonus 110%. Ridimensionamento inevitabile, se si pensa che il livello degli investimenti residenziali è passato da un valore medio di 69 miliardi di euro negli anni prima della pandemia a 110 miliardi nel 2022 e 2023. Prometeia prevede che gli investimenti residenziali si manterranno comunque superiori ai livelli prepandemia, anche per la necessità di adeguamento energetico degli edifici prescritto dalle norme europee approvate.

Il terzo fattore è legato alle scelte delle famiglie, che cercheranno di difendere i loro standard di consumo, pur sopportando l’impatto dell’inflazione sui redditi. Così facendo si posizioneranno su livelli di propensione al consumo elevati.

L’impatto della politica monetaria

Oltre al PNRR occorrerà tener conto di altri fattori che incideranno sull’economia, in particolare delle politiche delle banche c entrali, che da quest’anno avvieranno un percorso di normalizzazione.

In Europa, la domanda interna debole riduce il rischio di nuove spinte inflazionistiche e induce la BCE a iniziare a ridurre i tassi di policy a giugno ed effettuare entro dicembre quattro tagli, ognuno di 25 punti base, oltre all’annunciato riallineamento del tasso di rifinanziamento principale al tasso sulla remunerazione dei depositi a settembre, comunicato con il cambiamento del quadro operativo della politica monetaria.

Sul fronte Usa, la prevista decelerazione dei consumi privati contribuirà a ridurre lentamente anche l’inflazione e tale gradualità induce la Fed a posticipare a settembre la prima riduzione dei tassi di policy. La fase di riduzione dei tassi vedrebbe comunque tre tagli, ognuno di 25pb, entro dicembre di quest’anno e altri cinque tra il 2025 e il 2026.

Quali fattori guardare nel lungo periodo

Guardando più avanti sino al 2030, il rapporto Prometeia individua alcune tendenze di fondo, individuabili nelle “quattro D”: demografia, debito, digitalizzazione, decarbonizzazione.

Sul fronte della demografia, l’invecchiamento della popolazione provocherà un aumento della spesa pubblica dal 2025, soprattutto a causa delle pensioni e della sanità.

Le questioni demografiche si ricollegano anche al debito pubblico, arrivato al 137% del Pil, secondo in Europa solo a quello della Grecia, debito che continua a rappresentare uno dei maggiori fattori di debolezza per il nostro Paese e che peserà ncor di più cn il nuovo Patto di stabilità.

Sul fronte della digitalizzazione, il nostro Paese è già in una posizione arretrata, e lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale generativa potrebbe ulteriormente peggiorarla.

La seconda rivoluzione è invece quella della decarbonizzazione, che richiede investimenti ingenti. Il PNRR affronta il problema e vi dedica una parte dei fondi disponibili, potenziati nella revisione attuata, ma di certo non sufficienti per raggiungere gli obiettivi.

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